Una grande Conferenza per il Mezzogiorno, come quelle tenute da An negli anni 2000 a Napoli e Reggio Calabria, da tenere a Bari sarebbe il modo migliore per rilanciare il vecchio connubio tra destra e sud del Paese. Il commento di Fabrizio Tatarella, vicepresidente Fondazione Tatarella
“Se il Polo si allarga, se la destra coniuga qualità e quantità, ragione e consenso, si può costruire la coalizione aperta e ariosa che vince”. Le recenti elezioni amministrative sembrano confermare, ancora una volta, la teoria vincente di Pinuccio Tatarella, precursore del centrodestra e padre della destra di governo.
In effetti, il centrodestra esce rafforzato in Italia, conquistando importanti città, la coalizione vince dove si presenta unita e la destra di Giorgia Meloni certifica il sorpasso sulla Lega di Matteo Salvini anche al Nord. Il centrodestra sembra destinato a vincere le imminenti elezioni politiche, ma persistono delle criticità che non possono essere ignorate. Proprio in Puglia, dove il centrodestra è nato, nella regione che era definita a partire dagli Anni’90 l’Emilia nera, il centrodestra continua a non vincere. A Bari, poi, dove Tatarella aveva portato la destra locale e pugliese a percentuali mai viste prima, la destra non sembra incidere da un punto di vista politico. Se non fosse per la destra culturale, dalle meritevoli scuole di formazione politica promosse dal Gruppo ECR di Fitto alle innumerevoli iniziative della Fondazione Tatarella custode di una grande storia, della gloriosa destra di Bari non vi sarebbe, praticamente, traccia.
Bene ha fatto Giorgia Meloni a svolgere la sua Conferenza programmatica a Milano, al fine di dimostrare che il suo partito può e deve ambire a rappresentare mondi che non hanno mai guardato a destra, a partire dal mondo produttivo settentrionale. La destra, però, ha da sempre nel Mezzogiorno il suo principale serbatoio di consensi, sin dagli anni ’50 con i primi sindaci missino monarchici, come a Bari e in numerose città del Sud, e con la stagione di AN, caratterizzata dalla conquista delle Regioni meridionali e, in Puglia, della totalità dei Comuni capoluogo e delle province.
Oggi, i dati del centrodestra in Puglia non sono esaltanti, inutile fingere di non vedere e chiudersi per paura di perdere i pochi posti che verranno attribuiti solo dai listini proporzionali, perché nei collegi è ipotizzabile, se il centrodestra non decide di puntare su personalità in grado di portare un valore aggiunto, un cappotto da parte del centrosinistra. Il limite è esattamente in questo atteggiamento rinunciatario, in quanto è proprio al Sud, in Puglia, che si gioca la partita del governo e della premiership di Giorgia Meloni. Se il centrodestra vincerà in tutti i collegi uninominali del Nord, per avere una stabile maggioranza di Governo serve riconquistare il Mezzogiorno, dove i 5Stelle hanno perso il loro consenso, aprendosi a tutto ciò che può essere alternativo alla sinistra. La riconferma del centrosinistra a Taranto era scontata, ma a destare preoccupazione sono le sconfitte di Bitonto, Molfetta e Terlizzi.
Per vincere in Puglia serve vincere a Bari diceva Tatarella. Come rilanciare la destra a Bari e in Puglia?
È indispensabile ripartire dalla forza di una identità storica chiara, unitamente ad una rinnovata capacità di interpretare e rappresentare tutto il popolo di centrodestra e gli elettori moderati e conservatori che nel tempo a Bari, in Puglia e nel Sud, hanno sempre premiato la destra. È fondamentale una nuova classe dirigente, territorialmente radicata e motivata, che abbia coraggio nel battersi a mani nude, senza potere contro un sistema spregiudicato di clientelismo che controlla tutto e tutti.
Una grande Conferenza per il Mezzogiorno, come quelle tenute da An negli anni 2000 a Napoli e Reggio Calabria, da tenere a Bari sarebbe il modo migliore per rilanciare il vecchio connubio tra destra e sud del Paese.
In sintesi, la destra, in questa fase storica, deve essere garante dell’interesse nazionale, parlando al Nord, senza dimenticare il Mezzogiorno, come da tradizione della destra a vocazione meridionale, per ricucire l’Italia, riducendo il gap tra Nord e Sud del Paese grazie ai fondi del PNNR. Se vuole, realmente, tornare a ricoprire responsabilità di governo, in questi pochi mesi che ci separano dalle elezioni politiche, la destra a Bari e nel Mezzogiorno non deve avere paura di aprirsi all’esterno, dialogando con tutte le categorie, per interpretare istanze post pandemia, svolgere un determinante ruolo culturale grazie al lavoro di Fondazioni, think thank, luoghi in cui elaborare programma di governo e selezionare attentamente la classe dirigente in modo meritocratico, guardando prima di tutto alle capacità.