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Cosa c’è dietro l’ultimatum di Draghi

Di Francesco Bechis e Gianluca Zapponini

Con un Cdm d’urgenza a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Mario Draghi lancia un ultimatum ai partiti: se non si sblocca l’impasse sui balneari e il ddl Concorrenza, salta il Pnrr (e il governo). L’irritazione di Bruxelles: a rischio la tranche di dicembre. Girotto (M5S): non c’è ancora un punto di caduta accettabile

Questo governo è nato per attuare il Pnrr. E se non lo fa, non ha senso che stia in piedi. Ecco il senso dell’ultimatum recapitato ai partiti dal presidente del Consiglio Mario Draghi con un Cdm convocato d’urgenza a Palazzo Chigi e durato meno di mezz’ora.

L’impasse sul Ddl Concorrenza rischia di far saltare l’erogazione dei fondi europei per la ripresa. Il provvedimento è fermo da mesi nella Commissione Industria del Senato. Il primo nodo da sciogliere e con urgenza è la concessione per i balneari. A bloccarne l’approvazione in particolare l’emendamento all’articolo 2 sulle concessioni delle spiagge su cui non è stato ancora trovato un accordo politico.

Ma il tempo stringe: la Commissione Ue, spiegano fonti governative, segue quotidianamente la partita del ddl Concorrenza e ha manifestato segnali di irritazione per il pantano in cui è finito. Interpellato da Formiche.net in merito alla questione, il presidente della Commissione Industria del Senato, Gianni Girotto, ha spiegato come “per una volta si è fatta politica, i partiti si sono confrontati a lungo sui 21 articoli del ddl Concorrenza, nelle riunioni di maggioranza si stava nel merito”. Ma il pomo della discordia, su cui davvero si rischia di arrivare alla fiducia minacciata dal premier, rimangono i balneari. Lo conferma lo stesso senatore: “sulla questione balneari le distanze sono notevoli e non si è ancora arrivati a un punto di caduta accettabile per la maggioranza. Negli ultimi giorni relatori, partiti e governo si sono confrontati su tale punto ma senza arrivare all’intesa”.

Anche per questo Draghi ha deciso che sul provvedimento in aula sarà posta la questione di fiducia con una scadenza: il 31 maggio. La tabella di marcia europea è già finita fuori corsia. Lo stesso premier aveva garantito che il Ddl avrebbe dovuto avere il via libera di uno dei due rami del Parlamento entro aprile. Ballano intanto 200 miliardi di Pnrr. A rischio, se lo stallo dovesse continuare, è la tranche che la Commissione europea dovrà erogare a Roma a dicembre. Nel piano infatti è segnata in rosso la data del 31 dicembre del 2022 come termine ultimo per aver approvato, assieme alle altre riforme (formazione e scuole, parità di genere, incentivi alle imprese) la nuova legge sulla concorrenza.

Anche per la tranche di giugno però, spiegano fonti vicine a Palazzo Chigi, il tira e molla in corso sul provvedimento lancia “un pessimo segnale” in direzione Bruxelles. A far traboccare il vaso un comunicato congiunto di Lega e Forza Italia firmato dai rispettivi capigruppo a Palazzo Madama Massimiliano Romeo e Anna Maria Bernini in cui si chiedono “ulteriori approfondimenti sul tema delle concessioni balneari per arrivare a un testo condivisibile e quindi condiviso”. Nella mattina, dopo aver riferito in aula sulla crisi in Ucraina, Draghi si è trattenuto per questo con il capogruppo forzista alla Camera Paolo Barelli. Poi in serata il cdm convocato ad horas, con un aut-aut: così non si va avanti.

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