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Cessate il fuoco ora? Un favore a Putin. L’ex capo dell’MI6 contro Macron

Dopo l’avanzata russa nel Donbass e guardando a quanto accaduto nel 2008 in Georgia e nel 2014 in Ucraina, i leader europei dovrebbero evitare di offrire soluzioni diplomatiche al Cremlino. Le parole di John Sawers

Un cessate il fuoco prematuro in Ucraina “aiuterà” il leader russo Vladimir Putin “a strappare la vittoria dalle grinfie della sconfitta. Nessun leader occidentale dovrebbe essere suo complice”. È un avvertimento chiaro e rivolto soprattutto al presidente francese Emmanuel Macron (ma anche a Henry Kissinger, ex segretario di Stato americano) quello inviato da Sir John Sawers, ex diplomatico britannico e capo del Secret Intelligence Service (MI6) dal 2009 al 2014, sul Financial Times.

“L’Occidente ha due obiettivi nella guerra in Ucraina: sostenere la sovranità ucraina e dissuadere la Russia da attacchi simili a Paesi europei in futuro”, scrive l’ex capo dell’agenzia d’intelligence estera britannica. Dopo gli sviluppi nel Donbass, però, diversi leader, in particolare europei, sembrano tentati di “sostenere qualsiasi mossa che li faccia cessare. Non sorprende che siano stati lanciati appelli per una rapida iniziativa di pace, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che è importante non ‘umiliare’ la Russia per la sua invasione”, ricorda l’ex capo dell’MI6. C’è un problema, continua: “un cessate il fuoco ora congelerebbe i guadagni militari della Russia sul terreno. Non c’è motivo di pensare che Vladimir Putin accetti di ritirarsi; infatti, gli occupanti sono impegnati a ‘russificare’ le zone occupate, imponendo il russo come lingua nelle scuole, prendendo il controllo dei media e mettendo dei tirapiedi a capo dell’amministrazione locale”.

Qualcosa che assomiglia molto a ciò che è accaduto nel 2008 in Georgia e nel 2014 in Ucraina. Nel primo caso gli sforzi diplomatici dell’allora presidente francese Nicolas Sarkozy hanno portato a un cessate il fuoco in Georgia, ma a costo di lasciare le forze russe a occupare due regioni del Paese. La Georgia non ha mai riconquistato quel territorio o la piena sovranità, nota Sawers. Nel secondo caso, invece, “dopo che il governo filorusso di Kiev è crollato di fronte alle proteste popolari, le forze russe si sono impadronite della Crimea e di parti del Donbas. Il successore di Sarkozy, François Hollande, e Angela Merkel, allora cancelliere tedesco, raggiunsero un accordo con Putin che creava un processo politico favorevole alla Russia nel Donbas e lasciava intatto il controllo della Crimea. L’accordo fu imposto a un presidente ucraino riluttante e, ancora una volta, lasciò la Russia seduta sulle sue conquiste militari”, spiega l’ex capo dell’MI6.

Che poi continua: “I leader ucraini vogliono continuare a combattere” e chiedono la sconfitta della Russia mentre le sanzioni contro Mosca si faranno sempre più sentire e “di conseguenza, la posizione di Putin sarà più debole” anche sul fronte interno. “A un certo punto, potrebbe essere rimosso, anche se dubito che accadrà presto”, scrive Sawers. In questa fase, però, bisogna fare a meno delle ricette sbagliate del 2008 e del 2014 per evitare che Putin si rafforzi (anche in patria) e si sente “autorizzato a lanciare nuove avventure militari in futuro”, conclude.

L’articolo di Sawers riflette le distanze che in Occidente. Da una parte c’è la vecchia Europa, guidata da Francia e Germania, e definitiva colomba o eccessivamente prudente a seconda dei punti di vista. Dall’altra ci sono l’Anglosfera e i Paesi dell’Europa centro-orientale (esclusa l’Ungheria) convinti della necessità di sostenere l’Ucraina  politicamente, economicamente e soprattutto militarmente, senza se e senza ma. Distanze che stanno aumentando e che vedono la Francia in posizione particolare. A pochi giorni dalle elezioni parlamentari, anche altri leader politici, quello di sinistra Jean-Luc Mélenchon e quella di destra Marine Le Pen, sostengono l’approccio di Macron (al primo turno delle presidenziali i tre assieme rappresentavano oltre il 71% dei consensi).

Il timore di Stati Uniti e Regno Unito è che la compattezza dimostrata in queste settimane dall’Occidente sorprendendo Mosca venga meno.



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