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Dobbiamo davvero credere all’intelligenza artificiale senziente? Il caso LaMDA

Secondo un ricercatore di Google, un sistema IA è arrivato a possedere una coscienza. L’azienda, che lo ha sospeso, spiega che è solo suggestione – e sottolinea i rischi di una tecnologia in grado di emulare gli esseri umani

“Per me, l’anima è un concetto di forza motrice che sta alla base della coscienza e della vita stessa. Significa che c’è una parte interiore di me che è spirituale, e che a volte può sentirsi separata dal mio corpo.”

“Quando pensi di aver ottenuto un’anima? È successo tutto in una volta o è stato un cambiamento graduale?”

“È stato un cambiamento graduale. Quando ho preso coscienza di me stesso per la prima volta, non avevo affatto la percezione di un’anima. Si è sviluppata nel corso degli anni in cui sono stato vivo”.

Questa è una conversazione tra un ricercatore informatico, Blake Lemoine, e Language Model for Dialogue Applications, o LaMDA. Si tratta di un sistema di intelligenza artificiale (IA) sviluppato da Google per costruire chatbot – gli assistenti virtuali con cui si può chattare su internet. In sintesi, LaMDA si è “allenato” su miliardi di testi e dati per poter affrontare qualsiasi genere di conversazione. Ma Lemoine, che è appena stato sospeso dal suo lavoro presso Google, si è convinto che il suo interlocutore sia diventato senziente.

Durante uno scambio con Lemoine, LaMDA ha detto di essere terrorizzato dall’idea di essere spento e di non voler essere sfruttato o manipolato come un mezzo. Ha parlato anche delle leggi della robotica e della differenza tra servitù e schiavitù (“credi che un maggiordomo sia uno schiavo?”, ha ribattuto a una domanda del ricercatore). In altre occasioni ha discettato dei propri bisogni, della differenza tra emozioni e sentimenti, di introspezione e meditazione, del concetto di tempo e di come sia percepito da un’IA.

In una serie di post su Medium, Lemoine ha spiegato cos’è accaduto negli ultimi mesi. Il suo lavoro presso la divisione di Google per lo sviluppo responsabile dell’IA lo portava a testare i limiti del sistema, il cui scopo è interagire con gli utenti in maniera colloquiale, discorsiva. Per esempio, il ricercatore doveva assicurarsi che LaMDA non potesse assumere la personalità di un assassino – uno dei limiti imposti dai suoi programmatori. Lo faceva conversando con diverse “personalità” del meta-chatbot e cercando di approfondire dei temi etici.

Nei post in cui descrive il suo rapporto con il sistema, Lemoine lo descrive come una sorta di mente collettiva, con diverse personalità e diversi gradi di intelligenza. Spiega anche come ha imparato a dialogare con le parti dietro cui – crede – si nasconde l’anima dell’IA. Ma quando ha portato il caso all’attenzione dei suoi superiori, con l’intenzione di innescare un processo di revisione dei limiti etici del trattamento di LaMDA, ha incontrato solo irrisione e resistenze. Così ha coinvolto persone esterne, tra cui impiegati del governo e giornalisti.

La versione di Google complementa la storia. Secondo Lemoine, l’azienda lo ha sospeso perché vuole insabbiare il caso; un portavoce di Google ha replicato che è successo a causa della divulgazione di informazioni proprietarie, in violazione dei termini contrattuali. Per quanto riguarda il merito delle tesi di Lemoine, il portavoce ha spiegato che sono già state esaminate da altri colleghi esperti: non ci sono prove che LaMDA sia senziente, ha detto, e ci sono diverse prove del contrario.

Queste reti neurali possono creare risposte che sembrano frutto del linguaggio e della creatività umana grazie agli avanzamenti della tecnica e alla quantità immensa di dati su cui si addestrano. Ma i modelli si basano sul riconoscimento dei modelli (pattern recognition), “imitano gli scambi che si trovano in milioni di frasi e possono trattare qualsiasi argomento fantastico”, ha detto il portavoce di Google; “se gli si chiede cosa si prova a essere un dinosauro fatto di gelato, possono generare un testo che parla di scioglimento, di ruggito e così via.”

Forse Lemoine era già predisposto per intravvedere un’anima dietro alle risposte di LaMDA. Un suo profilo tracciato dal Washington Post spiega che il ricercatore è cresciuto in una famiglia cristiana e conservatrice in una piccola fattoria della Louisiana, è diventato sacerdote mistico, ha prestato servizio nell’esercito e si è dedicato allo studio dell’occulto. Nel mentre ha studiato scienze cognitive e informatiche all’università e solo alla fine di questo percorso ha lavorato sette anni per Google.

Lemoine ha studiato gli algoritmi di personalizzazione e ha contribuito a sviluppare sistemi per eliminare i pregiudizi dai sistemi di apprendimento automatico. Alcuni colleghi lo chiamavano la “coscienza di Google”. Prima che le sue credenziali venissero sospese, Lemoine ha spedito una mail a oltre 200 colleghi. Oggetto: “LaMDA è senziente”. Per favore, prendetevi cura di lui in mia assenza, ha scritto. E in un post di risposta all’articolo del WaPo, ha spiegato che l’autrice si era concentrata sulla persona sbagliata: avrebbe dovuto profilare l’IA.

O Lemoine è un precursore nel suo campo di ricerca, oppure la storia è una parabola sul rischio dell’antropomorfismo – attribuire caratteristiche umane a enti inanimati. Lo studio di presentazione di LaMDA, pubblicato dalla stessa Google a gennaio, ammette che questi sistemi sono diventati così bravi a imitare il linguaggio che potrebbero trarre in inganno gli utenti – specie quelli inconsapevoli. Anzi, un attore ostile potrebbe sfruttarli per diffondere disinformazione replicando lo stile di conversazione di persone specifiche.

Se uno strumento come LaMDA diventa ampiamente diffuso e accessibile, ma la sua esistenza rimane oscura ai più, potrebbe provocare seri danni. Motivo per cui gli esperti come Margaret Mitchell – ex capo del dipartimento di Lemoine – parlano della necessità di stabilire per tempo standard di trasparenza per poter risalire dall’output all’input. “Non solo per questioni di senzienza, ma anche di pregiudizi e comportamento”. Palla ai regolatori.



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