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Amendola e Ceccanti, così il Pd perde l’anima

Agenda Draghi, europeismo e riforma costituzionale. Due casi eclatanti in cui Enrico Letta ha sacrificato le competenze a favore delle correnti

Con la riduzione del numero dei parlamentari, fare le liste è sudoku difficilissimo per tutti e nessuno vorrebbe essere nei panni di Enrico Letta, segretario del Partito democratico.

Ciò detto, questa campagna elettorale si sta giocando soprattutto sulla riforma costituzionale in senso presidenzialista e sui temi dell’europeismo, dal Green deal al Pnrr. Il Partito democratico ha due figure spendibili in parlamento e nel Paese su questi temi: il costituzionalista Stefano Ceccanti e Vincenzo Amendola, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei e figura riconosciuta a livello internazionale, nonché protagonista del Recovery Fund.

Purtroppo hanno il difetto di essere bravi, competenti, seri e onesti. E, massima delle aggravanti, senza una corrente che li sostenga all’interno del partito. Per questo, entrambi sono stati schierati in posizioni molto difficili: Ceccanti è 4° nella lista proporzionale del collegio Firenze-Pisa – ieri sera aveva smentito questa notizia, ma il suo nome era effettivamente in quella collocazione, in cui è impossibile essere eletti – mentre Amendola è al terzo posto tra i candidati senatori nel collegio plurinominale Campania 1.

Non sappiamo che cosa accadrà nella prossima legislatura ma il gruppo parlamentare del Partito democratico sarà di certo più povero e la leadership di Letta meno credibile.

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