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Di Maio, l’Ucraina e le scelte irrimandabili

Una questione di tempo. Di fronte all’orrore della guerra russa e un posizionamento atlantico presidiato da Draghi, Di Maio ha preso una decisione irrevocabile. Pregi e rischi di una scissione in mezzo alla tempesta. Il corsivo di Joseph La Palombara

Ricapitoliamo i fatti degli ultimi giorni. Di fronte al Parlamento italiano Mario Draghi ha detto apertamente che l’assistenza militare all’Ucraina è parte integrante della politica estera italiana. Dopotutto l’Italia è un membro chiave della Nato e, come tale, ci si aspetta che segua la linea politica dell’alleanza. Sotto la guida di Draghi, l’Italia è stata un membro ferreo di quell’alleanza.

Non scopriamo oggi la natura irrazionale e orrenda dell’invasione militare russa in Ucraina: era chiaro mesi prima che avvenisse. Quando già il presidente americano Joe Biden, insieme ad altri leader europei, aveva messo in guardia il mondo. Da quando l’invasione è iniziata, la compattezza della Nato e il sostegno americano sono stati vitali per l’Ucraina.

Per Luigi Di Maio era solo questione di tempo: doveva dire le cose come stanno. È stato cauto abbastanza da non porre l’accento solo sulle forniture militari, ma ha chiarito una volta per tutte la sua natura di atlantista. Opporsi alla brutalità di Putin non era più una scelta, era un dovere.

La scissione di Di Maio e della sessantina di parlamentari in uscita dal Movimento Cinque Stelle è stata una mossa inevitabile di fronte ai dubbi e le resistenze di questo partito sulla politica estera italiana, l’invasione e la guerra russa in Ucraina.

Scelte non rimandabili: da tempo si sapeva che la via imboccata dal ministro degli Esteri avrebbe creato problemi e perfino una rottura tra i Cinque Stelle. Una via battuta e rivendicata a più riprese da Draghi, senza ambiguità. Sia in Europa, sia nelle altre sue missioni all’estero il premier ha dato prova di una leadership che ha incassato plauso unanime tra Washington e Bruxelles.

L’Italia non si farà intimidire da Putin. Chi in queste ore cerca lo scalpo di Di Maio forse ha valutato male le intenzioni del presidente russo. Putin sta seguendo istinti autolesionisti. Ha deciso di usare Gazprom, il gigante dell’energia russa, per chiudere i rubinetti energetici a Paesi come Germania e Italia. Per tutta risposta l’Italia tramite l’Eni ha firmato un accordo maxi con il Qatar.

Lo scisma politico in Italia deve nondimeno essere preso molto seriamente e letto alla luce di una prospettiva europea e possibilmente più ampia. L’instabilità può diventare una calamita per le ambizioni politiche illimitate di leader autoritari come Putin e Xi, oggi riuniti in un inedito asse di fronte alla guerra.


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