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Perché gli Usa aprono a Cuba e Venezuela

Il governo americano ha deciso di allentare le sanzioni nel settore energetico venezuelano per promuovere la ripresa del dialogo tra il regime e l’opposizione (e allargare il mercato petrolifero), mentre per i cubani saranno aumentati voli, permessi per ricongiungimento familiare e tetto delle rimesse. Gli effetti della scelta di Biden

Ci sono novità sul fronte latino-americano. Il governo degli Stati Uniti ha deciso di allentare alcune sanzioni nel settore energetico del Venezuela, con l’intenzione di incoraggiare la ripresa dei negoziati tra il regime di Nicolás Maduro e l’opposizione. Allo stesso tempo in questo modo aprirebbe la strada a un possibile scambio petrolifero.

L’emittente americana Cnn, citando alcune fonti della Casa Bianca, sostiene che il primo provvedimento permetterà alla compagnia petrolifera Chevron, l’ultima grande azienda degli Usa che opera in Venezuela, a trattare con la statale Pdvsa per poter continuare a lavorare.

L’amministrazione del presidente Joe Biden avrebbe offerto al regime di Maduro aiuto per aumentare la produzione di petrolio da destinare ai mercati internazionali e rendere così il mondo meno dipendente dalle forniture della Russia. La strategia, aggiunge la Cnn, sarebbe stata concordata con il leader dell’opposizione, Juan Guaidó, ma è comunque condizionata alla ripresa del dialogo con Maduro.

Questa ipotesi di apertura degli Usa nei confronti del Venezuela è sul tavolo da tempo. A marzo, una delegazione di alti funzionari statunitensi era volata a Caracas per incontrare Maduro. All’epoca si parlava di un interesse del governo americano di riprendere i rapporti con il regime venezuelano per la crisi del prezzo del petrolio. Tuttavia, il governo Usa ha smentito l’alleggerimento delle sanzioni, almeno in quel momento.

Juan Gonzalez, direttore del Consiglio di sicurezza con delega alle Americhe del governo americano, ha dichiarato che Washington è disponibile a ridurre le sanzioni nei confronti del Venezuela in caso di passi concreti che portino il Paese a elezioni libere: “Il caso del Venezuela è molto chiaro. Ridurremo le sanzioni subito dopo azioni e risultati concreti che portino il Venezuela a elezioni libere”.

E i primi passi sembrano fatti. L’opposizione venezuelana ha avviato “conversazioni formali” con il regime di Maduro per riattivare il tavolo dei negoziati in Messico. A confermarlo è la Piattaforma unitaria, coalizione delle forze di opposizione in Venezuela: “La delegazione della Piattaforma unitaria per la negoziazione tra venezuelani, nel rispetto del memorandum di intesa sottoscritto a Città del Messico il 13 agosto del 2021, informa i venezuelani e la comunità internazionale che ha dato inizio a conversazioni formali con la controparte, con il fine di ottenere la sua riattivazione”. Restano da confermare alcuni elementi e dettagli organizzativi per la ripresa di questo processo “che non si sarebbe dovuto sospendere”.

Ma la distensione delle sanzioni contro il Venezuela non sarebbe l’unico caso di queste ora. Gli Usa hanno scelto di allentare anche le restrizioni imposte contro il governo di Cuba, in risposta alla grave crisi umanitaria “senza precedenti” che attraversa l’isola. Il Dipartimento di Stato americano si è impegnato a facilitare i ricongiungimenti familiari e aumentare la capacità dei servizi consolari; espandere le autorizzazioni di viaggio per motivi di lavoro o educativi; aumentare il sostegno agli imprenditori cubani indipendenti. Ugualmente, il governo si è detto disposto a rimuovere il tetto di 1000 dollari alle rimesse degli immigrati cubani.

Per il ministero degli Esteri cubano è un “passo limitato nella direzione giusta”, ovvero, nella direzione opposta rispetto alle scelte fatte dall’ex presidente americano Donald Trump. “La decisione non modifica l’embargo – precisa il comunicato del governo cubano -. L’inclusione nell’elenco dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo, o la maggior parte delle misure coercitive di massima pressione imposte da Trump che colpiscono ancora il popolo cubano. Il contenuto dell’annuncio conferma che né gli obiettivi né i principali strumenti della politica degli Stati Uniti contro Cuba sono cambiati. Si tratta, tuttavia, di un passo limitato nella giusta direzione, una risposta alla denuncia del popolo e del governo cubani”.

A inizio mese, il consolato degli Stati Uniti a Cuba ha ripreso l’emissione di visti nell’isola, pratica interrotta a partire dal 2017, quando Trump decise di ritirare il personale dall’ambasciata a causa degli “attacchi sonori” contro il personale. La ripresa di queste attività arriva in un momento di forte aumento dei migranti cubani al confine tra Messico e Stati Uniti. Secondo i dati dell’Agenzia per la protezione delle dogane e dei confini (Cbp) degli Usa, a marzo sono stati fermati 221.303 migranti, rispetto ai 173.277 fermati nello stesso mese dello scorso anno.

La scelta di allentare le sanzioni contro Cuba e Venezuela è stata criticata da Mike Pompeo, ex segretario di Stato americano. In un tweet ha scritto: “Ora più soldi americani anche per i dittatori cubani? Il team Biden rende ricchi i mullah iraniani, Maduro e i suoi teppisti in Venezuela e ora i dittatori cubani e la loro gente povera. Questo è un male per i loro cittadini e un male per l’America”.

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