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Il bavaglio di Pechino arriva all’Onu. Ed è fuga di billionaires dalla Cina

Il governo cinese avrebbe chiesto a Michelle Bachelet di archiviare il rapporto sulle presunte violazioni dei diritti nella provincia di Xinjiang perché la regione è “sicura e stabile”. Ma circa 10.000 cinesi ricchi sarebbero pronti a fare le valigie, portandosi via 48 miliardi di dollari

Pechino non desiste nel tentativo di bloccare il pronunciamento dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OACDH). Il governo cinese avrebbe chiesto a Michelle Bachelet di archiviare il rapporto sulle presunte violazioni dei diritti nella provincia di Xinjiang.

La richiesta, secondo un articolo esclusivo dell’agenzia Reuters, sarebbe emersa da un documento ufficiale e confermato da diplomatici di tre Paesi. Bachelet è stata molto criticata da organizzazioni di difesa dei diritti umani e alcuni governi, tra cui gli Stati Uniti, per essere stata poco rigida nei confronti del governo di Xi Jinping.

Prima di finire il suo mandato a fine agosto – e ribadire che non accetterà alcun rinnovo -, l’ex presidente del Cile ha promesso che avrebbe pubblicato un rapporto sulla situazione nello Xinjiang. Secondo il portavoce dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, il rapporto sullo Xinjiang è in fase di revisione finale per la pubblicazione, e questo include – come da prassi– condividere una copia con la Cina per aggiungere i loro commenti.

“La valutazione (sullo Xinjiang, ndr), se si pubblica, intensificherà la politicizzazione e il confronto delle parti nell’ambito dei diritti umani e danneggerà la credibilità dell’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, nonché deteriorerà la cooperazione tra l’OACDH e gli Stati membri”, si legge nel documento. Per questo motivo, conclude il testo, “invitiamo seriamente l’Alto commissario di non pubblicare tale valutazione”.

Di questa lettera ci sarebbero due versioni, una più “soft” nei confronti di Bachelet e una più critica, facendo leva sul fatto che la visita della funzionaria è avvenuta senza mandato e in grave violazione dei doveri da Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

La lettera approvata sarebbe quella più soft, ma non è ancora chiaro se effettivamente Bachelet ha ricevuto il testo. L’ufficio di Ginevra non si è voluto pronunciare, nonostante le richieste di Reuters. Ugualmente, Liu Yuyin, portavoce della missione diplomatica cinese a Ginevra, non ha risposto alle domande dell’agenzia, limitandosi a ricordare il sostegno da parte di 100 Paesi circa riguardo le questioni dello Xinjiang e il rifiuto dell’ingerenza straniera negli affari interni della Cina con la scusa dei diritti umani.

Un portavoce del ministero degli Affari esteri cinese ha spiegato alla Reuters che Bachelet sarebbe stata “testimone di una Xinjiang reale, con una società sicura e stabile” durante la visita di maggio.

Intanto, lo stato delle libertà individuali in Cina continua a preoccupare, specialmente i cinesi. L’agenzia Bloomberg ha pubblicato un report sulla fuga di capitali dalla Cina, motivati dalle limitazioni per la politica zero Covid e non solo. Secondo la società di consulenza Henley & Partners circa 10.000 residenti, con un gran patrimonio economico e finanziario, si preparano a lasciare il Paese portando via un capitale di circa 48 miliardi di dollari, solo nel 2022. Si tratterebbe della seconda fuga di denaro e di persone di una certa rilevanza, dopo quella avvenuta in Russia a seguito della guerra in Ucraina. La grande domanda, ancora senza risposta, è se il governo di Xi Jinping permetterà questa ritirata.

Sebbene le autorità non abbiano irrigidito le restrizioni per la delocalizzazione delle residenze o dei capitali, avvocati specializzati in migrazione hanno evidenziato aumenti nei tempi del rilascio dei passaporti e nel prezzo dei documenti richiesti.

Società di consulenze e avvocati di migrazione in Cina hanno spiegato a Bloomberg che le richieste per visti all’estero sono quintuplicati dall’inizio della primavera 2022, quando la città di Shanghai è stata chiusa per l’aumento dei casi Covid. tra le principali destinazioni ci sono Stati Uniti, Australia, Canada e alcuni Paesi europei come Spagna, Portogallo e Irlanda, dove i requisiti per i visti come investitori sono relativamente semplici. Ugualmente, in Cina sono aumentate le domande per trasferimento di denaro all’estero.

Nick Thomas, professore della City University di Hong Kong ed esperto di politica e pandemia, sostiene che in quasi tutti i Paesi del mondo, il rischio Covid si sta incorporando nei piani economici e nei modelli corporativi […] ma la fuga di persone e capitali potrebbe avere “un costo definitivo per l’economia cinese”.

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