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“Riunificare” Cina e Taiwan? Assist a Pechino del diplomatico Ue

In un’intervista poche settimane prima dell’inizio del suo mandato da ambasciatore, lo spagnolo Albiñana si allontana dalla linea ufficiale di Bruxelles. Immediata la reazione di Taipei

“L’Unione europea non è a favore dell’indipendenza di Taiwan, ma della riunificazione pacifica”. Una frase che ha alzato un polverone. A pronunciarla è il diplomatico spagnolo Jorge Toledo Albiñana, recentemente nominato nuovo capo della delegazione dell’Unione europea a Pechino da Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ed ex ministro degli Esteri spagnolo. L’intervista al giornale La Vanguardia è il biglietto da visita con cui Albiñana, ex ambasciatore spagnolo in Giappone, si presenterà il 1° settembre prossimo a Pechino.

Nel documento “Ue-Cina: un outlook strategico” pubblicato dalla Commissione europea a marzo 2019, l’Unione europea ha definito la Cina un “rivale sistemico”, un “competitor economico” e “partner negoziale”. Il diplomatico segue questo schema ma pone, già dalla prima risposta, un forte accento sugli aspetti positivi. “La Cina è indispensabile e necessaria per governare il mondo”, spiega. “Senza il suo aiuto non possiamo affrontare sfide globali come la pandemia e la crisi climatica”. Quanto agli aspetti economici e commerciali “non dobbiamo combattere, bensì negoziare affinché le aziende europee che esportano in Cina abbiano le stesse condizioni di quelle cinesi che esportano in Europa, cosa che ora non avviene”. C’è un rischio di disimpegno? “C’è, ma non per volontà della Cina. Sono gli imprenditori occidentali che hanno visto la necessità di ripensare la produzione”. Sulle ambizioni di Pechino, soprattutto Mar Cinese Meridionale: “Non possiamo tollerare che la Cina violi le regole del diritto internazionale accettate da tutti e occupi aree che non le appartengono. Ciò non significa che non possiamo negoziare con essa”. Quanto alla libertà in Cina, il diplomatico riconosce che lo sviluppo economico non ha portato la democrazia come l’Occidente sperava. “La libertà politiche in Cina non sono al massimo, ma nemmeno al peggio”, dice. “La grande domanda è se il contratto sociale della Cina reggerà. Cioè, la prosperità e il benessere continueranno a compensare il sacrificio delle libertà politiche e sociali? Non lo so”.

E l’artefice di tutto questo, cioè Xi Jinping? È “il leader di una delle maggiori potenze mondiali e noi dobbiamo andare d’accordo con lui”. Ma è amico del leader russo Vladimir Putin, osserva l’intervistatore. Risposta: “Ciò che sta accadendo in Ucraina non è affatto piacevole per la Cina. L’unità territoriale di un Paese è fondamentale per la Cina. Xi insiste su di essa per rivendicare la riunificazione con Taiwan. Pertanto, per coerenza, dovrebbe condannare l’aggressione della Russia all’Ucraina”. È così che entra nell’intervista la questione Taiwan. “L’Unione europea non è a favore dell’indipendenza di Taiwan, ma della riunificazione pacifica”, spiega Albiñana. Poi aggiunge: “Riteniamo che debba esistere una sola Cina, ma in caso di invasione militare abbiamo chiarito che l’Unione europea, con gli Stati Uniti e i suoi alleati, imporrà misure simili o addirittura superiori a quelle che abbiamo adottato ora contro la Russia”. Aggiunge che la Cina è stata “sorpresa” dalla “risposta unitaria” dell’Occidente e dei suoi alleati e partner nel mondo all’invasione russa dell’Ucraina. “Inoltre, Taiwan è un’isola montuosa, non un Paese piatto con ampi confini terrestri come l’Ucraina. È uno spunto di riflessione”, dice lasciando intendere le difficoltà di un’operazione anfibia.

A nome di chi parla Albiñana? Domanda legittima considerati due elementi. Il primo: parlare di riunificazione è soltanto un assist alla Cina, visto che l’unificazione non c’è mai stata e che il concetto di riunificazione è proprio del vocabolario della diplomazia cinese. Il secondo: le dichiarazioni dell’ambasciatore su Taiwan sono in contrasto con la linea ufficiale dell’Unione europea. La quale “ha un forte interesse per la pace, la sicurezza e la stabilità in Asia”, “sostiene lo status quo e la risoluzione pacifica delle divergenze attraverso lo Stretto di Taiwan, rifiutando l’uso o la minaccia della forza” e “continua a incoraggiare il dialogo e l’impegno costruttivo”. Virgolettati tratti dal sito dell’Eeas, cioè il Servizio europeo per l’azione esterna, ovvero la diplomazia dell’Unione europea di cui Albiñana fa parte.

Inevitabile la risposta di Taiwan. Joanne Ou, portavoce del ministero degli Esteri, ha dichiarato che Taiwan e la Cina non sono subordinate l’una all’altra e che la sovranità di Taiwan appartiene al suo popolo e solo il popolo taiwanese può determinare il futuro dell’isola.

Già due anni fa le parole dell’allora rappresentante dell’Unione europea in Cina avevano alimentato tensioni tra la diplomazia europea e il Parlamento europeo. Non si può escludere che qualche eurodeputato chieda conto di queste dichiarazioni a Borrell e ad Albiñana nelle prossime settimane, prima dell’arrivo di quest’ultimo a Pechino.

Nelle scorse ore, appena atterrata a Taiwan, Nicola Beer, una dei vicepresidenti del Parlamento europeo, ha dichiarato ai giornalisti che “è il momento di stare fermamente dalla parte di Taiwan”, definendo l’Europa e l’isola parte di una “famiglia di democrazie”. “Non chiuderemo gli occhi di fronte alle minacce della Cina nei confronti di Taiwan. L’Europa è arrivata in ritardo per Hong Kong, noi non arriveremo in ritardo per Taiwan”, ha aggiunto.



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