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Sostenibilità e nuove tendenze. Il futuro della mobilità urbana

Di Marcovalerio Pozzato e Mario Lobello

Tra i tanti stravolgimenti, il covid ha messo alla prova anche il trasporto pubblico locale. Qualche esempio virtuoso per il futuro c’è, basta cercarlo. L’intervento di Mario Lo Bello, dirigente, direttore amministrativo Ferrovia Circumetnea, e Marcovalerio Pozzato, magistrato della Corte dei conti, presidente del Collegio revisori Ferrovia Circumetnea

Il trasporto pubblico locale (TPL) è strumento essenziale, approntato dalle amministrazioni pubbliche al fine di garantire la mobilità delle persone. La diffusione legata ai servizi è strettamente correlata allo svolgimento delle attività quotidiane (la fondamentale libertà di circolazione a sua volta implementa la possibilità di praticare le ordinarie attività organizzate e individuali, nel quadro del processo produttivo e di lavoro, di studio e di svago). Il trasporto pubblico, di conseguenza, legato concretamente all’esplicazione delle libertà costituzionali, svolge altresì un ruolo fondamentale nel quadro dello sviluppo economico e della “connettività” dei territori.

Nel corso della crisi pandemica legata ai noti eventi relativi alla prevenzione del contagio da Covid-19, sono state introdotte numerose disposizioni a sostegno di un settore che, nell’affiancarsi in via alternativa al trasporto privato, è legato a specifici vantaggi nel quadro della sicurezza, delle condizioni di vivibilità nei centri urbani, con significative ricadute per quanto concerne la salute e l’ambiente, comportando un importante abbattimento dell’inquinamento atmosferico e acustico e della congestione stradale. Da ultimo, un quadro di proficua organizzazione del TPL si salda a definiti benefici socio- economici, in particolare in termini di creazione di posti di lavoro e di sviluppo in generale dell’economia.

In questa sede vorremo porre alcune riflessioni in tema di mobilità nell’”era Covid”, con riferimento alla sostenibilità e alle nuove tendenze del trasporto pubblico locale. Un particolare riferimento verrà svolto nei confronti di un’iniziativa locale (Catania), legata al progetto “Catania Tu Go”.

Vogliamo anzitutto partire dai rilievi da ultimo espressi dall’Associazione Italiana Trasporti (ASSTRA) qualche giorno orsono (fonte: Next Generation Mobility – Position Paper). In questo quadro, occorre avvedersi che al momento (catalogato “post-Covid”), gli utenti dell’auto privata manifestano un’accentuata propensione ad utilizzare la stessa modalità di trasporto della fase pre-pandemica (84%), evidenziando un dato quasi doppio rispetto alle percentuali di risposta degli utilizzatori del trasporto pubblico locale (43%). In un quadro di progressivo recupero della mobilità a partire dal secondo trimestre 2021, gli spostamenti presso hub della mobilità collettiva (stazioni ferroviarie, della metropolitana e degli autobus) permangono ridotti rispetto alla fase precedente la pandemia, attestandosi ad ottobre 2021 ancora a circa il 10-20% in meno a confronto con il periodo di riferimento.

Sul versante delle aziende TPL l’emergenza pandemica ha imposto un radicale ripensamento dell’offerta dei servizi tenendo conto di una situazione in rapida evoluzione, in un contesto di rispetto di diversi standard incentrati sulla sicurezza e sul contenimento del contagio.

In questo mutato scenario il servizio di trasporto ha segnato l’esigenza di predisporre turni straordinari per la forza lavoro in servizio, con maggiore frequenza di mezzi e ridotta capienza, al fine di garantire il c.d. “distanziamento sociale”, fondato un tasso di occupazione dei posti disponibili situato tra il 50% e l’80% della capienza massima, in rapporto all’andamento settimanale dei contagi nelle diverse Regioni.
Esigenza primaria era costituita dall’evitare il congestionamento delle presenze legate agli orari di punta.

I dati posti a disposizione dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili evidenziano che nel primo semestre 2021 i servizi aggiuntivi offerti lungo le tratte sottoposte a maggiore intensità di domanda hanno fatto registrare un incremento medio del 4,2% dell’offerta di trasporto su base giornaliera (+10% dei servizi negli orari di punta sui treni e +15%/+20% sui mezzi del TPL), mentre i servizi aggiuntivi per l’autunno 2021 sono stati pari a 3,4 volte quelli messi in campo a settembre 2020 (da 13,2 a 44,4 milioni di vetture-km aggiuntivi messe a disposizione).

Nelle fasi più critiche dell’emergenza (i c.d. periodi di lockdown) il trasporto pubblico si è ridotto di oltre il 90% rispetto ai valori normali (con decremento media della domanda, nel periodo marzo-dicembre 2020, pari al 68% e una perdita media giornaliera di 10,9 milioni di passeggeri). La contrazione della domanda del servizio pubblico di trasporto si è attestata anche per il 2021 su livelli molto significativi, con perdite dei ricavi da traffico comprese tra il 40% e il 50% rispetto al periodo pre-covid, in un contesto di disponibilità di servizi sostanzialmente essere comparabili con i livelli pre-pandemici.

Il crollo dei ricavi da biglietti e abbonamenti (stimata per il 2021 in circa 2 miliardi di euro in meno) hanno pesantemente inciso sulle aziende TPL; sono seguite specifiche azioni ministeriali di riequilibrio economico, indirizzate a neutralizzare le perdite economiche e rendere possibili gli obbligatori interventi di sanificazione e di rispetto del distanziamento sociale a bordo dei mezzi. In un quadro di possibile ripresa economica (peraltro segnata dall’imprevedibile scoppio delle ostilità in Ucraina) dovrà essere conseguentemente ripensata la mobilità pubblica, sulla base di strategie aziendali che si pongano in armonia con le nuove esigenze della cittadinanza e dei soggetti produttivi.

