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Un piano straordinario per le materie prime alimentari

Il governo è impegnato a produrre il piano energetico nazionale. La strategia si limita all’energia per le cose (gas, petrolio, rinnovabili) e omette le Kilo calorie per gli esseri viventi (umani, animali, vegetali). In una recente audizione in Commissione Agricoltura presso il Senato della Repubblica, Pietro Paganini (Competere) ha invitato il governo e le istituzioni a promuovere un piano per le materie prime alimentari

Le conseguenze dei cambiamenti climatici, i colli di bottiglia e l’interruzione delle filiere produttive, stanno pesando sulla sicurezza alimentare anche nelle economie avanzate come l’Italia. Il nostro Paese si vanta per la tradizionale dieta mediterranea e la qualità della cucina ma produce poca energia alimentare. Persino la produzione di molti prodotti tipici è sotto la sufficienza, tanto che siamo obbligati ad importare (olio d’oliva e grano, per esempio).

In questo contesto di continue e rapide crisi globali è necessario affidarsi a filiere sostenibili ma soprattutto resilienti. Urge un piano strategico per l’istituzione e la gestione di queste filiere che tenga conto dei fattori – in continua evoluzione – geopolitici, ambientali, climatici, sociali, etc.. Vanno monitorate le filiere, i flussi in entrata e uscita, e gli stoccaggi. Vanno anticipati i cambiamenti e fatte previsioni sugli scenari (geopolitici, climatici, etc.). Vanno studiate nuove e alternative catene di approvvigionamento.

La drammatica rapidità dei cambiamenti climatici, di cui l’uomo è responsabile, sta causando una riduzione importante della capacità produttiva di molte materie prime. Se diminuisce la produttività (quanto si produce in un ettaro, per esempio), e quindi l’offerta, ma aumenta la domanda con la crescita della popolazione e del benessere, i prezzi salgono e la sicurezza alimentare scende. Per ovviare alla diminuzione della produttività si deve ricorrere a un utilizzo più intensivo della terra, cioè coltivazioni più ingombranti o a coltivazioni alternative che a loro volta sono meno produttive e richiedono più terreno.

Minore è la produttività e maggiore è l’impatto sull’ecosistema che a sua volta modifica il ciclo del clima che poi riduce la capacità produttiva.

Ci dobbiamo abituare anche ai colli di bottiglia causati dalle improvvise interruzioni delle filiere produttive. Le cause sono molteplici e difficilmente prevedibili, ma uno sforzo va fatto, dotandosi di strumenti adeguati. Il conflitto in Ucraina, nella sua gravità, è insieme alla diffusione del virus Covid, sono caso più grave, ma non sono l’unico. I blocchi alle esportazioni di India e Indonesia nel rispondere alla crisi in corso, sono altre minacce. L’emergenza alimentare che ne consegue minaccia la sicurezza alimentare anche di paesi ricchi come quelli europei che sostanzialmente dipendono dall’estero.

Minaccia anche l’Italia che produce poco con tante piccole aziende che non hanno gli strumenti (di previsione e geopolitici) per compiere scelte strategiche e risorse economiche, organizzative/manageriali, e umane, per operare nel lungo termine. La scelta commerciale di preferire l’olio di girasole all’olio di palma ne è un esempio. Hanno sopperito alla mancanza di olio di girasole ucraino con le scorte proprie ma soprattutto di altri paesi o sono ricorse all’olio di palma come valida alternativa (lo stesso che avevano boicottato).

– Ai senatori della Repubblica ho suggerito di invitare il governo a promuovere un piano strategico per le materie prime alimentari.
– È evidentemente compito del Parlamento, in rappresentanza dei cittadini, definire chi e come sviluppare questo piano.
– Il governo deve produrre un bollettino mensile sulle materie prime alimentari (anche pubblico), per avere una comprensione degli approvvigionamenti, e della dinamica dei prezzi (così da contrastare le speculazioni);
– Il governo deve produrre previsioni sulla produttività rispetto ai cambiamenti climatici e ai violenti fenomeni meteorologici (siccità, temporali), le problematiche e le crisi geopolitiche, i colli di bottiglia, etc..

Dobbiamo incoraggiare politiche di collaborazione con i Paesi produttori, per migliorare la resilienza e la sostenibilità delle filiere, e soprattutto per avere rapporti di leale amicizia con i fornitori delle nostre imprese. Il friendshoring non è una scelta di lungo termine saggia, ma in questa fase storica la costituzione di partnership privilegiate può tutelare il benessere dei cittadini e migliorare le condizioni socioeconomiche e politiche dei Paesi amici.


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