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Brasiliano? No, russo. Una spia beccata alla Corte penale internazionale

Le autorità olandesi hanno espulso un uomo addestrato dall’intelligence militare di Mosca che cercava informazioni sulle indagini della Corte su Georgia e Ucraina. Diffuso anche un suo resoconto della “leggenda”, tra cotte per le maestre e una storia familiare complicata

Un ufficiale dell’intelligence militare russa ha tentato di infiltrarsi presso la Corte penale internazionale dell’Aia, nei Paesi Bassi, presentandosi come cittadino brasiliano con l’obiettivo di cercare informazioni sulle indagini contro la Russia per i crimini di guerra commessi in Ucraina quest’anno e in Georgia nel 2008. Ma è stato rispedito in Brasile con il primo volo disponibile.

Lo ha comunicato l’intelligence olandese in una nota. L’uomo si è spacciato per Viktor Muller Ferreira (nato il 4 aprile 1989), arrivato all’aeroporto Schiphol di Amsterdam ad aprile per iniziare un tirocinio presso la Corte penale internazionale. Ma in realtà il suo vero nome è Sergey Vladimirovich Cherkasov (nato l’11 settembre 1985). Dietro la sua “leggenda” (la copertura) “nascondeva tutti i suoi legami con la Russia in generale e in particolare con il Gru”, cioè l’intelligence militare russa, hanno spiegato le autorità. È uno dei cosiddetti “illegali”, ufficiali a lungo formati dall’intelligence russa che si presentano come “stranieri” avendo così accesso a informazioni che sarebbero inaccessibili a un cittadino russo ed essendo difficili da scoprire. Anche l’Svr, cioè il servizio segreto russo per l’estero, si avvale di questo tipo di operativi in grado sia di recuperare informazioni, sia di muovere e reclutare risorse, sia di influenzare attività politiche e non solo.

La “leggenda” di Cherkasov era “ampia e complessa”, una di quelle che richiedono “generalmente anni per essere completate”, ha spiegato l’intelligence olandese. Che ha diffuso un documento che sembra essere stato scritto dalla stessa spia russa nel tentativo di memorizzare i dettagli della sua storia di copertura e che oggi rappresenta uno dei pochi esempi di come agiscono questi ufficiali. “Probabilmente creato intorno alla metà del 2010”, quattro pagine scritte in portoghese ma con diversi errori grammaticali, editate in alcuni passaggi dall’intelligence olandese, in cui l’uomo racconta anche una complicata storia familiare e dettagli banali su affitti in diverse città, cotte per le maestre e un locale notturno di musica a Brasilia. “Si è trattato di un’operazione a lungo termine e pluriennale del Gru che è costata molto tempo, energia e denaro”, ha dichiarato Erik Akerboom, capo dell’agenzia di intelligence olandese, alla Reuters.

Gli account dei social media a lui legati raccontano di studi presso le migliori istituzioni accademiche in Europa e negli Stati Uniti, tra cui la Johns Hopkins University School of Advanced International Studies di Washington, culla delle future élite della politica estera. Lo ha rivelato Bellingcat. Jill Rosen, direttore delle relazioni con i media della Johns Hopkins, ha dichiarato che dai registri risulta che un uomo con un nome di battesimo leggermente diverso, Victor Muller Ferreira, si è iscritto alla School of Advanced International Studies nel 2018 per conseguire un master. L’uomo si era specializzato in “politica estera americana”, ha detto Rosen, e si era laureato nella primavera del 2020 dopo due anni di studi a Washington. Dagli account social media è emerso anche che Cherkasov aveva conseguito una laurea al Trinity College di Dublino.

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