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Siccità, cosa fare per sopravvivere e aumentare la produttività

La bassa produttività limita l’accesso a una dieta sana e equilibrata, impatta negativamente sulla sostenibilità dei processi produttivi, e destabilizza il sistema socio economico. È urgente contrastare quei fattori, come siccità e deforestazione, che frenano l’aumento della produttività

Cresce la popolazione e aumenta la domanda di cibo, ma diminuisce la produttività, e aumentano i prezzi. Dovrebbe essere il contrario. A rallentare la produzione sono diversi fattori, anche climatici, tra cui la siccità che sta sconvolgendo molte regioni della terra, anche l’Italia.

Le politiche per mitigare la portata dei cambiamenti climatici rischiano di essere costose e poco efficaci se non sono accompagnate da investimenti per l’innovazione tecnologica e dei processi produttivi.

La bassa produttività limita l’accesso a una dieta sana e equilibrata, impatta negativamente sulla sostenibilità dei processi produttivi, e destabilizza il sistema socio economico. È urgente contrastare quei fattori, come siccità e deforestazione, che frenano l’aumento della produttività.

La Niña perdura per il terzo anno consecutivo e durerà fino ad agosto (US Climate Prediction Center). Secondo alcune analisi potrebbe prostrarsi addirittura fino al 2023.
Causa lunghi periodi di forte siccità lungo le coste americane del Pacifico, Argentina, Brasile, Messico, e Sud degli USA. Al contrario scarica violenti temporali sull’Australia e l’Indonesia.
Il Niño è il fenomeno opposto: porta siccità in Australia e Indonesia (causando incendi e deforestazione, con la conseguente drammatica perdita di biodiversità).
Gli effetti di questi due fenomeni meteorologici si estendono a tutto il globo, causando lunghi periodi di siccità alternati a periodi temporaleschi violenti.

La siccità colpisce 2,3 miliardi di persone (160 milioni di bambini). Saranno tra i 4,8-5,7 2050. Dal 2000 è cresciuta del 29%.
Le aree più colpite sono in Africa. Ma anche il 39,2% degli Stati Uniti (159,0 milioni di acri di colture ; 91,0 milioni di persone).

In Europa colpisce il 15% della superficie e il 17% della popolazione. Le regioni più colpite sono la la Norvegia, l’arco alpino, l’Italia settentrionale (soprattutto la Pianura Padana), la Svezia meridionale, la Grecia e parte dei Balcani.

Ogni anno il deserto si mangia 2 milioni di ettari.

L’attuale situazione di siccità in Argentina sta riducendo la capacità produttiva del grano. L’Argentina esporta l’8% del grano mondiale (il primo in Sud America). Le coltivazioni di soia (olio vegetale e mangime) già risentono del clima secco nel 20/21 e 21/22 con un crollo della produzione e un aumento dei prezzi. La produttività per ettaro della soia è crollata anche in Brasile (doppia cifra).

La minore produzione di soia che si accompagna alla mancanza di olio di girasole ucraino (primo produttore al mondo) mette ulteriore pressione sull’olio di palma.
Gli oli vegetali sono cruciali per una dieta bilanciata e salutare (WHO) di ciascuno dei 7.9 miliardi di individui che popolano il pianeta.
Ogni giorno servono circa 16 trilioni di K/Cal di cui una parte si ricava dagli oli vegetali che in questo momento hanno prezzi alti a seguito della scarsa offerta.

Le politiche per rallentare i cambiamenti rischiano di essere lente e molto costose. Devono essere accompagnate da un piano – pragmatico sul modello cinese – energetico alimentare.
Servono materie prime alimentari attraverso catene sicure.
Urgono investimenti in tecnologia (anche genomica) per migliorare le semine rispetto al clima, nei processi manageriali per meglio gestire la logistica, negli accordi politici a livello internazionale con paesi terzi.

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