Presentato in Senato l’ultimo numero di Healthcare policy “Chi ricerca trova” con la ministra dell’Università e della ricerca Messa, la senatrice Parente, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, e il il professor Guido Rasi, già presidente di Ema. A moderare l’evento la direttrice Flavia Giacobbe
Se la pandemia ci ha ricordato che l’innovazione è essenziale per affrontare le sfide sanitarie attuali e future – costruendo un’industria sanitaria europea competitiva a livello globale – ad oggi, in particolare con la creazione di Hera, l’Europa è più che mai determinata nell’implementare la sua capacità di innovazione.
La riforma del settore farmaceutico, annunciata a novembre 2020 dalla Commissione europea nella sua Strategia farmaceutica, ha lanciato l’ambizioso obiettivo di sostenere con maggiori risorse la portata di innovatività dell’industria. Senza dubbio, è dalla ricerca che tutto prende piede, e solo il sostegno alla ricerca può determinare un cambio di rotta significativo per l’industria farmaceutica italiana.
Avendo come focus specifico le policy europee del settore salute, la rivista Healthcare policy ha organizzato un momento di riflessione proprio sulla ricerca, che ha avuto luogo oggi, 6 giugno, presso la sala Zuccari del Senato della Repubblica, in occasione della presentazione del numero di febbraio, destinato a questo tema e intitolato: “Chi Ricerca trova.”
Ospiti dell’evento sono stati la ministra dell’Università e della ricerca Maria Cristina Messa, il professor Guido Rasi, già presidente di Ema, e la senatrice Annamaria Parente, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato.
“Sebbene la frammentazione sia uno dei problemi principali della ricerca italiana”, ha affermato Rasi, “la mancanza di internazionalizzazione e il mancato adeguamento alla normativa europea sulle sperimentazioni cliniche rappresentano la maggior debolezza del sistema ricerca. L’accademia italiana soffre di una mentalità segnata dal provincialismo locale. A questo si aggiunge il fatto che l’Italia, in otto anni, non è riuscita ad adeguarsi alla normativa europea sulla ricerca clinica e questo – ha detto Rasi – ci taglia fuori dalla grande ricerca europea”.
“Negli anni passati ho lanciato appelli senza ricevere risposta”, ha concluso, “sono contento di vedere ora un’attenzione diversa”. Attenzione che si è palesata nell’intervento della ministra.
“Le regole sulla ricerca applicata, soprattutto in campo sanitario vanno riviste e devono cambiare”, ha detto infatti Messa, “non bastano i finanziamenti. Se non siamo rapidi rischiamo di non avere un risultato valido e soprattutto stabile per gli investimenti che stiamo facendo. E il risultato non è affatto secondario in tema sanitario. È molto importante lavorare velocemente sulle riforme che rendano il passaggio ricerca-applicazione-industria più lineare, perché abbiamo forse reso questa alleanza un po’ artificiosa e inutilmente complicata”.
Mai come in questo preciso momento storico, è forte la consapevolezza che valorizzare la ricerca e l’innovazione sia lo snodo cruciale per assicurare all’Italia modelli di tutela sanitaria adeguati agli standard contemporanei, in termini di tecnologia, di cura del paziente, di coinvolgimento di tutti gli attori del sistema – dai medici, al personale sanitario, alle strutture pubbliche e private, alle imprese.
“Stiamo cambiando alcuni aspetti, come le regole sulla proprietà intellettuale – ha ricordato la ministra – infatti, è uno degli aspetti fondamentali della collaborazione pubblico-privato; nel nostro settore, per i centri di ricerca abbiamo messo a punto una serie di decreti che favoriscano la mobilità dei ricercatori tra impresa e università, e che rappresenta un potenziale nuovo di conoscenza e di contatto tra professionisti e imprese.”
“Bisogna lavorare sugli aspetti culturali e il modo più importante per farlo è far parlare le persone, permettere di fare esperienze diverse e di capire le differenze tra i due mondi. Se non rendiamo più attrattiva e più semplice la sperimentazione clinica, la fase di ricerca delle imprese, le imprese italiane continueranno a fare ricerca all’estero e i nostri ricercatori continueranno ad andare all’estero a fare ricerca”, ha concluso.
“La ricerca e la produzione farmaceutica vanno considerate alla stessa stregua della difesa di un Paese. Ce lo ha dimostrato una pandemia dove all’inizio abbiamo combattuto a mani nude”, ha ricordato la senatrice Parente.
“All’Italia serve una politica industriale che consideri la ricerca farmaceutica come una leva del Paese. Farlo significa sostenere l’intera filiera, che parte dai laboratori, passa dalla produzione industriale e arriva al sostegno dei professionisti che lavorano nel settore”, ha poi concluso la presidente della commissione Igiene e Sanità. “Il Pnrr può essere un cammino che rende strutturali alcune lezioni e conquiste apprese. Tra cui l’urgenza di colmare lo iato che esiste tra ricerca, produzione industriale e arrivo dei farmaci ai pazienti.”
L’incontro è stato moderato dalla direttrice di Healthcare policy, Flavia Giacobbe, e ha visto la partecipazione attenta di numerosi professionisti del settore.