Nessun dubbio: in Italia esiste una Russian connection. Ma è meno forte di quanto pensi Salvini. Un consiglio al leader della Lega: alle urne la strategia potrebbe non pagare. Il commento di Joseph La Palombara (Yale)
La guerra in Ucraina ha ormai superato i cento giorni, e Vladimir Putin deve ancora rendersi conto dell’impatto di quel che, all’inizio, sperava fosse un gioco da ragazzi. Anche nelle regioni che si immaginavano filorusse, nel Donbas, le truppe di Mosca hanno incontrato una resistenza ucraina al di là di ogni aspettativa.
Preso atto della relativa debacle di Putin, viene oggi da chiedersi cosa mai possa fare di utile a Mosca Matteo Salvini. A parte compiangere le migliaia di truppe russe che sono state inutilmente uccise o ferite, dubito che il senatore e leader della Lega possa far compiere al governo russo passi significativi verso un cessate-il-fuoco o un accordo di qualunque tipo.
Si fa strada allora un sospetto: che Salvini parli in questo modo per portare dalla sua parte i presunti milioni di filorussi tra gli elettori italiani. E questo sospetto da solo merita un commento. Non è certo un mistero che in Italia ci sia un sentiment filorusso. Come in altri Paesi europei e occidentali, la cultura russa, in particolare quella descritta da autori come Tolstoy e pittori come Kandinsky, ha ricevuto e riceve lodi in abbondanza nei circoli intellettuali italiani.
E tuttavia anche solo pensare che gli italiani giustifichino, o capiscano, o ritengano giusta l’invasione russa dell’Ucraina è un insulto a questo popolo. Da cittadini del mondo – e soprattutto da cittadini europei – una buona parte degli italiani condanna e ritiene abominevole cosa Putin ha messo in moto per soddisfare le sue ambizioni.
C’è chi sostiene che la straordinaria forza del vecchio Partito comunista italiano sia stata di per sé la prova di una forte vena filorussa in Italia che oggi continua a pulsare. Ma a ben pensare è probabile che anche chi un tempo ha dichiarato amore alla Russia sovietica e staliniana sia stato costretto a ripensarci dopo aver visto l’invasione dell’Ucraina e la tragedia umanitaria che sta scatenando.
È dunque realistico ritenere, o almeno immaginare, che oggi ci siano meno, non più italiani pronti a sostenere l’espansionismo russo cui Putin vuole ridare forma. Dichiarare che i filorussi italiani sono più oggi di ieri non è soltanto un errore. È quel tipo di considerazione e analisi che tutti, a partire dagli italiani, trovano inutile.
Ovviamente Salvini è libero di viaggiare dove più gli pare e piace, Mosca inclusa. E però, sebbene questo sia un suo diritto inviolabile in una società democratica, sarebbe consigliabile cautela: non sarei così sicuro che una grande fetta di italiani, più ancora che in passato, sia pronta a seguirlo allineandosi alla Russia e alle richieste di Putin. Di fronte alla miseria e i danni che quell’uomo ha scatenato, non c’è convinto elettore del Pci che tenga.