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L’accordo (annacquato) sull’emergenza gas europea

Consiglio europeo gas accordo

I Ventisette raggiungono un compromesso sugli obiettivi: taglio dei consumi del 15%, ma con deroghe ed eccezioni per favorire la solidarietà; l’obiettivo vincolante solo in caso di emergenza. Con le sue ingenti riserve (già piene al 70%) e i canali di approvvigionamento, l’Italia è strumentale per l’inverno europeo. Gazprom, intanto, si conferma inaffidabile

Deal. I ministri dell’energia europei hanno raggiunto un compromesso sul piano d’emergenza per il risparmio e il razionamento di gas. Il senso d’urgenza ha prevalso sul conflitto interno tra gli Stati, divisi sulla severità e sull’obbligatorietà delle misure; solo l’Ungheria ha votato contro. “Questa non era una missione impossibile!” ha commentato la presidenza ceca del Consiglio europeo, dando l’annuncio via Twitter. Ma i critici già temono che la strategia sia stata annacquata al punto da non essere sufficiente per evitare la crisi.

Il piano era stato presentato la scorsa settimana dalla Commissione europea; prevedeva un taglio del 15% dei consumi da agosto 2022 a marzo 2023, da rendere obbligatorio alla bisogna, più una strategia di condivisione delle risorse per “coprire” i Paesi più esposti ai capricci del Cremlino. Obiettivo: limitare l’impatto di un eventuale taglio delle forniture russe in vista dell’inverno, assicurandosi che gli stoccaggi siano pieni, in modo da ammortizzare il contraccolpo economico sulle industrie e sull’eurozona.

L’accordo raggiunto conferma il taglio di gas del 15% ma con deroghe per gli Stati in situazioni particolari, riporta Agi. “Gli Stati membri hanno concordato di ridurre la domanda di gas del 15% rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni, tra il 1 agosto 2022 e il 31 marzo 2023, con misure di propria scelta. Tutti i Paesi dell’Ue faranno del loro meglio per raggiungere le riduzioni”, spiega il Consiglio in una nota, specificando che in caso “di grave penuria” la riduzione secondo il target diventerebbe obbligatoria.

LE DEROGHE…

Gli Stati europei che non sono interconnessi alle reti del gas di altri Stati membri sono esentati dalle riduzioni obbligatorie del gas in quanto non sarebbero in grado di liberare volumi significativi di gasdotti a vantaggio di altri Stati membri”. Un cedimento verso le ipercritiche Portogallo e Spagna, che costituiscono una vera e propria “isola energetica” per via della scarsità di collegamenti con l’Europa centrale.

Esentati anche gli Stati le cui reti elettriche non sono sincronizzate con il sistema elettrico europeo e dipendono fortemente dal gas per la produzione di elettricità”, al fine di evitare il rischio di una crisi dell’approvvigionamento elettrico. E si può richiedere una deroga agli obblighi di riduzione della domanda se si dimostra la capacità di reindirizzare il gas verso altri Stati membri: lo scopo è favorire la solidarietà.

…E L’ITALIA

Infine, scrive Agi, è prevista una deroga anche per gli Stati che avranno superato i loro obiettivi di riempimento degli stoccaggi di gas, se questi sono “fortemente dipendenti dal gas come materia prima per le industrie critiche” o se il consumo di gas è aumentato di almeno l’8% nell’ultimo anno rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Sul versante gas l’Italia è ben posizionata: gli stoccaggi hanno raggiunto il 70% del riempimento (obiettivo 80% entro novembre).

In deroga, si stima che il taglio della domanda italiana possa limitarsi al 7%. Inoltre l’Italia dispone delle riserve di gas più capienti d’Europa, assieme alla Germania, ma attinge da fonti ben più diversificate. Dunque, in linea con la deroga sulla solidarietà, ci si può aspettare che Roma superi gli obiettivi minimi di stoccaggio e continui a esportare gas verso i vicini europei. Specialmente Austria e Germania, che normalmente dipendono soprattutto dalle forniture di Gazprom.

GAZPROM RIDUCE I FLUSSI

La minaccia della chiusura dei rubinetti – definita “molto probabile” dalla Commissione – si è concretizzata nella giornata di lunedì, quando Gazprom ha annunciato che avrebbe ridotto ulteriormente i flussi verso la Germania via il gasdotto Nord Stream 1, portandolo al 20% della capacità effettiva a partire da mercoledì. La mossa colpisce soprattutto la Germania (al momento il gasdotto terrestre che passa dall’Ucraina e arriva da noi sta pompando normalmente).

Il motivo addotto dalla monopolista russa è la manutenzione di un’altra turbina di pompaggio targata Siemens, la scusa utilizzata nelle scorse settimane per aumentare la tensione nei mercati. Berlino, che accusa Mosca di usare il gas come arma contro i Paesi che sostengono la resistenza ucraina, non ci crede. “Non ci sono motivi tecnici per una riduzione delle consegne”, ha dichiarato il ministero delle Finanze tedesco. Facile, dunque, che la mossa di Gazprom abbia aumentato il senso d’urgenza tra gli Stati europei e favorito il raggiungimento dell’accordo.

Immagine: Presidenza ceca del Consiglio dell’Unione europea



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