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Libertà vs riscaldamento. Questo inverno dovremo scegliere

Di Edward Lucas

Possiamo scegliere un inverno a caldo. Rosicchiare qualche voto con politiche populiste, riaprire i rubinetti con la Russia. O possiamo lottare ora per la libertà dell’Ucraina ed evitare di perdere la nostra. Il bivio dell’Occidente visto da Edward Lucas, vicepresidente del Center for European policy analysis (Cepa)

L’Occidente si sta contorcendo per l’impennata dei prezzi dell’energia e la scarsità dei rifornimenti. Con una copertura di solo il 2% del Pil, l’export di gas naturale non è una vulnerabilità critica per il Cremlino. Ma le importazioni di gas sono fondamentali per i suoi clienti, a partire dalla Germania. Dove i comuni hanno già preso a ridurre il riscaldamento delle piscine. Il peggio deve ancora venire. I prezzi del gas per le consegne invernali sono già sette volte superiori al loro livello medio nel lungo periodo. In Francia e Germania alcune aziende nel settore energia sono già fallite, qualcuna si tenterà di salvare. Le prossime in fila saranno le aziende della grande industria colpita dal razionamento. Il governo tedesco può forse provare a proteggere in consumatori dal rincaro del mercato, ma non può proteggere i loro lavori.

Tutto questo metterà alla prova l’unità europea come non è più successo dalla crisi migratoria del 2015, o dalla crisi dell’euro del 2010. Sarà fin troppo facile per i politici populisti – desiderosi di ghermire gli elettori trasversali e disillusi – vietare le esportazioni di energia, facendo così crollare il mercato unico europeo.

L’Europa soffre sì di una carenza di energia, ma non parliamo di molecole o elettroni. Parliamo piuttosto di energia politica: sinapsi nei cervelli di eletti ed elettori. L’Occidente si sta stancando della guerra in Ucraina man mano che i costi del conflitto con la Russia si fanno più grandi e difficili da nascondere. Finora il pericolo è sembrato remoto. L’Ucraina sta ottenendo nuove armi, sia pur lentamente. I donatori occidentali continuano a inviare cash per mantenere a galla un’economia devastata dalla guerra: l’Ue ha appena approvato un altro prestito da un miliardo di euro. Il morale, nonostante le terribili perdite, rimane alto. L’offensiva russa nel Donbas ha perso grinta, almeno per il momento: a Sud, i russi stanno perdendo terreno.

Ma la tregua è illusoria. L’Ucraina sta stampando denaro per sopravvivere, in quantità insostenibili. Le entrate fiscali e doganali stanno crollando. Le esportazioni si sono ridotte. Le riserve della banca centrale si stanno riducendo: solo a giugno sono diminuite di un decimo. L’Ucraina sostiene di aver bisogno di 9 miliardi di euro al mese per andare avanti, il doppio delle stime precedenti. La Naftogaz, la società energetica di proprietà dello Stato ucraino, sta lottando per pagare i suoi obbligazionisti. Molto denaro è stato promesso, molto meno è stato consegnato.

I Paesi occidentali, preoccupati per la propria difesa e con un’industria bellica configurata per altre priorità, stanno esaurendo le armi da inviare. L’Ucraina ha ricevuto dagli alleati abbastanza per non perdere, ma non abbastanza per assicurarsi la vittoria. Nella guerra di logoramento che ne è nata la Russia, più grande e con enormi scorte di armi antiquate, sta avendo il sopravvento.

Se a ciò si aggiungono le tensioni politiche ed economiche che dovremo affrontare quest’inverno, il quadro appare desolante. Ma ben più foschi saranno i risultati della codardia e dell’indecisione. Putin ha due obiettivi in questa guerra. Uno è distruggere l’Ucraina come Stato nel pieno delle sue funzioni. L’altro è dimostrare che la sua forza di volontà è superiore a quella dell’Occidente. Immaginate come sarà il mondo se ci riuscirà. Una vittoria della Russia in Ucraina significherà la rovina di diversi altri Paesi: la Moldavia e la Georgia per prime, ma poi anche gli Stati baltici, Estonia, Lettonia e Lituania. La credibilità dell’Occidente, costruita lungo un arco di decenni, andrà in frantumi. Ci ricorderemo che, più che restare liberi, abbiamo preferito restare al caldo. Un simile scenario invierà un messaggio forte anche a Xi Jinping, che sta studiando come facilitare l’ascesa della Cina e il declino dell’America.

La risposta non è aspettare che la morsa dell’inverno si faccia sentire. Risiede piuttosto in una strategia precisa: usare la finestra estiva per consegnare al Cremlino un conto oltre ogni aspettativa. Dovremmo dare ai comandanti ucraini il via libera per colpire in profondità il territorio russo. Dovremmo fornire carri armati, jet da combattimento e altre armi. Dovremmo inasprire le nostre sanzioni finanziarie e non solo contro la Russia. Dovremmo liberare finanziamenti per garantire la stabilità economica dell’Ucraina. Dovremmo dichiarare in modo chiaro e credibile il nostro obiettivo: una vittoria militare completa per Kiev.

Costoso, rischioso? Sì. Ma pensate all’alternativa. Pensateci.

 

 

Una versione di questo articolo è comparsa sul sito del Cepa (Center for European policy analysis)

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