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Il ruolo dell’Italia nella competizione tra Marocco e Algeria

Di Carmine De Vito

Autonomia, sviluppo e stabilità sono le pietre angolari per una nuova architettura di sicurezza inclusiva e attrattiva per la
frontiera sud del Mediterraneo. L’area è divenuta ancora più strategica nel quadro conflittuale di lungo termine della guerra in
Ucraina. L’analisi di Carmine de Vito, analista di politica internazionale, sicurezza e geopolitica

Lo scontro che si sta producendo in Ucraina è totalmente assorbente nel sistema delle relazioni internazionali. Siamo praticamente in una fase di pre-guerra mondiale in quanto ogni attore incidente nel sistema (potenze regionali e globali) sta monitorando e ricalibrando la propria posizione strategica in tutti gli scenari geopolitici, giocando un proprio ruolo collaterale al conflitto.

Tra questi, lo spazio geostrategico Nordafrica-Mediterraneo – negli ultimi anni totalmente centrato nella crisi libica e dal fenomeno migratorio – emerge come uno dei quadranti più fragili e fluidi a livello globale. La costa sud del mediterraneo, in tutta la sua segmentazione, è stata immediatamente riclassificata in termini geostrategici e logistici, non solo per il controllo dei flussi militari, soprattutto per la riconversione delle quote per l’approvvigionamento energetico ed alimentare a seguito delle sanzioni ai danni della Russia.

In questo scacchiere, già prima dell’inasprirsi delle relazioni tra Ucraina e Russia erano riaffiorate le tensioni diplomatiche tra Marocco e Algeria su una questione a lungo caduta nel dimenticatoio, ovvero la crisi nel Sahara Occidentale. Una questione complessa e incancrenitasi nel tempo che, tuttavia alimenta nuovi dubbi e timori sugli impatti multidimensionali che il tema saharawi può avere sulla condizione generale di tenuta della regione, soprattutto in termini di stabilità e potenziale geoeconomico e politico.

La situazione tra i due competitor regionali è precipitata tra il novembre 2020 e il dicembre 2022 con una serie di incidenti progressivi che di fatto hanno messo fine al cessate il fuoco del 1991 imposto dalle Nazioni Unite, fino alla rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, al blocco dello spazio aereo da parte di Algeri e soprattutto la chiusura del Gasdotto Maghreb-Europa (MEG) che passa in territorio marocchino. Una decisione che nei fatti aveva già aveva aperto la grande partita energetica in Europa, producendo una serie di spinte sistemiche nelle relazioni diplomatiche, ora in continua evoluzione con la guerra in Ucraina e il regime sanzionatorio comminato alla Russia.

Nel 2020 Rabat ha avviato la normalizzazione dei rapporti con Israele nel contesto degli Accordi di Abramo e promosso una collaborazione pragmatica e affidabile nel quadro di soluzione dei dossier regionali con diversi attori africani. Algeri dalla sua parte, ha visto ridursi il cono d’azione della sua diplomazia, sempre più limitato ad una collocazione statica sull’asse Mosca-Ankara-Teheran, ergo la necessità di riprendere un protagonismo dinamico nella regione come potenza economica e militare; ora con la guerra in atto ha – giustamente – proposto una posizione più equilibrata e attendista al fine di poter meglio spendere il suo enorme peso geoeconomico legato alle riserve energetiche.

Il tema del Sahara Occidentale e l’integrità territoriale costituisce la pietra angolare di tutta la politica estera marocchina, delineata attraverso “l’accumulazione senza precedenti di sviluppi sereni e costruttivi” così come l’ha definita il sovrano Mohammed VI nel suo ultimo discorso alla nazione. L’Algeria da parte sua, è il più importante sostenitore dell’autodeterminazione-indipendenza del popolo saharawi attraverso il Fronte Polisario, ma ora non può permettersi di compromettersi in scenari di tensione nell’area. Escludendo la Russia, il suo parterre di riferimento, sia la Turchia con il suo ruolo attivo di mediatore e l’Iran in un logico low profile, sono impegnate in un intelligente esercizio di realismo politico che preclude qualsiasi possibile sostegno alla causa.