Il concetto di trasporto locale si ricollega e in maniera forte con il ripensamento degli spazi urbani, ricollocando le persone (i cittadini) “al centro”. Tale nuova idea (basata su un tempo di percorrenza casa-servizi ricompreso entro 15 minuti; si veda l’esempio di Parigi) si riconnette e scelte di pianificazione e progettazione su scala urbana, con riferimento, ad esempio, alla creazione di hub intermodali (si pensi, nel documento “Next Generation Mobility” ASSTRA di riferimento, a stalli per biciclette o mezzi di micro-mobilità, parcheggi per auto elettriche e colonnine di ricarica) e allo sviluppo di nuove soluzioni per i servizi di trasporto delle persone e ripensando anche la logistica urbana.

Lo scenario è quello di una “Mobility as a Common”, intesa come fattore che definisce la qualità della vita nonché bene necessario per i cittadini, da qualificare come essenziale per la collettività. Il medesimo concetto è al centro di un’idea legata a scelte di mezzi di spostamento più sostenibili, nel quadro di una precisa responsabilità di ciascun cittadino rispetto alla propria comunità di riferimento, beneficiaria di comportamenti pienamente allineati alla dimensione ambientale e sociale.

In questa nuova prospettiva, viene a sfumare la separazione funzionale delle diverse zone urbane (dove abitare, lavorare, divertirsi, spostarsi), in cui le modalità di trasporto (gomma e strada ferrata) erano coerenti a una logica di pendolarismo interno. La nuova visione, che parte dall’architettura contemporanea e si declina coerentemente nel settore della mobilità e dei trasporti, va a centrarsi sulla dimensione di prossimità.

Un esempio di integrazione multimodale in grandi ambiti urbani è offerto da Greater Sydney, secondo un modello basato sulll’idea “30 minute city”. Lo “spazio urbano di prossimità” si declina attraverso quartieri “car-free” o con limitazioni all’accesso, cui si deve affiancare una adeguata rete di servizi trasportici e una previsione di incentivi per la c.d. “Sweet Mobility” (es. monopattino e propulsione alternativa).
La riqualificazione della mobilità è declinata secondo lo “ASIP approach: Sustainable Urban Transport”, sviluppato nei primi anni novanta in Germania e menzionato nel 1994 nel report dell’inchiesta parlamentare del Parlamento tedesco. L’acronimo, trasportato in lingua inglese, vale a definire le seguenti idee di fondo: Avoid (evitare), evitare o ridurre l’uso del trasporto privatomotorizzato, laddove non sia necessario; Shift (spostare), modificare le scelte favorendo l’orientamento verso il trasporto collettivo, promuovendo modalità sostenibili; Improve (migliorare), ottimizzare l’efficienza dei veicoli, affinché siano energicamente efficienti e a basse emissioni inquinanti; Pay (adozione di meccanismi di compensazione), disincentivare o vietare l’uso di mezzi di trasporto privati alimentati a fonti fossili nelle zone centrali (ad esempio, attraverso l’introduzione di meccanismi di road pricing per l’ingresso delle autovetture nelle aree urbane centrali) per raggiungere l’obiettivo di una mobilità urbana “a zero emissioni”, reinvestendo le risorse raccolte nei servizi e nella rete infrastrutturale del TPL.

Vogliamo quindi passare dalle grandi esperienze mondiali ad approcci innovativi sul nostro territorio nazionale. In tal senso, risulta fondamentale accrescere l’appeal del trasporto pubblico, puntando su interventi mirati che riescano ad aumentare l’aspirazione dei cittadini delle grandi aree urbane di favorire una mobilità sostenibile attraverso l’utilizzo diffuso di mezzi pubblici, in alternativa a quelli privati.

Da questo presupposto è nata l’iniziativa “Catania TU-GO”, promossa e concepita di recente dal Comune di Catania con il coinvolgimento di AMTS e FCE, attori principali del trasporto pubblico urbano dell’area metropolitana Etnea. Catania TU-GO ha introdotto, di fatto, già a partire dal mese di Maggio 2022, un abbonamento integrato per i mezzi pubblici Metro e Bus, con un importante meccanismo di incentivazione, reso possibile grazie all’utilizzo delle risorse comunitarie che l’Amministrazione Comunale ha indirizzato a questo scopo.

Il Comune di Catania ha deliberato gli interventi da realizzare attraverso le risorse comunitarie del REACT-EU negli ambiti della transizione verde ed ecologica, della mobilità sostenibile e dell’inclusione sociale, sommando a questi i fondi del PON METRO: la somma complessiva di 7 milioni e mezzo di euro ha finanziato un primo importante lotto di abbonamenti integrati AMTS/FCE, circa 5800, abbattendo del 95% il costo: dai 520 euro di valore totale ad appena 20 euro l’anno per singolo utente, con il contestuale utilizzo dei parcheggi scambiatori, nell’ottica della mobilità integrata e con l’obiettivo di ridurre sensibilmente l’utilizzo dell’auto privata per muoversi in Città.

Un significativo cambiamento per i cittadini di Catania poter prendere il bus e la metropolitana a costi irrisori, integrando servizi di sosta e trasporto come avviene in altre grandi città italiane ed europee: una scelta strategica, moderna e nella direzione della riduzione delle emissioni in atmosfera e che viene incontro ai cittadini anche sotto il profilo economico. Iniziative di questo tipo rappresentano certamente un cambio di passo culturale, volto a disincentivare l’utilizzo del mezzo privato a favore del trasporto pubblico e della migliore vivibilità degli spazi urbani.

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