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Dalla crisi di governo a Pechino. Draghi da Xi a novembre?

La diplomazia cinese ha invitato i leader di Francia, Germania, Italia e Spagna a incontrare il presidente in autunno, pochi giorni dopo il congresso del Partito comunista. Accettare o rifiutare? Decisione difficile, anche perché di mezzo ci sono questioni interne

O la Cina non sa della crisi del governo in corso in Italia. O spera che Mario Draghi rimanga presidente del Consiglio. Oppure, ed è “molto probabile”, non le interessa chi ci sarà a Palazzo Chigi in autunno. Sono le tre ipotesi che Francesca Ghiretti, analista del centro studi tedesco Merics ed esperta di Cina, ha proposto commentando una notizia data dal South China Morning Post: i leader di Francia (Emmanuel Macron), Germania (Olaf Scholz), Italia e Spagna (Pedro Sánchez) sono stati invitati in Cina per incontrare il presidente Xi Jinping a novembre, ovvero qualche settimana dopo il 20° congresso nazionale del Partito comunista cinese che dovrebbe rinnovargli la fiducia.

Il viaggio, spiega il giornale, coinciderebbe con il vertice dei leader del G20 che si terrà a Bali, in Indonesia, nello stesso mese. Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, sarà in Europa a settembre e poi a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Occasioni perfetti per preparare visite di questo rilievo. Il faccia a faccia tra il leader cinese e i colleghi europei avrebbe come obiettivo il rilancio del dialogo ormai interrotto dal vertice Ue-Cina dello scorso 1° aprile, descritto da Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, come “un dialogo tra sordi”.

Nessuno dei governi coinvolti ha risposto alle richieste di commento del giornale. Il governo tedesco si è limitato invitare a “comprendere che informiamo sempre dei viaggi del cancelliere al momento opportuno, di solito la settimana prima”. A Parigi è in corso un “acceso dibattito” su come gestire l’invito in una fase in cui l’amministrazione statunitense guidata da Joe Biden è impegnata a rilanciare le relazioni euroatlantiche e sta insistendo sullo scontro tra modelli (democrazie contro autocrazie). Ma “è difficile dire no alla Cina, soprattutto a Xi”, come ha spiegato un diplomatico al South China Morning Post.

Come sull’Ucraina e sui rapporti con la Russia, anche sulla Cina il presidente Draghi potrebbe spuntarla come il leader europeo più in sintonia con Washington che sta cercando di mantenere canali aperti con Pechino per evitare che la situazione degeneri (soprattutto a Taiwan) a causa di incomprensioni. Oggi, con il governo Draghi, l’Italia “comprende molto bene come la Repubblica popolare cinese operi nel mondo”, aveva dichiarato Wendy Sherman, vicesegretaria di Stato degli Stati Uniti, rispondendo a una domanda di Formiche.net sul ruolo dell’Italia tre anni dopo la firma del memorandum d’intesa sulla Via della Seta (era gialloverde, con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi).

Rimangono due interrogativi. I leader europei accetteranno la proposta? Ma soprattutto: Draghi sarà ancora a Palazzo Chigi? Domande a cui oggi non si può dare una risposta certa.



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