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“Runxue” e la grande fuga dalla Cina ai tempi del Covid

Con la pandemia, un nuovo fenomeno diventa tendenza tra i giovani cinesi. Il calo del reddito, le limitazioni per il virus e la mancanza di lavoro spingono sempre di più all’emigrazione della classe media

Una nuova filosofia si fa tendenza tra i giovani cinesi. È la “runxue”, la voglia di “correre” per scappare dalla Cina ai tempi della pandemia, nella ricerca di un futuro migliore, più libero e più sicuro.

Circa quattro anni fa, i ragazzi cinesi usavano l’hashtag #AmazingChina, ma da quando è arrivato il Covid tutto è cambiato. I giovani che oggi vivono in Cina si sentono la generazione più sfortunata dagli anni ’80, segnati dalla rigida politica di zero Covid. Continui test di massa per identificare i contagiati, poco lavoro, calo del reddito famigliare e infinite limitazioni di movimento e libertà individuale. Nonostante la censura, lo scontento – velato ed esplicito – si fa sentire sui social network.

Come si legge sul quotidiano The New York Times, è diventato virale un video in cui un giovane discute con un poliziotto che lo minaccia di repressione, anche sulla sua famiglia e per tre generazioni, se rifiuta il trasferimento ad un centro di isolamento per i casi Covid. “Questa sarà la nostra ultima generazione”, ha risposto il giovane.

Nella piattaforma Weibo, molti giovani hanno espresso il dubbio di avere figli precisamente per l’insicurezza che sentono di fronte ad un governo sempre più autoritario. “Non fare figli in questo Paese, in questa terra, è l’azione di carità più grande che posso fare”, ha scritto un utente con l’hashtag #TheLastGeneration.

Un nuovo sondaggio ripreso dal Nyt su 20.000 persone, tra i 18 e i 31 anni, evidenzia come due terzi delle donne non vuole fare figli. Ma il governo ha un’agenda diversa: promuove fino a tre figli per ringiovanire la popolazione.

La soluzione? Con la pandemia, l’obiettivo sembra essere diventato uno: uscire per sempre dalla Cina. Il Financial Times sostiene che alla fine di marzo, “le ricerche sulla piattaforma WeChat di Tencent per ‘come trasferirsi in Canada’ sono aumentate di quasi il 3.000%”, secondo uno studio del think tank americano Council on Foreign Relations (Cfr), così come sono aumentate le richieste di informazione per trasferimenti all’estero ad agenzie e consulenti.

A differenza di quanto vuole comunicare il governo di Pechino, il “runxue” dimostra che i cittadini cinesi sono profondamente frustrati. L’insistenza nella politica dello zero Covid, con i suoi effetti economici e sociali specialmente sulla classe media che vive nelle grandi città, rischia di intaccare la leadership del Partito Comunista Cinese (Pcc).

“La legittimità del Pcc e della sua leadership è stata a lungo sostenuta dalla straordinaria ascesa dell’economia cinese dagli anni ’80 – si legge sul Financial Times -, che ha tirato fuori il Paese dalla povertà e ha spinto centinaia di milioni di cinesi nella relativa prosperità della classe media”.

Kathy Huang, ricercatrice del Cfr che ha monitorato il fenomeno “runxue” sostiene che i lockdown rigidi di quest’anno dimostrano a molte persone che la prosperità non può competere con il potere politico in Cina: “Shanghai sta gradualmente riaprendo, ma lo shock del ritorno al lockdown ha innescato un cambiamento negli atteggiamenti dei cinesi”.

“Per molte élite, l’emigrazione è stata un’opzione praticabile, anche prima dei lockdown – ha aggiunto Huang -. Ma l’improvviso picco di interesse segnalato dai motori di ricerca e dalle società di consulenza sull’immigrazione ci dice che una popolazione molto più numerosa, molto probabilmente quella della classe media, sta iniziando a pensarci dopo i confinamenti”.

Anche sul fronte economico mancano le buone notizie. Molti esperti prevedono una contrazione del Pil cinese in questo trimestre. “Le previsioni di crescita per l’intero anno sono state finora riviste al 4% circa – precisa il Financial Times -, metà della crescita dell’8,1% registrata lo scorso anno, è al di sotto dell’obiettivo di Pechino del 5,5%, che era già il minimo da tre decenni”.

Il rallentamento si riflette sui dati dell’occupazione. I lavoratori di età compresa tra i 18 ei 24 anni hanno un livello di disoccupazione record: il 18,4%. E il problema peggiorerà con oltre 10 milioni di studenti universitari che si laureeranno nelle prossime settimane.

“Lo Stato rimane in allerta per proteggersi – conclude FT -. La maggior parte dei rapporti critici nei confronti della politica zero Covid vengono velocemente eliminati dalla censura di Pechino e dalle piattaforme tecnologiche come Tencent e Weibo, così come ondate episodiche di meme e altri commenti sui social media che riflettono l’insoddisfazione”.

Il dissenso è latente. Le proteste notturne a Shanghai, durante le quali i residenti sbattevano pentole e cantavano dai balconi, e gli scontri tra studenti di Pechino e la polizia, sono la prova che in Cina la frustrazione può esplodere rapidamente.



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