Da non sottovalutare, in termini di de-escalation ed importante contributo alla stabilizzazione del quadro regionale, il recente vertice intergovernativo tra Italia e Algeria (18 luglio c.a). Il presidente del Consiglio Mario Draghi ad Algeri – il giorno prima di presentarsi in parlamento per la crisi innescatasi – ha firmato con il Presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ben 15 accordi e memorandum d’intesa non solo nel campo energetico (una fornitura di 30 miliardi metri cubi di gas all’anno con una accelerazione di 4 milioni rispetto all’intesa precedente del 11 Aprile c.a.), ma anche nei settori delle energie rinnovabili, delle infrastrutture, della lotta alla corruzione e all’immigrazione, come per le microimprese, le startup, il settore farmaceutico, industriale, la cooperazione e lo sviluppo sociale.

Il Marocco, dalla sua parte gode di una forte reputazione presso gli Stati Uniti, nell’ambito degli accordi di Abramo ha approfondito le relazioni diplomatiche con Israele fino a siglare (24-25 novembre 2021) un sorprendente accordo di cooperazione in materia di difesa ed intelligence; ha ricostruito il suo rapporto con la Spagna sulla base di una intensa e produttiva collaborazione strategica, dopo l’accettazione da parte del governo Sánchez del piano di autonomia per il Sahara Occidentale.

Sulla proposta marocchina di soluzione della crisi attraverso un’ampia autonomia alla regione, rispetto e tutela dei diritti del popolo sahrawi ed un grande piano economico di sviluppo che coinvolga tutti gli attori del processo di pace, c’è un importante sostegno nell’area UE. Il neoministro agli affari Esteri tedesco Annalena Baerbock lo ha definito un “contributo importante verso un accordo di pace” e sulla stessa linea si sono espressi Paesi bassi, Ungheria e Romania, oltre alla consolidata posizione della Francia.

Il vertice Nato di Madrid (28-30 giugno c.a.) ha inserito tra i punti del nuovo concetto strategico dell’organizzazione, la stabilità e la sicurezza del cosiddetto fianco sud dell’Alleanza. La frontiera sud del Mediterraneo necessita di una nuova architettura di sicurezza – stabile e coordinata – imperniata su un sano e rivivo realismo politico. Il tema dello sviluppo, della cooperazione e del mutuo vantaggio d’interesse può essere l’unica mossa vincente dinanzi al pericolo continuo di strategie stagnanti di tensione al fine di rendere l’area più vulnerabile e attaccabile trasversalmente.

Per questo motivo, l’Alleanza Atlantica dovrebbe fare è sviluppare una nuova interpretazione del fianco sud: le sfide che deve affrontare nella regione nascono da aree lontane, tanto da costringere ad un ripensamento del profilo strategico del fianco sud, verso un “fianco sud allargato” in cui una visione puramente militare risulta, assolutamente limitata ed incapace ad affrontare con efficacia le minacce alla sicurezza alleata.

In questa ottica, il piano proposto dal Marocco per risolvere la crisi del Sahara occidentale può rappresentare una interessante base preliminare di discussione per coinvolgere tutti gli attori della regione dentro uno stabile, pragmatico e produttivo quadro di collaborazione. Il progetto marocchino ha il pregio di declinare funzionalmente e incisamente l’opzione strategica del “fianco sud allargato”, evitando dispositivi diplomatici oltremodo lacerativi, come il referendum, la selezione dell’elettorato attivo e la selezione delle zone di competenza.

Autonomia, sviluppo e stabilità sono i presupposti angolari di una nuova concezione della politica di sicurezza ad architettura includente ed attraente; come la creazione di una zona economica speciale che risponda sia alle esigenze delle popolazioni autoctone come delle popolazioni rifugiate nei campi di Tindouf, sanando questa terribile tragedia; il tutto all’interno di un quadro giuridico avanzato nel contesto globale e regionale in termini di sicurezza, dialogo e mantenimento della pace.
Sempre e, più che mai in tempi di guerra, c’è bisogno di un sano spirito realista per affrontare problemi complessi, ma la nuova competitività ha bisogno sempre di un progetto inclusivo ed attraente.


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