Un report Human Rights Foundation denuncia la vera intenzione del personale sanitario cubano in missione all’estero: traffico di persone e sfruttamento dei lavoratori, più un affare da oltre 8 miliardi di dollari per il regime
C’era qualcosa di curioso nell’apparente altruismo del governo di Cuba. L’organizzazione Human Rights Foundation (HRF) ha elaborato un report sull’oscuro sistema del regime cubano per “esportare un ingannevole marchio di diplomazia medica dell’isola e fomentare il mito di Cuba come ‘potenza medica mondiale’”.
L’indagine di HRF sottolinea che durante gli ultimi 59 anni le missioni di medici cubani all’estero hanno inviato più di 400.000 lavoratori sanitari in 164 Paesi. Al momento di inviarli, il governo li presenta come “missionari della Rivoluzione cubana”. Attualmente ci sono circa 50.000 professionisti del settore sanitario in 60 Paesi, tra Africa, Europa, Medio Oriente e America latina.
Durante la crisi Covid-19 nel 2020 sono arrivati anche in Italia per assistere l’emergenza. Durante la pandemia, Cuba ha aumentato il numero e la dimensione di queste missioni, inviando circa 3000 medici a 26 Paesi. Lo studio sostiene che hanno presentato queste missioni come “mostre di solidarietà”, ma in realtà la strategia ha anche contribuito a compensare la perdita di entrate economiche del turismo durante la crisi sanitaria globale.
Per HRF, gli aiuti sanitari forniscono a Cuba ingressi per miliardi di dollari. Un affare veramente redditizio. Le indagini di TIP indicano che dal 2020 i servizi medici cubani avrebbero generato circa 8 miliardi di dollari all’anno. Il Venezuela, invece, paga l’assistenza cubana con petrolio: circa 53.000 barili al giorno.
Nell’isola di Cuba tutto il sistema sanitario è controllato esclusivamente dallo Stato. “Il regime totalitario cubano usa il suo sproporzionato potere sui professionisti della salute – si legge nel report HRF – e sulle condizioni di lavoro per sfruttare e abusare dei lavoratori della sanità attraverso innumerevoli meccanismi coercitivi, che vanno dalla minaccia di separazione della famiglia, l’esilio forzato fino alle limitazioni di movimento e furto dello stipendio”.
Secondo il report di The Trafficking in Persons (TIP) del Dipartimento di Stato americano, Paesi come Cuba, Afghanistan, Cina, Iran, Corea del Nord, Russia e Siria hanno uno schema di traffico di persone con programmi finanziati dal governo, tra cui lavori forzati del personale sanitario a favore dell’esecutivo.
Chi non è più d’accordo, e abbandona la missione, sente tutto il peso della repressione cubana. I medici dissidenti sono dichiarati “traditori della patria” e hanno vietato il ritorno all’isola. Durante le prestazioni non possono accedere allo stipendio, che viene invece depositato nelle casse dello stato, e hanno il divieto di chiedere la residenza o di sposare un cittadino del Paese che li accoglie. Le loro famiglie, rimaste a Cuba, molto frequentemente sono vittime di minacce e persecuzioni.