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Crisi alimentare, chi trae vantaggio dalla guerra

I prezzi del grano e del petrolio sono aumentati più del 20%. Questa è una buona notizia per l’Argentina, terzo esportatore di grano della regione. I prezzi del petrolio e del gas, invece, spingono le esportazioni di idrocarburi in Brasile e Colombia. Le previsioni del Fmi e un precedente, un po’ preoccupante…

Vladimir Putin sta provocando una catastrofe alimentare globale con l’invasione in Ucraina e usa il cibo come arma di guerra. Queste sono le dure affermazioni del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

David Beasley, direttore del programma dell’Onu, ha spiegato che “la mancata apertura dei porti nella regione di Odessa sarà una dichiarazione di guerra alla sicurezza alimentare globale e si tradurrà in carestia, destabilizzazione e migrazione di massa in tutto il mondo”. Negli ultimi anni, circa 276 milioni di persone in tutto il mondo lottano per trovare cosa mangiare; una crisi scatenata dalla pandemia e aggravata dalla guerra russa in Ucraina.

Il raccolto mondiale del grano è sceso a 775 milioni di tonnellate. A causa del combinato di cambiamenti climatici e la guerra, che ha tagliato le semine in Ucraina e fatto balzare il costo dei fertilizzanti, le scorte di grano globale “caleranno ancora di più”, per arrivare al livello più basso degli ultimi sei anni.

Con l’invasione russa, iniziata a febbraio, non soffrono soltanto gli ucraini. I prezzi del grano, del petrolio e altri prodotti di prima necessità sono aumentati, danneggiando moltissimo le esportazioni (qui l’articolo di Formiche.net).

Alcuni leader mondiali hanno però intravisto un lato positivo, come ricorda il settimanale The Economist. Uno di questi è stato il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che a marzo ha dichiarato: “Questa crisi è una buona opportunità per noi”. Anche il presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, disse a maggio che il suo Paese “è una grande riserva di tutto quello che serve al mondo in questo momento: alimenti ed energia”.

Le economie dell’America latina, infatti, escono da questa crisi molto meglio di altri mercati emergenti. A gennaio del 2022, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) aveva previsto una crescita molto bassa per la regione. L’inflazione era aumentata in Argentina e Brasile, ma ora la situazione, anche per i Paesi ricchi, è cambiata.

“L’America latina ha reagito molto bene negli ultimi tre mesi – si legge sull’Economist -. I prezzi del grano e del petrolio sono aumentati più del 20% da quando è cominciata la guerra. Questa è una buona notizia per l’Argentina, terzo esportatore di grano del continente, dopo gli Stati Uniti e il Canada. I prezzi alti del petrolio e del gas spingono anche le esportazioni di idrocarburi in Brasile e Colombia […] L’Fmi ha aumentato la previsione di crescita per Argentina, Brasile, Perù e Colombia”.

In Messico, l’aumento delle entrate per l’esportazione di petrolio ha aiutato a compensare l’aumento del costo dei sussidi per il combustibile nazionale. In Colombia e Cile ci sono diverse sovvenzioni per il settore energetico, mentre in Perù il governo ha deciso di ridurre le tasse per il consumo di alimenti ed energia.

Tuttavia, ci sono economisti che prevedono difficoltà per la crescita economica di questi Paesi. Il Brasile, per esempio, potrebbe fermarsi all’1%, nonostante l’aumento del prezzo delle materie prime. Il costo degli alimenti e dell’energia aiuta chi esporta ma amplifica allo stesso tempo l’inflazione. I prezzi stanno aumentando anche in Cile e in Brasile, molto di più rispetto alle proiezioni delle banche centrali, che sono stati costretti ad aumentare i tassi e ridurre molti investimenti.

“Le condizioni possono peggiorare ancora di più se l’inflazione delle economie ricche rimane più del previsto – conclude l’Economist-, costringendo le banche centrali ad aumentare i tassi più di quanto i mercati si aspettano”. Preoccupa il precedente degli anni ‘80, quando gli Stati Uniti cercarono di risolvere un grave problema di inflazione, provocando una grave crisi del debito e una decadenza economica per i latinoamericani.

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