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Il ruolo del Credito Cooperativo nel sostegno al sistema Paese

Di Sergio Gatti
iccrea, bcc

A pochi anni da una riforma epocale, il credito cooperativo ha dimostrato di essere all’altezza delle sfide e delle esigenze dei territori. L’analisi di Sergio Gatti, direttore Generale Federcasse

Aumentare le quote di mercato nel credito ai settori ad alta intensità di lavoro, ridurre le sofferenze, accrescere il numero dei soci e irrobustire il patrimonio. Questo hanno fatto le Bcc nei primi tre anni di attuazione di una profonda riforma, varata nel 2016 dopo un lungo dialogo costruttivo con Federcasse, l’Associazione di categoria.

Nel 2019, tra gennaio e marzo, hanno avviato la propria operatività i due gruppi bancari cooperativi, Iccrea (122 Bcc) e Cassa Centrale (69 Bcc e Casse Rurali). Nel 2020 ha iniziato la propria attività lo Schema di protezione istituzionale-IPS per le 39 Casse Raiffeisen dell’Alto Adige. Quindi, proprio nella fase di impianto dei nuovi gruppi, in piena pandemia e mentre i due nuovi Gruppi bancari cooperativi si sottoponevano con esito positivo al severo esercizio di comprehensive assessment (asset quality review e stress test) guidato dalla Banca Centrale Europea, le Bcc e le Casse Rurali hanno migliorato la propria capacità di supporto al Paese e alle comunità.

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha sottolineato oggi questi aspetti nel corso del suo intervento all’Assemblea Abi, riconoscendo che nonostante la non facile situazione congiunturale, “i nuovi gruppi hanno ridotto il peso dei crediti deteriorati, diminuito il rapporto tra costi e ricavi, colmato quasi completamente il divario di redditività che li separava dalla media del sistema bancario”.

Ma c’è di più. “Contestualmente – ha detto ancora il governatore – essi hanno continuato a sostenere le economie dei territori di insediamento delle affiliate incrementando la propria quota di mercato in termini di finanziamenti a famiglie e imprese. Hanno svolto un ruolo di primo piano nel porre in atto le misure di sostegno pubblico varate per contrastare gli effetti della crisi pandemica”.

Le consolidate – e scientificamente riconosciute a livello internazionale – funzioni anticiclica (sotto il profilo dell’erogazione del credito all’economia reale) e sussidiaria (sotto il profilo della trasmissione delle politiche pubbliche alle comunità locali) sono confermate dai numeri. Le quote di mercato nel credito in agricoltura sono salite a marzo 2022 al 22,5%, nel turismo al 22,4 e nella piccola manifattura e artigianato al 24,1.

Allo stesso tempo, l’incidenza delle moratorie sui prestiti ha superato il 20 per cento, contro il 12 per cento circa della media dell’industria bancaria, mentre per i prestiti garantiti dallo Stato riferiti a misure di sostegno ha raggiunto il 17,3 per cento, a fronte del 14,8 per cento per il sistema, secondo i dati riferiti dal vicedirettore generale della Banca d’Italia, Paolo Angelini, dieci giorni fa nel corso di un Convegno alla Bocconi.

Soprattutto quest’ultimo passaggio, vale a dire l’ennesima conferma anche della funzione “sociale” delle banche cooperative a mutualità prevalente – riconosciuta dal primo comma dell’art. 45 della Costituzione – di agire sui territori per mitigare gli effetti della pandemia su famiglie ed imprese, conferma la validità del modello di business mutualistico. Opportunamente attualizzato, contribuisce anche alla riduzione delle disuguaglianze dei redditi e a contrastare lo spopolamento delle aree interne e dei piccoli borghi: in 695 Comuni l’unica presenza bancaria è quella delle Bcc.

Ne sono consapevoli le Regioni che in diverse hanno avviato cicli di audizioni e in alcuni casi anche già approvato risoluzioni e ordini del giorno che chiedono al governo e al Parlamento europeo alleggerire le norme europee che appesantiscono l’azione delle BCC nei territori.
Significativa in questo senso, la conferma da parte della Banca d’Italia che la questione della proporzionalità e dell’adeguatezza delle regole dell’Unione Bancaria – che da tempo pone il Credito cooperativo tramite Federcasse – esiste. “La Banca d’Italia – ha detto ancora Visco – rimane aperta al dialogo con i gruppi cooperativi per individuare gli ambiti in cui è possibile semplificare le prassi di vigilanza e la regolamentazione in modo da tenere debitamente conto delle loro peculiarità”.

La conferma della disponibilità al dialogo con il Credito Cooperativo da parte della Banca d’Italia, grazie al quale si sono già concretizzate alcune semplificazioni nell’ambito della normativa primaria e secondaria nazionale, è rilevante anche sotto il profilo del calendario. L’11 luglio scadono infatti i termini per la presentazione da parte dei parlamentari europei degli emendamenti alla bozza di relazione dell’on. Fernandez in vista del trilogo con il Consiglio e la Commissione per il recepimento di Basilea 3+ nell’ordinamento europeo. Ma anche per integrare le regole della finanza sostenibile nel quadro prudenziale. Federcasse ha promosso una serie di emendamenti che vanno proprio nel senso di una proporzionalità strutturale delle norme Ue e contribuiscono alla valorizzazione, nel quadro normativo bancario, della lettera “S” (sociale) dell’acronimo ormai imprescindibile Esg. La dimostrata sensibilità dei parlamentari europei eletti in Italia potrà contare, dopo le dichiarazioni di oggi, ancora di più sul supporto del Governo e della Banca d’Italia.



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