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Ecco lo scudo Ue contro le scalate cinesi

Consiglio e Parlamento hanno raggiunto un accordo sulle regole sui sussidi esteri che distorcono il mercato interno. Nel mirino c’è Pechino ma anche le aziende statunitensi e asiatiche temono ripercussioni

Il Consiglio dell’Unione europea e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulle regole sui sussidi esteri che distorcono il mercato interno. Le aziende che ricevono oltre 50 milioni di euro di sovvenzioni estere e cercano di rilevare attività nell’Unione europea per oltre 500 milioni di euro o partecipare a gare d’appalto da almeno 250 milioni di euro dovranno notificare l’operazione alla Commissione europea e ottenere la sua approvazione.

Le acquisizioni o le offerte di contratti fatte da imprese straniere sovvenzionate al di sopra di queste soglie faranno scattare un’indagine e l’adozione di misure per contrastare gli effetti distorsivi Potranno essere imposte multe fino al 10% del fatturato aggregato di un’azienda in caso di mancata notifica delle loro sovvenzioni. Inoltre, la Commissione avrà il potere di indagare sui sussidi concessi fino a cinque anni prima dell’entrata in vigore delle regole (prevista a metà del 2023).

“Si tratta di una pietra miliare per garantire che il nostro mercato unico rimanga aperto ed equo”, ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione. L’intesa, ha continuato, è “un segnale importante a tutti coloro che vogliono i nostri partner commerciali e alle aziende di tutto il mondo: siete i benvenuti a fare affari nell’Unione europea; tutte le aziende che operano nel mercato unico saranno trattate allo stesso modo per garantire equità”.

Le nuove regole colmeranno il divario normativo tra le imprese europee, soggette a regole severe, e le rivali straniere, che invece hanno regole meno rigide, ha dichiarato l’europarlamentare relatore Christophe Hansen. “Ristabilire una concorrenza leale nel mercato unico dell’Unione europea non è importante solo per le imprese, ma anche per sostenere il commercio globale e le economie aperte”, ha dichiarato in una nota.

BusinessEurope, gruppo di interesse che rappresenta le imprese dell’Unione europea e di alcuni Paesi europei non membri, ha accolto con favore l’accordo – “fondamentale per colmare le lacune normative esistenti” – ma ha anche messo in guardia dai rischi dell’eccessiva burocratizzazione. “Ora dobbiamo assicurarci che il regolamento sia attuato in modo da affrontare efficacemente le sovvenzioni estere più distorsive, riducendo al minimo gli oneri amministrativi per le imprese e le amministrazioni pubbliche”, ha dichiarato in una nota Markus J. Beyrer, direttore generale dell’associazione. “Per questo, le aziende avranno bisogno di una guida dettagliata sui diversi aspetti del regolamento”.

Le aziende statunitensi, giapponesi e coreane e di altri Paesi temono ripercussioni, a partire dall’ingente quantità di informazioni richieste dalla Commissione europea, come raccontato dal Wall Street Journal.

Ma la mossa è pensata in particolare per proteggere le imprese europee dalle mire cinesi. “L’elefante nella stanza è ovviamente la Cina, perché è la minaccia più grande”, ha dichiarato Hansen. La Camera di commercio cinese presso l’Unione europea ha reagito duramente dichiarando che le aziende cinesi raggiunto acquisizioni e vincono contratti di appalto nei 27 in gran parte grazie ai vantaggi competitivi acquisiti dalla presunta concorrenza nel mercato cinese, e non grazie alle sovvenzioni. Il nuovo regolamento”potrebbe erodere ulteriormente la fiducia delle imprese cinesi e creare un ambiente commerciale iniquo per le aziende cinesi”, ha dichiarato questa settimana la Camera.



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