Gli Stati Uniti “accelereranno” i colloqui con gli alleati, assicura il numero due del dipartimento dell’Energia. C’è “un forte senso di urgenza”
Gli Stati Uniti “accelereranno” i colloqui con gli alleati sul price cap sul petrolio russo, sul quale c’è “un forte senso di urgenza”. A parlare è David Turk, vice segretario al dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, durante una tavola rotonda virtuale svoltasi dopo il veritiere G7 in Germania e il summit Nato in Spagna.
Turk, già figura di spicco dell’amministrazione Biden e successivamente vicedirettore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia, identifica le tre crisi che stanno colpendo il settore: quella climatica, che “sta peggiorando ma ci sono buone notizie”, dice, citando gli impegni politici di sempre più Paesi; quella del Covid-19, con l’effetto sui prezzi; quella generata dall’invasione dell’ucraina da parte della Russia. Il presidente russo Vladimir Putin “usa l’energia come arma”, dichiara Turk spiegando che gli Stati Uniti sono pronti ad “aiutare l’Europa nel tentativo di diversificare” le fonti di approvvigionamento energetico, soprattutto con il Gnl, “in questi tempi incredibilmente complicato“.
Turk si sofferma poi sul “linguaggio positivo” delle discussioni del G7 in materia energetica, e in particolare sul price cap. Due gli obiettivi: “assicurare” prezzi del petrolio “ragionevoli per i Paesi e le persone di tutto il mondo”; “non permettere al presidente Putin di trarre vantaggio dalla sua invasione” rafforzando le proprie leve energetiche. Il price cap risponde, secondo i suoi sostenitori, a entrambi gli obiettivi: limitare i profitti della Russia dal petrolio, e quindi il denaro a sua disposizione per finanziare la guerra in Ucraina.
Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano e grande sostenitore del meccanismo assieme alla segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen, dopo il G7 aveva annunciato la decisione dei leader di dare “mandato con urgenza ai ministri su come applicare un price cap sul gas e sul petrolio”. “L’Unione europea accelererà il suo lavoro sul tetto al prezzo del gas, una decisione che accogliamo con favore”, aveva aggiunto dichiarando di augurarsi si arrivi a un risultato prima di ottobre.
A sentir parlare Turk si ha la sensazione netta che i negoziati sul price cap sul petrolio siano più avanzati. Quelli relativi al gas, invece, sono una partita più complessa, anche alla luce delle resistenze nell’Unione europea, a partire da quelle tedesche.
“Continueremo a lavorare con i nostri colleghi italiani e con altri colleghi per cercare di gestire la situazione”, dice Turk rispondendo a Formiche.net. “Come ha chiarito il presidente [Joe] Biden – e credo sia uno dei segnali più chiari e netti emersi dal G7 e dalla successiva discussione con la Nato – i nostri Paesi sono uniti, i nostri Paesi sono decisi”. Ora, continua, “dobbiamo resistere. Dobbiamo superare questa fase. Dobbiamo dimostrare l’unità” emersa in risposta all’invasione russa dell’Ucraina “non soltanto per settimane, ma per mesi, per fare tutto ciò che possiamo”.
“Ci saranno ulteriori discussioni” frequenti nelle prossimi settimane, spiega ancora Turk. “Dobbiamo trattare la questione non come una questione quotidiana o settimanale, ma pensare davvero a una soluzione” e lavorare su meccanismi, come il price-cap ma non solo, per “mettere al sicuro i nostri consumatori e le nostre economie”. Ma anche per “non permettere” al presidente Putin “di trarre vantaggi dall’invasione di un altro Paese, di un Paese sovrano”, ribadisce con forza.
A una domanda sulla disponibilità di Cina e India, che hanno beneficiato di petrolio russo a prezzi scontati dopo le sanzioni occidentali, al price cap, Turk ha risposto: “C’è un reale riconoscimento dei benefici che deriverebbero da un tale schema, in particolare da parte dei principali Paesi consumatori di tutto il mondo”.