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Telegram e politica, così si prepara la campagna elettorale

Molto è cambiato dalle ultime elezioni politiche, due elementi su tutti la pandemia e la guerra in Ucraina. Così per i politici si apre un ulteriore campo: quello di Telegram. C’è chi arriva preparato, chi presidia il territorio e chi, invece, è molto in ritardo. L’analisi di Domenico Giordano

È Telegram la prossima isola del like sulla quale si lanceranno i leader della politica italiana.

Se non si dovesse votare nella prossima primavera, ma subito dopo l’estate perché Mario Draghi non ritorna più sulle proprie scelte, questa anticipazione non rallenterà quel processo di digitalizzazione che i partiti e i leader, in modo non sempre convinto e purtroppo quasi mai strategico, stanno portando avanti.

Del resto, tra le elezioni del 4 marzo del 2018 e le prossime politiche ci sono di mezzo due eccezionali scosse telluriche che hanno accelerato l’immersione della nostra socialità nella dimensione digitale: la pandemia da Covid-19 e il conflitto in Ucraina. Due fratture così profonde che hanno obbligato ancor di più i leader a comunicare in primis sulla Rete e poi utilizzando gli altri medium.

Del resto, non c’è un solo politico che non sia preoccupato negli ultimi anni di presidiare e popolare le piattaforme social. Di più, statene certi, non c’è leader nazionale o sindaco di uno dei nostri ottomila comuni, che almeno una volta non si sia preso la briga di controllare se il numero di like, dieci, cento o mille, di un suo post non fosse più alto di quello incassato da un avversario o alleato.

Dopo l’esordio di Matteo Salvini su TikTok, in un giorno di novembre di tre anni fa, considerata dai suoi colleghi con malcelato snobismo, frutto dell’ignoranza, una piattaforma solo per balletti pre e post-adolescenziali, ecco che in silenzio e senza tanti strombazzamenti altri leader politici si sono affacciati con un proprio profilo sul canale che a settembre dell’anno scorso ha raggiunto il traguardo di un miliardo di utenti attivi mensilmente.

Eppure, proprio mentre la Zuckerbubble, Facebook, Instagram e WhatsApp, mostra evidenti segni di stanchezza, e TikTok continua a crescere ma non ha ancora del tutto convinto i politici, Telegram può rappresentare il social di messaggistica più adatto per connettersi con i propri leader e, per questi ultimi, la soluzione migliore per far crescere senza sforzi apparenti la comunità di follower coinvolgendola nelle discussioni.

Telegram, a dispetto di WhatsApp, consente l’attivazione dei canali che rappresentano lo strumento ideale per “diffondere messaggi pubblici a un ampio pubblico”. Infatti, un canale non ha limiti di partecipanti e “può avere un numero illimitato di membri”. A riprova di quanto il social dei fratelli russi Pavel e Nikolai Durov sia funzionale alla comunicazione politica è sufficiente vedere come si sono ingrossati i canali dei principali protagonisti del conflitto in Ucraina o, semplicemente, confrontare la forbice tra i dati di Statista, sito di aggregatore di dati, che a gennaio attestava in 500 milioni gli utenti attivi ogni mese sulla piattaforma e il traguardo annunciato da Telegram il 21 giugno di quest’anno, di 700 milioni.

Tra i nostri politici a fare da apripista ci sono ancora una volta i social leader “populisti” che grazie ai canali aperti su Telegram trascinano pubblico verso le altre piattaforme o i siti web di riferimento.

Gianluigi Paragone ha aperto il canale a novembre del 2021 e oggi conta 107.715 iscritti, mentre altri 1.250 sono iscritti alla chat collegata al canale sul quale sono stati pubblicati fino a oggi 2126 foto e 54 video tutti per spingere gli accessi al blog www.ilparagone.it

Con un terzo degli iscritti di Paragone, troviamo Giorgia Meloni il cui canale, aperto a gennaio dell’anno scorso, conta su un pubblico di 41.274 iscritti. L’unica interazione possibile prevista per gli iscritti è quella di una reaction tramite emoji, mentre le pubblicazioni, in tutto a oggi 697 foto e 70 video, in buona parte vengono utilizzate per traslocare traffico partigiano verso i post che la Meloni pubblica sulla fanpage Facebook.

Con una dote di 39.761 iscritti al terzo posto tra i canali Telegram più seguiti c’è quello di Matteo Salvini aperto a maggio del 2019 e popolato con 1397 foto e ben 162 video. Anche per il leader della Lega troviamo collegato al canale una chat di commenti, ma con appena 232 iscritti, e quasi sempre le pubblicazioni servono per incentivare gli iscritti a saltare da una piattaforma all’altra, in questo caso, come abbiamo già visto per la Meloni, puntando su Facebook o solo per creare audience rispetto ad altri medium.

Notevolmente distanziati dal trio “populista” ci sono poi i canali Telegram di Matteo Renzi, Carlo Calenda. Quello del senatore di Italia Viva, per la verità, è l’unico canale verificato, con la spunta blu, tra tutti quelli dei leader che ne attesta l’ufficialità. Sul canale di Renzi, aperto di recente, ad aprile del 2022, gli iscritti sono 3.981 e al momento sono stati pubblicati 45 fotografie e 17 video. Sul canale renziano la barriera ai commenti è assoluta, però è da segnalare la presenza della tab “musica” dove è possibile ascoltare gli audio degli interventi pubblici del segretario di Italia Viva.

Il canale Telegram di Carlo Calenda ha solo 133 iscritti e ha pubblicato solo link, quasi 23 mila, per spingere i suoi tweet. Mentre a nome di Enrico Letta ce n’è uno con 53 iscritti ma non è gestito da lui né dal suo staff (non esiste un canale ufficiale). Pubblica contenuti che riguardano sia il Partito democratico, sia altri, che insolitamente rimandano a un diverso canale “Politica, Attualità, Mondo, Cultura, Scienza, Tecnologia” che a sua volta inoltra i contenuti pubblicati dal canale Telegram de’ L’indipendente.


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