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La sfida (cercata) Meloni-Letta a colpi di cipria e atlantismo

Botta a risposta tra i leader di Fratelli d’Italia e Partito democratico sulla politica estera. Lui punta sul “fronte popolare”, lei si smarca dal fascismo e incassa le rassicurazioni di Luttwak da Washington

“Non accettiamo lezioni da chi si erge a paladino dell’atlantismo, ma poi stringe patti con la sinistra radicale nostalgica dell’Urss”. Così Giorgia Meloni a Enrico Letta. La leader di Fratelli d’Italia ha risposto al segretario del Partito democratico che l’ha accusata di star “cercando di cambiare immagine, di incipriarsi” definendo però la sua “una posizione molto delicata, se i punti di riferimento sono [Viktor] Orbán”.

Nelle stesse ore, Meloni ha diffuso un videomessaggio riservato alla stampa estera in cui – in inglese, francese e spagnolo – ha ribadito la fedeltà all’atlantismo e rimarcato la condanna del fascismo “senza ambiguità” fatta dalla destra italiana. Un passaggio che vari quotidiani hanno raccontato richiamando la storica presa di posizione sul fascismo come “male assoluto” pronunciata da Gianfranco Fini allo Yad Vashem. I destinatari di quel messaggio, seppur indirettamente, sono i “partner europei e dell’Occidente”, come ha spiegato il Corriere della Sera: quella di Meloni vuole essere una “rassicurazione sul ruolo e la collocazione dell’Italia, se lei dovesse arrivare a Palazzo Chigi”.

“Meloni abiura il fascismo”, ha titolato Repubblica. Quel video è pensato, ha scritto lo stesso giornale, per provare “a dissipare all’estero con parole precise quelle stesse ambiguità che in Italia allontana con scrollate di spalle”. “La cipria di Giorgia non copre tutto”, ha titolato un altro giornale di casa Gedi, La Stampa. La destra ha davvero “consegnato il fascismo alla storia” come sostiene la leader di Fratelli d’Italia? C’è coerenza tra parole e azioni della sua classe dirigente? “Come se la Fiamma tricolore non ardesse ancora dentro al simbolo del suo partito. Come non ci fossero stati tra i suoi militanti nostalgici saluti romani e richiami al nazismo e al fascismo ogni volta derubricati a folklore, operetta, nostalgia”, ha scritto scettico il giornale.

Sul Corriere della Sera lo storico Ernesto Galli della Loggia non ha risparmiato critiche alla scelta del Partito democratico di “ricorrere ogni volta al Fronte Popolare” (come raccontato su Formiche.net), “sperando che ci sia qualcuno che scambi Giorgia Meloni per Adolf Hitler”. Secondo il politologo americano Edward Luttwak, intervistato dal Tempo, Meloni rappresenterebbe “una nuova generazione politica, che non ha nulla a che fare con il fascismo e vuole mantenere l’Italia al fianco degli Stati Uniti, respingendo qualsiasi avvicinamento alla Cina e alla Russia”.

Ma c’è un’altra parte nel messaggio di Meloni ai partner europei e dell’Occidente. “È chiaro che la credibilità internazionale passerà dalla solidità del rapporto di coalizione”, ha osservato il Corriere della Sera citando un fedelissimo di Meloni che spiega come Fratelli d’Italia lavorerà “per modificare le regole dell’Unione, ma nel frattempo rispetteremo le regole esistenti”. Perché, conclude il giornale, c’è una grande differenza tra vincere, governare e durare.

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