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I social possono prevedere le elezioni? L’analisi di Giordano (Arcadia)

Abbiamo campionato dieci delle città capoluogo che hanno votato lo scorso 12 giugno, Genova, Palermo, Padova, Verona, L’Aquila, Parma, Catanzaro, Taranto, Frosinone e Cuneo, per comprendere quanto il dato possa rappresentare una bussola alternativa ai sondaggi per decifrare il comportamento dell’elettorato

Ci sono i sondaggi elettorali e poi c’è la Rete. I primi hanno una dignità predittiva, a prescindere poi dalla corrispondenza dei numeri delle urne. Mentre, nel mare magnum della Rete c’è il grande oceano dei social network che rilasciano dati che necessitano di essere interpretati e contestualizzati per conferirgli una legittimazione ex post, rispetto agli esiti degli scrutini.

Così, abbiamo campionato dieci delle città capoluogo che hanno votato lo scorso 12 giugno, Genova, Palermo, Padova, Verona, L’Aquila, Parma, Catanzaro, Taranto, Frosinone e Cuneo, per comprendere quanto il dato, pur svincolato dall’ancoraggio di una stratificazione campionaria e dallo stimolo a una risposta indotta, possa rappresentare una bussola alternativa alla ricerca demoscopica per decifrare il comportamento, oggi assai mutevole, dell’elettorato che popola l’info-sfera digitale.

Ovviamente, nelle elezioni amministrative questa analisi riesce a restituire dati significativi, almeno così dovrebbe essere, proprio perché l’ascolto del parlato è catalizzato dal e sul nome dei rispettivi candidati a sindaco.

La ricerca ha raccolto per ciascuno dei candidati principali tre grandi famiglie di dati: le reactions complessive incassate su Facebook e Instagram, (like, love, haha, thankful, wow, sad, angry, commenti and condivisioni); il valore delll’engagement (ovvero, il numero medio di interazioni sui post di un profilo per follower al giorno. Il coinvolgimento mostra con quale successo un profilo incoraggia gli utenti a interagire. Dividendo per il numero di followers, l’engagement diventa indipendente dalla dimensione del profilo e questo li rende comparabili) e, infine, i commenti ai post pubblicati su entrambe le piattaforme.
Il periodo di ascolto è confinato nella finestra temporale dal 14 maggio, il primo giorno utile ufficiale per l’inizio della propaganda elettorale, al 12 giugno, giorno delle votazioni.

Un primo gruppo è composto dalle città capoluogo dove i candidati sindaco hanno ottenuto la fascia tricolore già al primo turno. In questo recinto ci sono Genova, Padova, L’Aquila e Taranto.

Ebbene, la circostanza che emerge in tutte e quattro è l’evidente capacità dell’incumbent di incassare sulla propria pagina Facebook e sul profilo Instagram il maggior numero di reactions e commenti. Marco Bucci a Genova, Sergio Giordani a Padova, Pierluigi Biondi a L’Aquila e Rinaldo Melucci a Taranto presentano tutti il comune denominatore di portare in dote alla loro vittoria la quota più alta di reactions rispetto al competitor piazzatosi al secondo posto. E in tre casi, Bucci, Giordani e Biondi anche, in modo netto, la fetta più ampia di commenti.

Mentre, l’engagement presenta dei dati discordanti anche per le differenti risorse investite dai candidati nella sponsorizzazione dei contenuti social. È il caso, giusto per fare un esempio, della percentuale di engagement registrata dal candidato di centro-destra a Padova, Francesco Peghin, che ha ottenuto un 14% su Facebook e l’11% su Instagram, a fronte di ben 14.552,00 spesi rispetto ai 10.545,00 di Sergio Giordani. Nel primo raggruppamento c’è anche Rinaldo Melucci sindaco riconfermato di Taranto che pur cedendo al suo competitor il primo posto nelle reactions e nei commenti su Facebook, si riprende invece lo scettro delle reaction, dell’engagement e dei commenti se ci spostiamo su Instagram.

In un secondo gruppo potremmo inserire i candidati Roberto Lagalla a Palermo, Valerio Donato a Catanzaro e Riccardo Mastrangeli a Frosinone.

Nel capoluogo siciliano, il candidato del centro-destra, pur con metà dell’investimento sponsorizzato rispetto al competitor Franco Miceli, sfiora la vittoria al primo turno fermandosi al 48% e prendendosi il primo posto anche nelle reactions e commenti. Spostandoci leggermente verso nord, in Calabria, nel capoluogo catanzarese il candidato Valerio Donato si contenderà con il 43,82%, la vittoria finale al ballottaggio con Nicola Fiorita che invece si attesta al 31,86%. I due candidati, Valerio Donato e Nicola Fiorita, si rincorrono dandosi il cambio nel guidare la classifica delle reactions e dei commenti raccolti su Facebook e Instagram.

Parimenti uno stesso scenario emerge in parte anche a Frosinone dove Riccardo Mastrangeli nelle reaction è primo su Instagram ma cede la pole position a Domenico Marzi se ci spostiamo su Facebook, mentre nei commenti è sempre Mastrangeli, che dalle urne esce con il 49,26%, a primeggiare su entrambe le piattaforme.

Un terzo e conclusivo gruppo è costituto da quelle che potremmo definire le due eccezioni irripetibili. A Verona, ad esempio il sindaco uscente Federico Sboarina ha sbancato nelle reactions e nei commenti, ha investito la quota più significativa in sponsorizzazioni, 6.091 euro, eppure si è dovuto, al momento, contentare del secondo posto dietro la sorpresa Damiano Tommasi. In questo caso, la credibilità extra-politica e una reputazione trasversale che non arriva dal “Palazzo”, che non è data principalmente da “ruolo”, ma che al contrario, sposa una serietà professionale e una popolarità ampia, hanno consentito all’ex centrocampista della Roma, di prendersi la vittoria al primo turno nella città scaligera.

La seconda eccezione, invece, è quella registrata a Parma. Nella città che dieci anni fa elesse Federico Pizzarotti, primo sindaco cinquestelle italiano, si sfideranno domenica 26 giugno Michele Guerra e Pietro Vignali. Guerra ha chiuso il primo turno con il 44,18% e in ritardo nei commenti e nelle reactions rispetto a Vignali, che invece si è fermato al 21,26%, ma primeggiando nelle due famiglie di dati che fino a qui hanno rappresentato la bussola per orientarsi nelle previsioni: commenti e reactions. La ragione principale di questa apparente contraddizione è probabilmente la differenza consistente negli investimenti pubblicitari, in quanto Vignali ha speso 9.346 euro per sponsorizzare i post e Guerra invece appena 3.749,00.

Infine, spostandoci a Cuneo, la decima delle città capoluogo in analisi, il dato di Patrizia Manassero, che ha ottenuto il 46,99% al primo turno, rimane sospeso in quanto il suo competitor Franco Civallero ha scelto di utilizzare solo Facebook per la comunicazione lasciando totalmente silente Instagram.

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