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L’evoluzione accelerata del vaiolo delle scimmie. A che punto è il rischio epidemia?

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Uno studio portoghese ha analizzato la composizione genetica del virus. Mentre ci si aspetterebbe non più di 5-10 mutazioni aggiuntive, questa ricerca ne ha trovate 50. E c’è un tipo particolare che potrebbe essere stato introdotto da un meccanismo di difesa umana, aiutandolo ad adattarsi alla trasmissione

Mentre il mondo è ancora alle prese con la pandemia Covid-19, cominciano a preoccupare nuovi dati sul vaiolo delle scimmie. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine sostiene che il virus sembra essere mutato molto, ma molto di più rispetto a quanto si aspetterebbe la scienza normalmente.

Un gruppo di ricercatori portoghese ha studiato la composizione genetica del vaiolo delle scimmie su 15 sequenze. Nell’analisi sono state scoperte circa 50 variazioni genetiche del virus rispetto a quelle prelevate nel 2018 e nel 2019, quando il vaiolo delle scimmie era già in circolazione.

Per i ricercatori, il risultato dell’evoluzione del tasso di mutazione degli orthopoxvirus, di cui il vaiolo delle scimmie è un tipo, è tra 6 e 12 volte superiore rispetto alle stime precedenti. Queste significative variazioni genetiche potrebbero suggerire “un’evoluzione accelerata” del virus.

João Paulo Gomes, capo dell’Unità di genomica e bioinformatica dell’Istituto nazionale di salute in Portogallo, coautore della ricerca, ha spiegato a Newsweek che non è noto se le mutazioni abbiano contribuito a una maggiore trasmissibilità tra le persone. Si sa soltanto che queste 50 mutazioni aggiuntive sono piuttosto inaspettate.

“Considerando che questo virus del vaiolo delle scimmie del 2022 è probabilmente un discendente di quello dell’epidemia in Nigeria del 2017, ci si aspetterebbe non più di 5-10 mutazioni aggiuntive invece delle circa 50 mutazioni osservate – ha aggiunto Gomes -. Speriamo che ora gruppi specializzati eseguano esperimenti di laboratorio per capire se questo virus del 2022 ha aumentato la sua trasmissibilità”.

La ricerca sottolinea che i dati rilevati evidenziano un’evoluzione virale in corso e avvertono sul potenziale adattamento umano. Tuttavia, saranno necessari ulteriori studi per saperne di più sulle proteine, note per interagire con il sistema immunitario, e il loro ruolo nella diffusione del virus.

Un altro studio ha scoperto che la maggior parte delle mutazioni del vaiolo delle scimmie sono di un tipo particolare che potrebbe essere stato introdotto da un meccanismo di difesa umana denominato APOBEC3. Pam Vallely, professore di virologia medica all’Università di Manchester, ha spiegato che questo fattore introduce mutazioni nei virus per impedire loro di funzionare correttamente: “Tuttavia, in questo caso le mutazioni apparentemente non stanno rendendo il virus non vitale e potrebbero aiutarlo ad adattarsi alla trasmissione uomo-uomo. Questa è solo una teoria che si adatta alle prove attuali, e sarà necessario molto più lavoro per vedere se questo è ciò che sta realmente accadendo. Non credo che si possa dire che le mutazioni lo abbiano reso più contagioso, ma forse l’hanno reso più adatto agli esseri umani”.

I ricercatori sostengono che il sequenziamento del genoma virale del vaiolo delle scimmie potrebbe essere sufficientemente preciso per monitorare la diffusione dell’attuale focolaio e vedere come potrebbe cambiare la trasmissione, frenando la rischiosa diffusione.

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