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Cosa prevede la nuova iniziativa commerciale Usa-Taiwan

Non è un accordo bilaterale ma può gettarne le fondamenta. Al centro dell’intesa ci sono le relazioni economiche e i valori condivisi. Un messaggio alla Cina, che intanto…

Non è l’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity, il nuovo meccanismo lanciato dal presidente statunitense Joe Biden nel recente viaggio in Asia per compensare il fallimento dell’accordo di libero scambio Trans-Pacific Partnership con i Paesi asiatici e anticipare l’offensiva diplomatica cinese nella regione. Non è neppure un accordo di libero scambio. Perché entrambe le cose avrebbero messo a rischio l’ambiguità strategica degli Stati Uniti con Taiwan. Ma Washington e Taipei hanno scelto di sottolineare il loro rapporto con la “U.S.-Taiwan Initiative on 21st-Century Trade”, annunciata oggi da Sarah Bianchi, vice rappresentante degli Stati Uniti per il commercio, e John Deng, ministro del governo taiwanese.

L’iniziativa, che non dovrà essere approvata dal Congresso di Washington poiché non prevede requisiti di accesso al mercato, è pensata per “sviluppare modalità concrete per approfondire le relazioni economiche e commerciali, promuovere priorità commerciali reciproche basate su valori condivisi e promuovere l’innovazione e la crescita economica inclusiva per i nostri lavoratori e le nostre imprese”, si legge in una nota. Tanti i temi al centro dei lavori, con la prima riunione che si terrà alla fine di giugno a Washington: commercio, pratiche normative, agricoltura, lotta alla corruzione, sostegno alle piccole e medie imprese, commercio digitale, politiche per i lavori, sostegno all’ambiente e all’azione per il clima, norme, imprese statali, politiche e pratiche anti-mercato.

I timori di alcuni degli altri 13 Paesi che hanno aderito all’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity hanno convinto gli Stati Uniti a evitare di estendere l’invito a Taiwan. Questa iniziativa potrebbe però gettare le basi per un accordo commerciale bilaterale a cui punta la presidente taiwanese Tsai Ing-wen, che due anni fa ha scommesso sui rapporti con gli Stati Uniti aprendo il mercato alla carne di maiale e a quella di manzo americane.

L’iniziativa è stata lanciata pochi giorni dopo l’atteso discorso con cui Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha presentato le politiche dell’amministrazione Biden verso la Cina. “Ci opponiamo a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo da entrambe le parti”, ha spiegato. “Non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan e ci aspettiamo che le differenze tra le due sponde dello Stretto vengano risolte con mezzi pacifici. Continuiamo ad avere un interesse costante per la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan”.

Se a queste dichiarazioni si aggiungono quelle sulla Cina “unico Paese che ha l’intenzione di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre più, il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo”, ecco che il messaggio statunitense a difesa di Taiwan dalle mire del leader cinese Xi Jinping prende forma.

La tensione su Taiwan è cresciuta negli ultimi giorni, dopo che il presidente statunitense Biden, da Tokyo, aveva espresso sostegno a difesa dell’isola nel caso di un attacco dalla Cina tracciando un parallelo con l’invasione russa dell’Ucraina. Adirata la risposta di Pechino, nonostante le rassicurazioni della Casa Bianca e dello stesso Biden che la politica di ambiguità strategica americana verso l’isola non era cambiata. “Di recente gli Stati Uniti hanno fatto mosse sulla questione di Taiwan, dicendo una cosa e facendone un’altra, e istigando il sostegno alle forze dell’indipendenza di Taiwan, che spingeranno Taiwan in una situazione pericolosa e ad affrontare gravi conseguenze”, si legge in una nota di Shi Yi, portavoce del comando orientale dell’Esercito popolare di liberazione cinese. Nello stesso comunicato vengono definite le esercitazioni militari nel mare e nello spazio aereo attorno a Taiwan condotte negli ultimi giorni come “un’azione necessaria” contro la collusione tra gli Stati Uniti e l’isola su cui Pechino rivendica la sovranità.

L’attacco potrebbe anche rientrare nei piani di Xi che a ottobre cercherà il terzo mandato alla guida del Partito comunista cinese. Stati Uniti e Taiwan stanno affrontando in queste settimane il tema delle lezioni militari appresa dall’invasione russa dell’Ucraina per rafforzare le difese dell’isola.

Ma Pechino può farcela? A questa domanda ha provato a rispondere la CNN. “Gli analisti dicono che la Cina ha più truppe, più missili e più navi di quante Taiwan o i suoi possibili alleati, come gli Stati Uniti o il Giappone, possano portare in battaglia”, scrive l’emittente. “Ciò significa che se la Cina è assolutamente determinata a conquistare l’isola, probabilmente può farlo. Ma c’è un problema: anche se la Cina potrebbe prevalere, qualsiasi vittoria avrebbe un prezzo altissimo sia per Pechino che per i suoi avversari”. Infatti, secondo diversi esperti, un’invasione di Taiwan sarebbe più pericolosa e complessa dello sbarco degli Alleati in Francia durante la Seconda guerra mondiale, costato secondo gli Stati Uniti circa mezzo milione di soldati in meno di tre mesi.

(Foto: Twitter @USTradeRep)


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