Si è tenuto a Palermo l’evento di due giorni dell’Esa, “Visione condivisa per il futuro del trasporto spaziale in Europa”, che ha riunito i principali stakeholder del settore spaziale del Vecchio continente, dalla agenzie alle industrie, per condividere obiettivi e ragionare insieme sul futuro del trasporto in orbita. Questo avviene nel quadro della Visione 2030+ che vuole un’Europa più competitiva nel settore sul piano tecnologico e industriale
Tra la corsa allo spazio che procede a ritmi senza precedenti e le ripercussioni del conflitto in Ucraina, che hanno raggiunto anche le orbite, quale sarà il futuro del trasporto spaziale in Europa? Questa la riflessione al centro dell’evento “Visione condivisa per il futuro del trasporto spaziale in Europa” organizzato a Palermo dall’Agenzia spaziale europea (Esa). Sono stati più di cento i partecipanti alla due giorni di conferenze, dibattiti e tavole rotonde che ha spaziato dall’analizzare le prospettive future per le agenzie e le industrie del settore all’immaginare un miglior equilibrio tra concorrenza e cooperazione industriale. Dalle sfide tecnologiche a quelle dell’esplorazione spaziale, l’evento si inserisce in un quadro più ampio che vede l’Esa lavorare insieme alle agenzie spaziali e alle istituzioni per elaborare una proposta per una visione condivisa del futuro del trasporto spaziale del Vecchio continente. Tale proposta deve puntare a individuare quali sono le attività necessarie per liberare il potenziale tecnologico europeo e migliorare così il posizionamento del continente nella competizione mondiale.
Il futuro del trasporto spaziale
Al Vertice sullo spazio tenutosi a Tolosa a febbraio, all’Esa è stato affidato il mandato di affrontare, con un gruppo consultivo di alto livello, i potenziali benefici derivanti dall’esplorazione umana dello spazio. Secondo quanto ribadito dalla “Visone 2030+” dell’Esa, anche i servizi di trasporto spaziale umano possono diventare un’ulteriore dimensione da considerare all’interno di questo scenario. L’evento è stato pertanto un’occasione per condividere gli obiettivi e lavorare con le parti interessate a un’ulteriore elaborazione della Visione 2030+, in preparazione del Consiglio ministeriale dell’Esa di novembre. Un’opportunità per approfondire la visione dei principali stakeholder, dai rappresentanti delle agenzie, alle istituzioni, fino all’industria. Proprio mentre l’agenzia europea si prepara ad avviare le operazioni dei nuovi sistemi di lancio Vega-C e Ariane 6, si lavora nel frattempo a definire quello che sarà il futuro delle capacità di trasporto spaziale per il prossimo decennio del continente. Così da perseguire nella strada che vuole l’Europa all’avanguardia sul piano tecnologico e nel ruolo di concorrente globale e che vede nell’identificazione delle tecnologie critiche un passo fondamentale. È da più di un anno che si sta lavorando alla costruzione di una infrastruttura europea di trasporto spaziale. La fase successiva consisterà nel definire una tabella di marcia tecnologica che consenta di far fronte all’intensa concorrenza tecnica e commerciale proveniente da Stati Uniti, Cina, Russia e India.
Tra tecnologie e cambiamenti
“Anche l’Europa ha bisogno di avere la capacità di portare in modo autonomo l’essere umano nello spazio”. Così ha spiegato Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). Per il presidente, “abbiamo tutta la tecnologia per dotarci di un trasporto spaziale che ci permetterebbe di portare da un’orbita all’altra anche grandi infrastrutture, magari assemblate nell’orbita bassa con i nostri lanciatori, e poi trasferite in un’altra orbita con un altro sistema”. L’Esa, i suoi partner nazionali e le altre istituzioni che si affidano ai servizi spaziali potrebbero dover ridefinire i propri ruoli nei prossimi anni. Anche in seguito al cambiamento in atto con l’estromissione dei vettori russi Soyuz, che ha messo il continente di fronte alla necessità di diventare sempre più autonomo. Nel prossimo futuro potrebbero infatti esserci sempre più agenzie spaziali che passeranno dall’essere leader di progetto, a ricoprire il ruolo di facilitatori, imparando a lavorare con gli attori privati e i loro obiettivi, piuttosto che assumerli per svolgere una missione specifica. Questo ruolo può vedere le agenzie impegnate a ridurre il rischio di ambiziosi sforzi di sviluppo tecnologico per facilitare il passaggio dall’idea alla realtà. Le agenzie potrebbero anche dover agire come “clienti di riferimento” per assicurare un approvvigionamento coordinato di servizi finali, ad esempio garantendo un ordine minimo annuale.
La sinergia tra agenzie e industria
A Palermo si è discusso dunque anche della questione della concorrenza e della cooperazione tra attori istituzionali e del settore privato. Su questo tema si è espressa anche Morena Bernardini, vice-president Strategy and innovation di ArianeGroup, sottolineando due elementi fondamentali. In primo luogo “vogliamo in Europa una dispersione di sforzi e prove di concetto che sicuramente aiuteranno a raccogliere fondi, ma senza una visione solida e a lungo termine della strategia spaziale europea? Gli operatori del settore hanno capito il messaggio, ma ora dobbiamo fare attenzione che l’impulso a innovare e migliorare non diventi un modo per impoverire il nostro know-how spaziale”, ha avvertito Bernardini. In secondo luogo, invece, “quando guardiamo al New space nella sua sintesi, anche in quei Paesi come gli Stati Uniti dove questo è già una realtà, dobbiamo assolutamente guardare al modello a 360 gradi e questo è ciò che ci invito a fare collettivamente”, ha concluso la manager.
(Immagine: Esa)