La casa giapponese ha stretto un accordo con l’azienda sudcoreana per una mega-fabbrica da 4,4 miliardi di dollari. Si tratta dell’ennesima joint venture tra costruttori di auto e di batterie, studiata per tagliare i costi e diversificare la produzione (con vista sulla Cina)
La rivoluzione dell’auto elettrica sta creando nuove, potenti alleanze, e le scelte degli Stati ne stanno dirigendo i corsi. L’automaker nipponico Honda e LG Energy Solutions, divisione batterie del gigante tecnologico sudcoreano, hanno annunciato che costruiranno negli Stati Uniti una fabbrica di batterie per veicoli elettrici da 4,4 miliardi di dollari. Un investimento come se ne vedono sempre più spesso, dettato dalla volontà di espandere la capacità produttiva condividendo i costi iniziali, che risponde anche alle nuove direttive statunitensi per aumentare la produzione nazionale.
Le aziende vogliono iniziare a costruire la gigafactory in Ohio a inizio 2023 e avviare la produzione di massa entro la fine del 2025. L’obiettivo è produrre batterie per 40 gigawattora all’anno, sufficienti per circa 700.000 auto. È il primo grande investimento di Honda per costruire la propria catena di fornitura di batterie, da quando ha annunciato l’intenzione di elettrificare l’intera flotta entro il 2040. Intende farlo investendo 36 miliardi di dollari in batterie nel prossimo decennio e lanciare 30 modelli elettrici entro il 2030.
Per adesso Honda è indietro rispetto alla concorrenza negli States, dove non ha ancora commercializzato un modello elettrico di massa. Ma l’annuncio della joint venture con Lges (il nuovo campione sudcoreano delle batterie, che si è affacciato in borsa a inizio anno ma vanta già collaborazioni con Tesla, General Motors e Stellantis) ha il sapore di una scommessa sul lungo termine, informata dal Green Deal statunitense appena firmato da Joe Biden, che favorisce lo spostamento graduale della produzione di batterie negli Usa attraverso incentivi e sgravi.
Dato il dominio cinese nell’assemblaggio delle batterie – superiore al 75% secondo il Wall Street Journal – e la presa di Pechino sulla supply chain delle materie prime, è più facile a dirsi che a farsi. “La sfida principale nell’era dei veicoli elettrici è l’approvvigionamento globale delle batterie”, aveva dichiarato Shinji Aoyama, manager di Honda, ad aprile, spiegando che l’azienda avrebbe posto maggiore enfasi sullo sviluppo in modo da aumentare l’indipendenza entro la seconda metà del decennio, che secondo lui sarà “l’alba della diffusione dei veicoli elettrici”.
Sembra prendere forma, dunque, il piano di Honda per il mercato statunitense. Lges, da parte sua, con l’ultimo accordo ha aggiunto un’altra partnership negli Usa, oltre agli impianti pianificati con GM e Stellantis. Non sono le sole: Stellantis vuole collaborare anche con Samsung per costruire impianti multimiliardari negli States, come anche Ford e SK Innovation, e altri. Delle 13 nuove gigafactories statunitensi previste nei prossimi cinque anni, scrive Battery Technology, otto sono joint ventures tra costruttori di auto e di batterie.
Si tratta di un mercato sempre più dinamico, in cui le aziende stanno evidentemente puntando sulla diversificazione per evitare di essere compromesse da un unico collo di bottiglia in futuro. Le aziende sono memori dei problemi alle catene di produzione causati da Covid e lockdown. Soprattutto, sono acutamente consapevoli dei rischi di un decoupling tra Usa e Cina, dato il “peso” di Pechino nel settore dell’auto elettrica. Motivo sufficiente per ripensare la supply chain già da oggi.