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Draghi, voto o… Quattro scenari possibili dopo le comunicazioni

Il presidente del Consiglio si presenterà alla camere mercoledì 20 luglio, ma quali sono i possibili scenari all’orizzonte? Dal voto anticipato al Draghi bis, ecco cosa potrebbe succedere

In cinque giorni tutto può succedere, soprattutto nella politica italiana. Per questo è utile, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi respinte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, capire quali scenari si potrebbero aprire dopo le comunicazioni che si terranno alle camere tra martedì e mercoledì. Una cosa è certa: attualmente Draghi è ancora il capo del governo, l’esecutivo è in carica e la crisi si sposterà nei prossimi giorni in Parlamento. Ma cosa potrebbe succedere? Si andrà a elezioni subito oppure un nuovo presidente del consiglio porterà la legislatura alla sua chiusura naturale? Draghi verrà confermato oppure ci sarà un Draghi bis? Ecco quattro scenari possibili.

SI VA AL VOTO

Se Draghi dovesse confermare che non ci sono più le condizioni per proseguire, il Capo dello Stato dovrebbe prenderne atto e potrebbe sciogliere le camere. A quel punto il governo resterebbe in carica per gestire le “questioni correnti” e la cosiddetta ordinaria amministrazione, che però consisterebbe anche nell’approvazione di decreti legge, della nota di aggiornamento del Def, e nell’impostare la legge di Bilancio, che va approvata entro il 31 dicembre di ogni anno.

Perché se si andasse a elezioni non si potrebbe votare prima di fine settembre (la prima data realistica sembra essere il 2 ottobre), il che porterebbe il governo attuale (e il Parlamento) a essere operativo fino all’insediamento dei nuovi eletti, fino a venti giorni dopo. Uno scenario, quello delle urne, che non dispiacerebbe affatto alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ma non solo: anche Salvini, Letta e Forza Italia si sono detti pronti al voto.

NUOVO PREMIER, NUOVO GOVERNO

Il Capo dello Stato avrebbe però una seconda possibilità se Draghi confermasse le sue dimissioni, ossia dare l’incarico di formare un nuovo governo a un’altra persona, così da portare a termine almeno la legge di Bilancio arrivando a fine anno o fino a scadenza naturale della legislatura (marzo 2023). In questo caso si tratterebbe di sostituire Draghi con una figura tecnica come l’attuale ministro dell’Economia Daniele Franco. Niente unità nazionale, il governo non vedrebbe l’appoggio del Movimento 5 Stelle che si sposterebbe definitivamente all’opposizione.

DRAGHI CONFERMATO

Possibilità remota, ma non inesistente, è quella che vede la conferma del sostegno al governo da parte di tutte le forze dell’attuale maggioranza, soprattutto il Movimento 5 Stelle. A questo punto, Draghi potrebbe prenderne atto scegliendo di rimanere a Palazzo Chigi ma presentando un nuovo programma con un successivo voto di fiducia. Una ipotesi ventilata in primis dal Partito democratico, gradita anche al Quirinale. Uno scenario molto incerto, però, e non solo per le tribolazioni interne al Movimento 5 Stelle. Anche nel centrodestra, infatti, tra Forza Italia e Lega, pare non ci sia più la volontà di mantenere viva l’alleanza di governo con un Movimento che ha generato l’attuale crisi.

DRAGHI BIS

Lo scenario meno probabile è quello del Draghi bis. In caso di dimissioni, Draghi potrebbe comunque ricevere dal Presidente della Repubblica l’incarico di formare un nuovo governo con la stessa maggioranza o con una nuova. Tuttavia lo stesso Mario Draghi ha escluso più volte di poter governare senza il Movimento 5 Stelle o con un esecutivo diverso.

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