I leader della Nato hanno firmato a Madrid la lettera d’intenti che impegna gli Stati a implementare l’Innovation fund, un fondo di un miliardo di euro che aiuterà nei prossimi 15 anni start up e realtà deep tech per innovare e migliorare la dotazione tecnologica dell’Alleanza Atlantica. L’obiettivo è mantenere il vantaggio tecnologico nella sfida posta da Russia e Cina a vantaggio della sicurezza transatlantica
Luce verde all’Innovation fund, una delle decisioni introdotte al vertice di Madrid della Nato. I leader dei Paesi alleati hanno siglato il documento di impegno per il Fondo per l’innovazione della Nato in occasione della cerimonia di chiusura alla presenza del segretario generale Jens Stoltenberg. L’Innovation fund sarà il primo fondo di capitale di rischio multisovrano al mondo, per cui sarà allocato circa un miliardo di euro con lo scopo di innovare e migliorare la dotazione tecnologica alleata, sostenendo le start up nelle prime fasi iniziali e negli altri fondi deep tech che si occupano di sviluppare tecnologie innovative e dual-use prioritarie per l’Alleanza. “Questo fondo è unico nel suo genere, con un orizzonte temporale di 15 anni, l’Innovation fund contribuirà a dare vita a quelle tecnologie nascenti che hanno il potere di trasformare la nostra sicurezza nei decenni a venire, rafforzando l’ecosistema dell’innovazione dell’Alleanza e sostenendo la sicurezza del nostro miliardo di cittadini”, ha spiegato Stoltenberg. Ad apporre la firma per il nostro Paese è stato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.
L’Innovation fund
Il Fondo si pone tre obiettivi strategici prioritari da raggiungere. In primo luogo mira a ricercare soluzioni tecnologiche all’avanguardia che possano contribuire a risolvere le maggiori sfide in termini di Difesa e sicurezza dell’Alleanza. In secondo luogo vuole rafforzare gli ecosistemi di innovazione tecnologica profonda in tutta l’Alleanza e, infine, sostenere il successo commerciale del suo portafoglio di start up deep tech che fanno convergere insieme scienza e ingegneria all’avanguardia. Sono numerose le tecnologie emergenti a cui è rivolto maggiormente il Fondo, dall’IA ai big data, dalle biotecnologie al potenziamento dell’essere umano, dall’energia ai nuovi materiali, dalle tecnologie quantistiche a quelle spaziali. La creazione del Fondo per l’innovazione della Nato era stata concordata già l’anno scorso, proprio per supportare quelle realtà e start up che “faticano ad attrarre investimenti sufficienti a causa dei lunghi tempi di commercializzazione e dell’elevata intensità di capitale della loro ricerca”, come ha spiegato la Nato stessa.
L’importanza di mantenere il vantaggio tecnologico
“Mantenere il nostro vantaggio tecnologico ha contribuito a mantenere la nostra Alleanza forte e le nostre nazioni al sicuro per più di settant’anni. Ma oggi, le nazioni che non condividono i nostri valori, come la Russia e la Cina, stanno sfidando quella guida. In tutto, dall’intelligenza artificiale alle tecnologie spaziali”, ha avvertito il segretario generale. La corsa alle tecnologie all’avanguardia, dunque, non è solo una questione di sicurezza ma anche un fattore di competizione globale considerando anche l’instabilità causata dalla guerra in Ucraina e dalla complessità dello scenario Indo-Pacifico. Perciò “è essenziale fare tutto il possibile per rimanere all’avanguardia nell’innovazione e nella tecnologia. Questo Fondo, insieme a Diana, l’acceleratore per l’innovazione della difesa della Nato per il Nord Atlantico, aiuterà a fare proprio questo”, ha spiegato ancora Stoltenberg.
Complementarietà con Diana
Il nuovo Innovation fund andrà ad aggiungersi, in modo complementare, allo strumento già implementato dalla Nato, cioè Diana, l’acceleratore di innovazione della difesa della Nato per l’Atlantico settentrionale. Il progetto Diana (Nato defence accelerator for the North Atlantic) è stato avviato al summit dei capi di Stato e di governo di Bruxelles del giugno 2021 con l’obiettivo di garantire all’Alleanza Atlantica e ai Paesi membri il sostegno necessario a preservare la propria superiorità tecnologica. La logica segue sempre quella di evitare il più possibile duplicazioni e di permettere alla rete di Diana di rimanere agile e in grado di cogliere le opportunità. Novità significative per Diana sono arrivate anche nel corso del summit di Madrid, dove gli alleati hanno stabilito che gli innovatori partecipanti ai programmi di Diana avranno accesso a una rete di oltre nove siti di accelerazione e più di 63 centri di prova in Europa e Nord America.
La partecipazione dell’Italia
L’Italia partecipa da protagonista al programma Diana della Nato, l’acceleratore per l’innovazione lanciato dall’Alleanza Atlantica con l’agenda Nato 2030. A Torino, La Spezia e Capua il nostro Paese ospiterà i poli di riferimento e di test per le tecnologie sviluppate da start up e imprese all’avanguardia italiane, necessarie a preservare la superiorità tecnologica transatlantica. Il centro di Torino verrà strutturato presso la Città dell’aerospazio (attualmente in fase di realizzazione) e negli spazi immediatamente disponibili presso le Officine Grandi Riparazioni. Compito del nuovo polo per l’innovazione, sarà quello di coordinare e gestire, attraverso bandi e fondi messi a disposizione dai Paesi alleati, la rete delle aziende e degli acceleratori di tecnologia italiani, per farli avvicinare al settore della difesa e sicurezza e metterli a servizio delle necessità dell’Alleanza. Una volta identificate le realtà da incubare e inserire nella rete di Diana, ai centri di validazione saranno affidati i test che dovranno assicurarsi l’effettivo funzionamento delle tecnologie sviluppate. Questi test center saranno dislocati in tutta Europa, e la forza dei centri come quello di Torino sarà quello di mettere in contatto le varie realtà industriali innovative con i centri Nato più adatti allo specifico settore di interesse.
I test center nel nostro Paese
Due di questi test center saranno ospitati nel nostro Paese. A Capua è già operativo il Centro italiano di ricerche aerospaziali, partenariato pubblico-privato per la ricerca avanzata nel settore. In particolare, il Cira si occupa sia della ricerca teorica di base, che delle sperimentazioni in ambienti specifici delle tecnologie proposte. Questi progetti vengono svolti in sinergia con le imprese e le industrie private nazionali, con l’obiettivo di migliorarne la competitività con soluzioni tecnologiche all’avanguardia. A La Spezia, invece, è operativo il Centro di supporto e sperimentazione navale (Cssn) della Marina militare, la cui missione è quella di gestire la sperimentazione e lo sviluppo dei programmi scientifici e tecnologici della Forza armata. Grazie alla sua esperienza nel settore della difesa navale, il polo della Marina diventerà il centro di validazione per i test sulle soluzioni all’avanguardia in campo navale. Nei suoi poligoni e laboratori, il Cssn è in grado di effettuare gli esperimenti dalle componenti balistiche, missilistiche e dei siluri, ai sistemi elettrici e radar, fino ai nuovi materiali per le costruzioni navali.
(Foto: Nato)