Confermata la visita in Italia di Hossein Amir-Abdollahian, anticipata nei giorni scorsi da Formiche.net. Con l’omologo Di Maio vuole parlare di questioni bilaterali. Alla Santa Sede per una sponda per i negoziati sul Jcpoa
Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Esteri della Repubblica islamica dell’Iran, ha lasciato Teheran questa mattina diretto a Roma. Come anticipato da Formiche.net, il capo della diplomazia iraniana, politico che fu molto vicino a Qassem Soleimani, comandante delle Quds Force ucciso da un drone statunitense all’inizio del 2020, incontrerà l’omologo italiano Luigi Di Maio e si recherà in Vaticano per un faccia a faccia con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, e con monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati. Previsti nella sua agenda anche alcuni eventi e incontri politici.
Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa iraniane, il ministro ha spiegato che sarebbe previsto anche un incontro con il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Essendo la visita di un ministro degli Esteri al presidente del Consiglio esclusiva di pochi rappresentanti di Paesi alleati (tra cui gli Stati Uniti, come dimostra l’incontro di un anno fa tra Draghi e il segretario di Stato americano Antony Blinken), Formiche.net ha inviato una e-mail a Palazzo Chigi chiedendo conferma.
Si tratta del primo viaggio di Amir-Abdollahian in Italia da quando è stato nominato ministro degli Esteri. Con l’omologo italiano Di Maio ha avuto un faccia a faccia a febbraio, a margine della 58ª sessione della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. È su invito del ministro italiano che Amir-Abdollahian è volato a Roma per affrontare questioni bilaterali, soprattutto nei settori della cooperazione politica, economica e commerciale, ha spiegato lo stesso.
A giudicare dunque dalle sue dichiarazioni prima della partenza, poco tempo verrà dedicato al Jcpoa, con l’Italia che sostiene ufficialmente i negoziati per il rilancio dell’accordo nucleare ma non è coinvolta direttamente nelle trattative. Si parlerà, invece, di temi che con l’accordo hanno molto a che fare: le sanzioni statunitensi.
Da quando Donald Trump ha tirato fuori gli Stati Uniti dal Jcpoa, a maggio 2018, Washington ha reintrodotto la panoplia sanzionatoria per intero, isolando di fatto Teheran. Questa decisone, confermata dall’amministrazione di Joe Biden nonostante nel 2021 si siano riavviati i dialoghi per ricomporre l’intesa, comporta la presenza delle misure sanzionatorie secondarie. Queste rendono molto complicato se non impossibile fare affari con gli iraniani per chiunque non voglia rischiare di finire sotto la scure statunitense.
In sostanza, la riapertura dei canali commerciali con Teheran dipende molto (se non del tutto) da Washington. In questi giorni, particolarmente da Parigi, stanno arrivando spinte per permettere al petrolio iraniano di entrare nel mercato globale, così da contribuire a un riequilibrio del prezzo di mercato alterato dalle conseguenze delle a guerra russa in Ucraina. Si tratterebbe di una circostanza eccezionale, sulla quale come detto peserebbe comunque la parola di Washington, simile a quella che aveva concesso eccezioni speciali ad alcuni Paesi, tra cui l’Italia, per non interrompere bruscamente le relazioni con l’Iran ai tempi del rientro in vigore delle sanzioni statunitensi.
Il ministro degli Esteri iraniano appare deciso a sfruttare i rapporti di lunga data tra i due Paesi. Per Teheran il rapporto è “complementare”. L’Italia può offrire macchinari per l’industria. L’Iran, dal canto suo, energia, acciaio, prodotti petrolchimici e derivati del petrolio. Tutti settori colpiti dalle sanzioni statunitensi che, sostiene l’Iran, stanno facendo perdere un’occasione all’Italia. L’idea sembra essere quella di far leva sui buoni rapporti del governo Draghi con l’amministrazione Biden, che però ha ribadito più volte che un allentamento delle sanzioni non può avvenire senza passi avanti da parte di Teheran sul programma nucleare.
Dell’accordo il ministro Amir-Abdollahian parlerà senza dubbio nei suoi incontri in Vaticano, memore anche dell’impegno profuso dalla diplomazia di papa Francesco, e in particolare da monsignor Gallagher, per il dialogo tra l’amministrazione Obama e l’Iran nel 2015.
(Foto: Twitter @Iran_GOV)