La Dgse si riorganizza seguendo il modello americano. Sparisce la potentissima direzione intelligence e nascono i centri di missione. Nei prossimi anni avrà anche una nuova sede. Ecco tutte le novità dell’agenzia ritenuta da molti tra le prime tre al mondo
La Dgse (Direzione Generale per la Sicurezza Esterna) “è uno dei migliori servizi di intelligence al mondo”, “chiaramente tra i primi tre partner”, con un’esperienza “impareggiabile” in materia di antiterrorismo e Africa. A celebrare nei giorni scorsi l’agenzia di intelligence francese è stata Gina Haspel, per tre anni direttrice della Central Intelligence Agency (Cia), dal 2018 al 2021, durante un’intervista al settimanale Challenges. Un colloquio uscito pochi giorni prima della pubblicazione del decreto con cui Sébastien Lecornu, ministro delle Forze armate francese, ha riorganizzato la Boîte, cioè la scatola, come i suoi dipendenti chiamato la DGSE.
Jean-Dominique Merchet del quotidiano L’Opinion l’ha definita una riorganizzazione alla maniera della Cia. Il “Servizio”, un altro dei modi in cui viene chiamata l’agenzia, ha festeggiato i suoi 40 anni lo scorso aprile. L’ultima riforma di tale importanza risale al 1989. Con questa, si sta orientando verso una struttura organizzativa più orizzontale, simile appunto quella della Cia. Non è stato smantellato, come sarebbe potuto accadere se l’avessero spuntata i sostenitori della creazione di un’agenzia specializzata in signals intelligence (Sigint) ispirata alla National Security Agency statunitense. Rimarrà un servizio “integrato”, che riunisce sotto la stessa autorità la raccolta di informazioni “umane” e tecnologiche, l’analisi e le operazioni clandestine.
La potentissima direzione intelligence (DR, Direction du Renseignement) sparisce dall’organigramma. Rimangono quattro direzioni: il Segretariato generale per l’analisi e la strategia (che analizza, sintetizza e veicola le informazioni), la direzione amministrativa (che comprende ii dipartimenti risorse umane, formazione, acquisti e finanza e immobiliare, oltre al reparto di supporto operativo e logistico), la direzione ricerca e operazioni (responsabile dello “sviluppo e della preparazione delle risorse di ricerca e azione necessarie per l’esecuzione delle missioni”) e la direzione tecnica e innovazione (che coinvolge metà dei circa 7.100 dipendenti della DGSE, responsabile dello sviluppo e della preparazione dei mezzi tecnici necessari all’esecuzione delle missioni).
Infine, il decreto annuncia la creazione di “centri di missione”, un’altra idea ispirata dalla Cia. Ciascuno si occupa di un tema specifico: l’elenco non è pubblico ma i giornali francesi ipotizzano che i temi saranno basati sulle principali questioni di attualità (come terrorismo, criminalità, proliferazione di armi nucleari e guerra in Ucraina) o su aree geografiche di interesse come il Sahel, l’Indo-Pacifico o i Balcani.
È un momento cruciale per la Dgse, diretta dall’ambasciatore Bernard Émié diventata sempre più importante negli anni recenti e sotto i gli ultimi governi. Il bilancio di 880 milioni di euro è aumentato dell’80% dal 2012. Il personale è aumentato di oltre 1.000 unità dal 2008 e altri 1.000 posizioni saranno aperte tra il 2019 e il 2025. Inoltre, nel 2028 il “Servizio” dovrebbe lasciare la vecchia caserma su Boulevard Mortier per trasferirsi al Fort Neuf de Vincennes, un progetto stimato in 1,4 miliardi di euro. Ma nonostante ciò, la DGSE è stata recentemente oggetto di molte critiche, accusata di non aver previsto la guerra in Ucraina non ascoltando gli avvertimenti dei colleghi anglosassoni, i colpi di stato nel Sahel o la cancellazione da parte dell’Australia del contratto per i sottomarini francesi.