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Nelle guerra di spie tra Putin e l’Occidente, la Svizzera fa la Svizzera

Oltre 500 diplomatici russi sono stati espulsi dai Paesi europei dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Uno fa eccezione e ha così rafforzato il suo ruolo di hub dell’intelligence nel Vecchio continente

Nei giorni scorsi la Bulgaria, uno degli alleati più fedeli dell’Unione Sovietica durante la Guerra fredda, ha espulso 70 diplomatici russi. È l’ultimo Paese europeo a compiere un passo simile per ragione di sicurezza nazionale (l’Italia ne aveva espulsi 30 ad aprile). In totale, dal 24 febbraio scorso, cioè da quando le truppe russe hanno invaso l’Ucraina, oltre 500 diplomatici russi sono stati espulsi dai Paesi occidentali. Tra le poche eccezioni c’è la Svizzera, che nei giorni scorsi ha ospitato la Ukraine Recovery Conference (presente per il governo italiano Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri).

Berna, fedele alla sua politica di neutralità, ha resistito alle richieste di schierarsi nella guerra di intelligence tra Occidente e Russia. Così la Svizzera ha rafforzato il suo ruolo di hub dell’intelligence in Europa. Tanti i motivi, come la vicinanza ad altri Paesi e i sistemi di telecomunicazione avanzati. Ma anche il principio “no-question-asked”, che vige dai tempi della Guerra fredda. Nessuna domanda, e diversi diplomatici russi recentemente espulsi dai Paesi europei non sono stati rimpatriati bensì stati trasferiti in Svizzera, da cui continuano a operare.

La Neue Zürcher Zeitung ha raccontato “come le spie russe operano Svizzera”, con l’ambasciata che “funge da base logistica. Una delle fonti ascoltate ha riferito al giornale svizzero che, nonostante l’intensa pressione diplomatica che la Russia ha dovuto affrontare a livello globale da febbraio, le sue strutture di spionaggio in città svizzere come Ginevra e Berna “sono ancora intatte”.

Quanti agenti dei servizi segreti russi operano attualmente in Svizzera? Secondo l’articolo, che riferisce percentuali simili a quelle più volte citate per altri Paesi europei, almeno un terzo della presenza diplomatica russa nel Paese, che conta 220 persone, è costituito da membri dell’intelligence. Questi circa 70 agenti rappresentano tutte e tre le principali agenzie russe, cioè Gru (intelligence militare), Svr (spionaggio) e Fsb (controspionaggio). I funzionari gestiscono un numero imprecisato di informatori e agenti, cittadini svizzeri o di Paesi terzi che forniscono regolarmente informazioni ai russi.

Secondo il giornale, gran parte del lavoro dell’intelligence russa in Svizzera consiste in rapporti di attualità di interesse per Mosca. Più della metà di queste informazioni proviene da fonti pubbliche, cioè “aperte”, come i media locali. Gli ufficiali operativi russi gestiscono le risorse locali, che forniscono loro informazioni classificate o comunque riservate di natura politica, militare o economica. Tutte le altre missioni – soprattutto le attività speciali – sono compito di professionisti dell’intelligence che si recano in Svizzera, sia per operarvi, sia per prepararsi a missioni in altre parti d’Europa. Infine, ci sono le operazioni informatiche russe, che di solito non richiedono la presenza fisica di agenti in Svizzera.

La Svizzera offre un ambiente ricco di obiettivi per l’intelligence russa. Il giornale cita le numerose organizzazioni internazionali con sede in territorio elvetico: attualmente sono più di 250. Tra queste: l’Unione europea di radiodiffusione, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, Medici senza frontiere, la Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni e l’Organizzazione mondiale della sanità. Inoltre, la Svizzera è spesso sede di incontri diplomatici di alto livello (come il faccia a faccia dell’anno scorso tra il presidente statunitense Joe Biden e l’omologo russo Vladimir Putin) e ospita numerosi istituti di ricerca di alto livello, tra cui il Politecnico di Zurigo e il Politecnico federale di Losanna. Non è tutto: i servizi segreti russi sono impegnati nella sorveglianza – e talvolta nell’intimidazione – dei membri della comunità russa espatriata in Svizzera, che criticano apertamente il Cremlino.

Ecco perché, secondo gli addetti ai lavori, la Svizzera è oggi ancor più “territorio di spie” di quanto è stata durante la Guerra fredda.



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