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Il ministro della difesa russo Shoigu esclude (per ora) l’ipotesi nucleare, ma…

Nel corso della Conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale, il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha affermato che “il dominio assoluto su di noi e i nostri alleati da parte dell’Occidente sta diventando un ricordo del passato, l’operazione speciale in Ucraina pone fine all’ordine mondiale unipolare: il mondo multipolare è la realtà di oggi”

Dalla Russia non si fermano le accuse contro la postura internazionale dell’occidente e della Nato, ma per ora l’opzione nucleare sembrerebbe da escludere. È quanto emerge dal discorso del ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, intervenuto all’apertura della Conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale nell’ambito del forum Army-2022. La Russia non ha “alcuna necessità” di usare armi nucleari in Ucraina, ha infatti dichiarato il ministro, che ha definito “bugie assolute” le analisi dei media secondo cui Mosca potrebbe impiegare tali armi nel conflitto.

Il suo discorso però non si è soffermato solo alle “rassicurazioni” che riguardano l’intenzione di non impiegare il nucleare, a cui sono seguite diverse speculazioni sull’Alleanza Atlantica che secondo Shoigu rivendica il dominio globale anche in Africa, Asia-Pacifico e Medio Oriente. “Il dominio assoluto su di noi e i nostri alleati da parte dell’Occidente sta diventando un ricordo del passato, l’operazione speciale in Ucraina pone fine all’ordine mondiale unipolare: il mondo multipolare è la realtà di oggi”, ha poi concluso il ministro russo.

Mosca smentisce il possibile impiego del nucleare, ma…

“Da un punto di vista militare, non c’è bisogno di usare armi nucleari in Ucraina per raggiungere gli obiettivi prefissati. Lo scopo principale delle armi nucleari russe è quello di dissuadere da un attacco nucleare”, ha spiegato Shoigu nel corso della conferenza. Parole che parrebbero escludere, almeno per ora, l’intenzione russa di ricorrere all’utilizzo di armi nucleari o chimiche nel contesto ucraino. Mentre, per quanto riguarda il futuro del trattato New Start sulla riduzione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Russia a Praga nel 2010, i colloqui per estenderne gli effetti sono “una strada a doppio senso” e la situazione intorno all’accordo è “difficile” a detta del ministro russo.

Mentre la Russia starebbe rispettando gli impegni presi, lo stesso secondo Shoigu non si può dire per l’occidente accusato di minare gli accordi sulla non proliferazione nucleare per via dell’Aukus. Si tratta dell’alleanza di sicurezza trilaterale stretta lo scorso anno tra Regno Unito, Stati Uniti e Australia per aiutare quest’ultima nello sviluppo e dispiegamento di sottomarini a propulsione nucleare nella regione strategica del Pacifico, per contrastare le mire cinesi nell’area. “L’attuazione del piano dell’Aukus avrà un impatto negativo complesso sulla sicurezza globale e regionale e creerà le condizioni per minare il Trattato di non proliferazione nucleare “, ha dichiarato Shoigu. “Nella dimensione globale, l’emergere di una flotta nucleare in Australia darà ad altri Stati un motivo per iniziare a sviluppare armi simili. Il vaso di Pandora sarà scoperchiato, la corsa globale agli armamenti nucleari riprenderà”.

Le accuse contro la postura occidentale in America latina e Africa

Le speculazioni di Shoigu non si sono però limitate alla postura nucleare, gli Stati Uniti sono stati accusati anche di aumentare la propria influenza in America Latina, con lo scopo di voler trascinare i Paesi della regione a un confronto con Russia e Cina. “Oggi, l’America Latina si trova ad affrontare serie sfide alla sicurezza dovute alle aspirazioni degli statunitensi. La politica statunitense mira a frenare l’interazione dei Paesi della regione con qualsiasi altro polo di potere non controllato da Washington. L’obiettivo di questa politica è portare la regione al confronto con la Russia e la Cina, distruggere i legami tradizionali, bloccare nuove forme di cooperazione nella sfera militare e tecnico-militare”, ha affermato il ministro. Analogamente l’Occidente vorrebbe anche “ristabilire l’ordine coloniale in Africa attraverso una pressione militare sui Paesi sovrani, il sostegno al separatismo e al terrorismo”, a detta del ministro della Difesa russo che ha parlato anche di “neocolonialismo”. Un discorso che però tira acqua al proprio mulino tralasciando completamente la presenza della compagnia russa Wagner nei Paesi africani, così come le infiltrazioni cinesi nel Continente.

Il terrorismo in Medio Oriente

In ministro russo ha parlato di terrorismo anche in riferimento allo scenario medio-orientale, e pure in questo caso lo ha fatto in linea con la strategia di comunicazione adottata da Mosca che mira a screditare l’Occidente. “Rimane un elevato rischio legato al terrorismo in Asia centrale: questa è un’eredità della presenza ventennale delle truppe della Nato”. La lotta al terrorismo è stata identificata dal nuovo Concetto strategico della Nato come una delle priorità strategiche per mantenere la sicurezza dei Paesi alleati. Tuttavia, per Shoigu “nonostante i successi nella lotta al terrorismo in Medio Oriente permane la minaccia di vendetta da parte di gruppi estremisti”.

La risposta russa all’allargamento della Nato

La guerra di invasione mossa dalla Russia ai danni dell’Ucraina ha portato Finlandia e Svezia alla decisione di diventare membri effettivi della Nato, per meglio provvedere alla propria sicurezza e a quella dei Paesi alleati. Tale allargamento secondo il ministro russo “richiederà una revisione degli approcci alla difesa della Russia” che avrà nuovi membri Nato ai propri confini. Anche in questo frangente il ministro russo però non si è assunto nessuna responsabilità in merito all’invasione, che continua a definire “operazione speciale”, e ha affermato che “il riavvicinamento di questi Paesi all’alleanza è in corso da molti anni” e non è quindi stato deciso in seguito all’inizio della guerra in Ucraina.


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