L’operazione Mare Sicuro cambia nome e diventa Mediterraneo Sicuro, ampliando di più di 12 volte il proprio bacino di operatività. Un’iniziativa che accoglie quanto indicato dalla Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo che guarda al Mare Nostrum come alla principale area d’interesse nazionale
Il Mediterraneo è sempre più centrale per la Difesa italiana. È quanto traspare dalla decisione di cambiare il nome dell’operazione “Mare Sicuro” in quello di “Mediterraneo Sicuro”. Non si tratta di una mera modifica semantica decisa dallo Stato maggiore della Difesa, ma di un vero e proprio ampliamento sul piano strategico, operativo e tattico dell’operazione di sorveglianza marittima. La missione passerà così da un’area di operazione di 160mila chilometri quadrati a una più di 12 volte più grande, raggiungendo i due milioni di chilometri quadrati. In linea con quanto stabilito dalla direttiva del ministero della Difesa sulla “Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo” emanata a maggio di quest’anno che punta a un’azione coordinata interforze e interagenzia nel Mare Nostrum. Punto di congiunzione di tre continenti e rotta più rapida tra l’Atlantico e l’Indo-Pacifico, il Mediterraneo e la sua sicurezza rimangono una priorità dell’Italia, visto il ruolo che può giocare in questo contesto, in funzione della sua geografia, dei suoi legami diplomatici e delle sue capacità militari, che secondo la Difesa possono rappresentare un valore aggiunto nell’ambito delle alleanze di riferimento del nostro Paese, a partire da Nato e Unione europea.
L’operazione
L’operazione “Mare Sicuro” venne avviata il 12 marzo 2015 per rispondere all’evolversi della crisi in Libia, prevedendo il dispiegamento di un dispositivo aeronavale in grado di garantire presenza, sorveglianza e sicurezza marittima, in particolare nel Mediterraneo centrale e nello stretto di Sicilia. I compiti della missione erano poi stati ampliati nel 2018, ricomprendendo il sostegno alla Guardia Costiera e alla Marina militare libiche per il contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani. In piena continuità con la precedente, “Mediterraneo Sicuro” vede il dispiegamento fino a sei tra navi e sommergibili, godendo anche del supporto dato dai velivoli della Marina militare e dell’Aeronautica che assicurano attività di presenza e sorveglianza. Sono diversi gli obiettivi a cui punta la missione, dalla difesa delle linee di comunicazione marittime al controllo del dominio subacqueo, dalla salvaguardia delle attività economiche in alto mare alla protezione delle flotte nazionali (mercantile e peschereccia), fino alla protezione dei mezzi appartenenti anche ad altri corpi statali. Con l’ampliamento dell’area di operazione la missione comprenderà ora la gran parte degli spazi internazionali marittimi del bacino mediterraneo.
Una presenza ancora più strutturata
Ciò permetterà alla nostra Marina di garantire una più strutturata presenza aeronavale (e subacquea) in tutti i settori più cruciali dell’area. Tra questi è compreso il Mediterraneo orientale, su cui si giocano diversi interessi nazionali e fattori di stabilità internazionali. Nel bacino mediterraneo, sempre più strategico sul piano geopolitico, si amplierà così il presidio marittimo assicurato dalla Marina militare in alto mare. Affinché si possano contrastare più efficacemente le attività illecite e così da agire in sinergia alle Marine alleate per garantire la sicurezza e stabilità dell’intera area, con la prospettiva più a lungo termine di preservare gli interessi nazionali anche a livello trans-regionale nel più ampio scenario del Mediterraneo allargato. L’impegno sarà dunque corale, internazionale, interforze e interagenzia.
La strategia della Difesa italiana per il Mediterraneo
Presentata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, a inizio giugno la Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo è il documento che identifica la linea d’azione delle nostre Forze armate nel bacino del Mare nostrum, area “di prioritario interesse strategico nazionale” nel quale l’Italia deve avere “una funzione di primo piano”. Nel documento sono stati presentati infatti una visione complessiva, gli elementi d’analisi e le linee d’azione che la Difesa italiana intende mettere in atto in questo quadrante strategico. L’obiettivo è massimizzare il contributo delle Forze armate in un’attività che coinvolge, con un approccio intergovernativo, tutte le sfere d’azione della politica nazionale. Secondo quanto descritto nella Strategia, dunque, di fronte alle complessità che caratterizzano il bacino del Mare nostrum, per poterne assicurare la stabilità è necessario mettere a sistema tutte le capacità interforze disponibili, bilanciando una presenza persistente con la rapidità d’intervento, in modo da prevenire crisi e scongiurare eventuali escalation.