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Adela-Olga, un caso (non l’unico) di incompetenza degli 007 russi. Scrive Lucas

Di Edward Lucas

Il successo di Bellingcat può essere esasperante per Mosca. Ma non è un segreto. Edward Lucas, non-resident senior fellow al Center for European Policy Analysis, spiega perché. Ed è sicuro: non sarà l’ultima inchiesta

Una nuova inchiesta di Bellingcat racconta la storia di una donna nota ai suoi molti amici come Maria Adela Kuhfeldt Rivera. Dopo essersi spostata tra Roma, Malta e Parigi, si era stabilita a Napoli, dove gestiva una gioielleria e intratteneva un’intesa vita mondana, soprattutto con gli stranieri legati all’importante base della Marina statunitense.

I suoi gioielli, apparentemente originali, erano falsi: importazioni cinesi a basso costo. Così come la sua storia. Non era nata in Perù e cresciuta a Mosca da genitori adottivi. Era infatti Olga Kolobova, parte di una preziosa rete di “clandestini” sotto copertura che lavorano all’estero per il GRU, l’agenzia di intelligence militare russa.

Bellingcat lo ha appurato soprattutto incrociando informazioni open-source e database trapelati. In particolare, il passaporto russo usato da “Rivera” differiva di una sola cifra da quello usato da un ufficiale del GRU coinvolto nel tentato avvelenamento dell’ex spia Sergei Skripal nel Regno Unito nel marzo 2018. Un’inchiesta di Bellingcat su quell’episodio, qualche mese dopo, ha concluso che l’agenzia di spionaggio russa – con una sorprendente dose di negligenza – utilizzava passaporti numerati in sequenza per i suoi agenti sotto copertura. Alcune ore dopo la diffusione della notizia, alla Kolobova fu detto di tornare a casa in fretta e furia (Bellingcat ha persino rintracciato la telefonata del suo superiore).

Il successo degli investigatori pone un punto interrogativo sugli ampi poteri e sui bilanci esorbitanti di alcuni servizi di controspionaggio occidentali. Particolarmente preoccupante è che nei quattro anni trascorsi da quando la Kolobova è fuggita a Mosca, Bellingcat sembra essere stato il primo a interrogare i suoi collaboratori. Sarebbe stato quantomeno opportuno che gli investigatori italiani avessero cercato le questioni in sospeso. Ho avuto la stessa esperienza indagando su una retata di spie americane nel 2010 per il mio libro Deception. Ho rintracciato diversi ex-colleghi dei dieci clandestini russi catturati ed espulsi dagli Stati Uniti. Tra loro c’erano un professore, uno stagista e un collaboratore. Tutti erano desiderosi di parlare: aspettavano, piuttosto perplessi, che gli addetti ai lavori si mettessero in contatto con loro.

Senza ulteriori indagini, la missione della Kolobova rimane poco chiara. I suoi viaggi in Bahrein (sede di un’altra base della Marina statunitense) suggeriscono un’area di interesse. Potrebbe essere stata uno spotter: una spia che cerca punti deboli finanziari, psicologici e di altro tipo tra i potenziali obiettivi. Questi spotter raramente vengono coinvolti nella rischiosa attività di gestione degli agenti o di reclutamento. Questo li rende poco appariscenti, difficili da catturare e quindi particolarmente preziosi.

I portavoce del Cremlino sono soliti denunciare Bellingcat come una copertura dell’MI6. In quale altro modo potrebbe ottenere successi così eclatanti contro le potenti e vaste agenzie di sicurezza russe? Tra i precedenti successi, c’è quello di rintracciare la squadra di sicari dell’FSB che ha avvelenato Alexei Navalny. Il culmine di quell’indagine è stato una telefonata a sorpresa in cui il leader dell’opposizione russa ha ingannato uno degli assassini per farsi raccontare i dettagli del tentato omicidio.

Il successo di Bellingcat può essere esasperante, ma non è un segreto. Sfrutta l’incompetenza delle agenzie di spionaggio russe, unita alla corruzione endemica del Paese, all’enorme quantità di informazioni pubbliche disponibili sui social media e a tecniche semplici come la ricerca di immagini invertite. Il GRU avrebbe potuto fornire ai suoi agenti passaporti con numeri casuali. Ha scelto di non farlo per pigrizia e compiacenza, non per le macchinazioni dell’intelligence occidentale. Vasti database di indirizzi, telefoni, passaporti e altri dati personali dei russi sono in vendita su Internet. Ciò è dovuto al comportamento avido dei dipendenti di enti pubblici e aziende private e a sistemi mal progettati che permettono loro di rubare e vendere dati impunemente.

I capi dello spionaggio russo possono chiudere operazioni con falle simili. Ma tutti i funzionari dell’intelligence coinvolti, così come le loro fonti e i loro metodi, rimangono vulnerabili all’esposizione. I responsabili possono solo sedersi e aspettare che la prossima bomba scoppi sul sito web di Bellingcat.


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