Attacca la funzionalità di fegato e reni con tassi di mortalità che possono raggiungere anche il 75 per cento. Attualmente non esiste un vaccino. Fa parte degli henipavirus, classificati con un livello di biosicurezza 4
Un nuovo virus cinese che attacca la funzionalità di fegato e reni con tassi di mortalità che teoricamente possono raggiungere anche il 75 per cento. Nulla a che vedere con il Covid se non il trovare nei pippistrelli il vettore ideale di questo henipavirus per poi propagarsi a umani e animali. Il suo nome è Langya virus
Il nuovo virus ha infettato 35 persone in Cina, nelle province di Shandong e Henan. È del genere henipavirus ed è stato identificato nei tamponi faringei grazie all’analisi metagenomica e poi all’isolamento del patogeno. Descritta in uno studio condotto da scienziati di Cina e Singapore e pubblicato sul Nejm, questa infezione – una zoonosi – provoca sintomi come febbre, affaticamento, tosse e può compromettere anche la funzionalità epatica e quella renale. Attualmente non esiste un vaccino o un trattamento per l’henipavirus; l’unica terapia è la gestione delle complicanze.
Il genere henipavirus è una delle zoonosi emergenti nella regione Asia-Pacifico. Sono stati osservati infatti altri virus di questa famiglia, come Hendra (HeV) e Nipah (NiV), che possono infettare gli essere umani e che trovano nei pipistrelli il loro ospite naturale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, gli henipavirus possono causare gravi malattie negli animali e nell’uomo e sono classificati con un livello di biosicurezza 4, ovvero con tassi di mortalità compresi tra il 40 e il 75%. Molto più elevati del Covid.