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Mentre Seul vuole riaprire i negoziati, Kim Jong-un lancia due nuovi missili

Nel centesimo giorno di insediamento del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, che si è detto aperto a riaprire i negoziati con la Corea del Nord in cambio di progressi nella denuclearizzazione, il regime di Kim Jong-un risponde con il test di due missili da crociera lanciati verso il Mar Giallo

In un clima di tensione arriva un nuovo test missilistico da parte della Corea del Nord che ha lanciato due missili da crociera verso il Mar Giallo, tra la costa cinese e la penisola coreana. A riferire il primo test in diverse settimane è l’agenzia stampa sudcoreana Yonhap, sulla base di fonti della Difesa della Corea del Sud non rese note. “Stamattina presto, abbiamo rilevato che la Corea del Nord ha lanciato due missili da crociera nel mare occidentale da Onchon, nella provincia di Pyongan meridionale”, ha detto un funzionario del ministero della Difesa.

Il lancio avviene nel centesimo giorno di insediamento del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol che si è detto aperto a riaprire una via diplomatica ai negoziati tra le due Coree. Al momento le autorità militari di Washington e di Seul sono al lavoro per analizzare i diversi dettagli del lancio, compresa la distanza di volo, e avvertono che la Corea del Nord potrebbe prepararsi a portare a termine quello che sarebbe il suo settimo test nucleare. L’ultimo lancio di un missile da crociera da parte del regime di Pyongyang risaliva a gennaio, mentre a giugno erano stati testati missili balistici, in violazione di quanto previsto dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Il lancio

Il lancio sarebbe avvenuto dalla città costiera di Onchon, nella provincia del Pyongan meridionale, alle prime ore dell’alba. A differenza dei missili balistici, i missili da crociera sono spinti da motori a reazione e rimangono più vicini al suolo, rendendoli così più difficili da individuare. Inoltre, la maggior parte dei missili da crociera non sono progettati per trasportare testate nucleari. Tuttavia, non sono ancora stati resi noti ulteriori dettagli né sulla tipologia dei missili né sul lancio. Ciò che è noto è invece che sia l’Intelligence sudcoreana sia quella statunitense stanno effettuando diverse analisi e che gli alleati mantengono una postura di prontezza. Secondo l’ufficio presidenziale di Seul, il consigliere per la sicurezza nazionale della Corea del Sud ha tenuto una riunione per valutare la situazione della sicurezza ed esaminare la preparazione delle Forze armate. Nel corso di tale riunione i partecipanti hanno concordato di monitorare da vicino qualsiasi movimento correlato, soprattutto in vista delle esercitazioni militari congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud.

I test della Corea del Nord

Questo lancio, secondo i calcoli della Cnn, è il 18esimo test missilistico dell’anno effettuato dalla Corea del Nord, nonché il primo di un missile balistico negli ultimi due mesi e il quarto da quando il governo di Yoon è entrato in carica. Il ritmo record con cui il regime di Kim Jong-un sta testando diversi missili conta fino ad ora più di 30 armi balistiche. L’intensificazione di questi test potrebbe avere diversi scopi. Da un lato quello di mostrare e far progredire il proprio arsenale, così da poter negoziare con gli Stati Uniti concessioni economiche e di sicurezza da una posizione di maggiore forza, data dallo status di potenza nucleare.

Dall’altro rimane il rischio di un’escalation, come dimostrano le previsioni secondo cui la Corea del Nord sia pronta a condurre il prossimo test nucleare; l’ultimo risaliva al 2017 quando Kim aveva dichiarato di aver sviluppato un’arma termonucleare da montare sui propri missili balistici intercontinentali. Gli ultimi test erano del 5 giugno, quando Pyongyang aveva lanciato otto missili balistici a corto raggio, a cui la Corea del Sud e gli Usa avevano risposto lanciando altri otto missili nelle acque al largo della costa orientale della penisola coreana. Mentre il 10 luglio il regime di Kim ha sparato quelli che sembravano essere lanciatori multipli di razzi.

I cento giorni di Yoon e il rilancio dei negoziati

Durante la conferenza stampa indetta in occasione del suo centesimo giorno di mandato, il presidente sudcoreano Yoon ha dichiarato di non voler mirare a un cambiamento dello status quo della Corea del Nord. “Garantire la sicurezza del regime non è qualcosa che il governo della Corea del Sud può fare. Ma né io né il governo della Corea del Sud vogliamo che lo status quo cambi irragionevolmente o con la forza in Corea del Nord”, ha spiegato il presidente. Un discorso diplomatico che arriva subito dopo la presentazione di un piano di aiuti da parte di Seul volto a migliorare l’economia nordcoreana in cambio di passi significativi sulla denuclearizzazione del Paese.

Quello proposto da Yoon è un programma su larga scala, che prevede anche l’assistenza nel potenziamento delle infrastrutture nel settore energetico oltre che portuale e aeroportuale. Le iniziative riguarderebbero diversi settori, dall’alimentazione alla sanità, dal settore agricolo a quello finanziario. Purtroppo la proposta di Seul ha molto in comune con precedenti iniziative sudcoreane che sono sempre state rifiutate dal regime nordcoreano che risponde invece accelerando lo sviluppo di armi nucleari e missili balistici, visto dal leader Kim come una sorta di garanzia internazionale. Yoon tuttavia non sembrerebbe arrendersi, puntando a un dialogo significativo e a implementare ricompense economiche graduali alla Corea del Nord se quest’ultima pone fine allo sviluppo di armi nucleari e avvia la denuclearizzazione.”Qualsiasi dialogo tra i leader del Sud e del Nord, o negoziati tra funzionari di livello lavorativo, non dovrebbe essere uno spettacolo politico, ma dovrebbe contribuire a stabilire una pace sostanziale nella penisola coreana e nell’Asia nordorientale”, ha concluso infine il presidente sudcoreano.

Le tensioni

I crescenti test missilistici da parte del Nord hanno inoltre riportato il dibattito sulla possibilità, da parte della Corea del Sud, di dotarsi di proprie armi nucleari con fine di deterrenza. Il presidente Yoon è intervenuto anche su questo punto, spiegando di essere impegnato nel rispetto del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Npt) e di lavorare con gli Stati Uniti per rafforzare la loro “deterrenza estesa” nei confronti del regime di Kim. “Il Trattato non dovrebbe essere abbandonato e mi atterrò fino a questo fino alla fine”, ha infatti dichiarato il presidente ai media locali. Questo però non significa restare a guardare, Seul e Washington hanno infatti rafforzato significativamente la propria cooperazione bilaterale proprio per contrastare i programmi nucleari e missilistici della Corea del Nord, come dimostra la prossima ripresa degli addestramenti congiunti sul campo, sospesi da tempo.

Il lancio dei due missili da parte di Pyongyang arriva infatti il giorno dopo l’inizio dell’esercitazione preliminare congiunta di quattro giorni che si svolge in preparazione dell’addestramento sul campo noto come Ulchi freedom shield, che si svolgerà dal 22 agosto al primo settembre, proprio per contrastare la minaccia nordcoreana. Tali esercitazioni sono mal sopportate da Kim Jong-Un che guarda ad esse come alle prove di una vera e propria invasione ed è già capitato nella storia che rispondesse ad esse con test missilistici o altre diverse forme di provocazione.



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