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Così la guerra in Ucraina ha cambiato il Giappone. Parla il prof. Kuroda

Il conflitto “ha cambiato molto la percezione della sicurezza”, spiega il docente della Senshu University di Tokyo. Il premier Kishida in linea con Abe in politica estera. Il rapporto con l’Ue al centro del recente incontro tra Sequi e Mori: “Si tratta della realizzazione di un processo storico iniziato negli anni Duemila”

La partecipazione di Fumio Kishida al recente vertice della Nato a Madrid, in Spagna, “è un momento importante”. “Se la presenza del primo ministro giapponese al vertice della Nato continuerà, potrebbe essere un punto di svolta”. Ne è convinto Tomoya Kuroda, professore alla Senshu University di Tokyo.

È stata la prima volta anche per i leader di Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda. Una partecipazione inedita di quattro alleati statunitensi, sancita dall’accordo di cooperazione con la Nato in materia di difesa informatica e sicurezza marittima, che ha “evidenziato il loro allarme sia per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sia per la crescente influenza di una Cina sempre più assertiva”, ha riassunto il Financial Times.

La guerra in Ucraina “è una minaccia per l’ordine internazionale, perché la Russia ha violato le leggi internazionali e questo rappresenta un grave problema per il Giappone”, osserva il professor Kuroda a Formiche.net. La questione, spiega, ha avuto un forte impatto sui cittadini. Il conflitto “ha cambiato molto la percezione della sicurezza dei giapponesi, anche per quanto riguarda le questioni di sicurezza economica”. Due esempi: “I politici stanno discutendo sempre più di armi nucleari”; “i giapponesi si preoccupano di più della loro sicurezza, discutono della crisi di Taiwan” sottolineando il legame tra l’invasione russa e le minacce cinesi.

Nei giorni scorsi l’ambasciatore Ettore Sequi, segretario generale della Farnesina, ha ricevuto Takeo Mori, viceministro degli Esteri giapponese. I due hanno avuto consultazioni sui principali temi bilaterali, regionali e globali esprimendo soddisfazione, in una nota, per il rinnovato slancio nei rapporti bilaterali, testimoniato dall’incontro a Roma a maggio scorso tra Mario Draghi, presidente del Consiglio, e l’omologo Kishida oltre che dal colloquio tra i ministri della Difesa, Lorenzo Guerini e Nobuo Kishi, in aprile.

Sequi e Mori, partendo dai lavori del G7 di Elmau prima del summit Nato, hanno rimarcato la necessità di tenere alta la pressione su Mosca e la preoccupazione per la crisi alimentare scatenata a seguito dell’aggressione russa. Il segretario generale della Farnesina ha anche sottolineato la comunanza di valori che ispirano la strategia dell’Unione europea per l’Indo-Pacifico e la politica giapponese nell’area.

Kishida si è spesso soffermato sulla connessione tra Europa e Asia. “È un messaggio molto importante per i leader della Nato e per i cittadini del mondo”, spiega il professor Kuroda. “Si tratta della realizzazione di un processo storico iniziato negli anni Duemila. Le relazioni tra Giappone, Europa e Stati Uniti sono cambiate, l’ordine internazionale sta cambiando”. È il frutto anche dell’esperienza di Kishida come ministro degli Esteri nel governo di Shinzo Abe, continua l’esperto. In quella fase “ha sviluppato relazioni, soprattutto con gli Stati Uniti. Ora che [il presidente statunitense Joe] Biden è più impegnato verso le alleanze occidentali, Kishida ha cambiato un po’ la sua posizione avvicinandosi ai Paesi europei”.

L’anno prossimo il summit Nato si terrà in Lituania, Paese baltico tra i più impegnati in Europa per la causa ucraina. Il vertice del G7, invece, si svolgerà a Hiroshima, in Giappone. La presidenza annuale giapponese riporterà alta l’attenzione dei Sette sull’Indo-Pacifico, com’era stato in occasione del guida britannica nel 2021 (più “europea” è stata l’edizione 2022 targata Germania che ha visto comunque la partecipazione, come Paesi ospiti, di India e Indonesia). Potrebbe tornare in auge l’idea di allargare il formato? “Il G7 è in origine una partnership di Paesi industrializzati in vista di shock economici”, risponde il professor Kuroda. “Ora Biden sta spingendo sull’idea democrazie contro autocrazie. Un allargamento del G7, o un D-10/11, potrebbe avvenire in futuro, ma un punto importante è come Russia e Cina potrebbero reagire”, conclude con la proverbiale prudenza giapponese.


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