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Verdi di paura. Salta il ceo di Dws per accuse di greenwashing

Dws Group

Le autorità sospettano che il principale asset manager tedesco abbia gonfiato i numeri degli investimenti Esg. Sembra un trend comune nella finanza verde, che oggi vale 3 mila miliardi. E i grandi regolatori si apprestano a dare un giro di vite

A Francoforte cinquanta poliziotti hanno fatto irruzione negli uffici di Dws Group – l’asset manager più grande della Germania – per una perquisizione. Mercoledì mattina l’azienda ha annunciato le dimissioni dell’amministratore delegato, Asoka Wöhrmann, effettive dal 10 giugno. L’accusa nei suoi confronti (e in quelli dell’azienda) è di greenwashing, o aver mentito sulla quantità di asset impiegati secondo criteri Esg – ambiente, sostenibilità, governance.

Alla fonte di questa accusa c’è la ex chief sustainability officer di Dws, Desiree Fixler, diventata whistleblower in salsa verde. L’azienda aveva dichiarato nel rapporto annuale per il 2020 (uscito nel 2021) che oltre metà dei 900 miliardi di dollari sotto la sua gestione rispettavano i criteri Esg. Lo scorso agosto Fixler la accusò di aver gonfiato le cifre; Dws negò, ma poco dopo cambiò i criteri Esg di riferimento, e nel rapporto per il 2021 i miliardi Esg erano solo 115.

Nel frattempo si era già mossa la Securities and Exchange Commission (Sec) statunitense, che in seguito alle dichiarazioni di Fixler aveva aperto un’indagine su Dws. L’autorità finanziaria tedesca, BaFin, l’ha seguita a ruota. Il blitz di martedì a Francoforte è avvenuto su mandato dei funzionari BaFin, dei pubblici ministeri di Francoforte e della polizia federale.

Le dimissioni di Wöhrmann sono pessime notizie per Deutsche Bank, che controlla Dws con l’80% delle azioni e sta cercando di ripulire la propria immagine dopo anni di scandali e perdite miliardarie. Ma sono anche una parabola per il mondo della finanza “verde”, che negli ultimi anni ha raggiunto una capitalizzazione di mercato pari a quasi 3 mila miliardi di dollari, e su cui si stanno accendendo sempre più riflettori.

Secondo le analisi condotte da diverse agenzie di rating, nel settore c’è chi utilizza criteri Esg e metodi di misurazione completamente arbitrari. Il sospetto è che alcuni lo facciano per apparire più virtuosi e intercettare una parte del torrente di denaro impiegato per scopi sostenibili, senza impiegarli davvero in progetti benefici per il pianeta e la società. In una parola, greenwashing.

Con la crescita del settore Esg stanno crescendo anche le attenzioni regolatorie. L’Unione europea sta lavorando su una definizione legale di greenwashing per dare forza alle azioni di enforcement. Negli States, la Sec sta puntando ai fondi di investimento con attributi come “low carbon”, “Esg” o “sostenibile”: le regole in arrivo dovrebbero forzarli a rivelare più dettagli sulla loro commercializzazione, su come i fattori Esg sono incorporati negli investimenti e su come votano alle assemblee societarie, rivela il Financial Times.

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