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Taiwan schiera gli F-16V mentre la Cina avverte gli Usa

Taipei ha svolto delle esercitazioni militari per simulare manovre difensive contro un attacco di Pechino. Una risposta chiara alle iniziative cinesi nell’area delle ultime settimane che hanno visto l’Esercito di liberazione impegnato in diverse esercitazioni a largo spettro. Nel frattempo, gli Usa hanno annunciato di voler implementare nuove relazioni commerciali con Taiwan, iniziativa che ha incontrato la ferma opposizione del Dragone

Proseguono le tensioni a Taiwan. Secondo quanto diffuso dall’Aeronautica taiwanese, nel corso della notte ci sono state delle esercitazioni per simulare le manovre difensive da adottare contro un’ipotetica invasione da parte della Cina. Durante le attività di ricognizione e addestramento sono stati impiegati anche sei F-16V di fabbricazione americana, di cui alcuni armati con missili. Si tratta degli aerei da combattimento più avanzati in dotazione dell’isola. Una chiara risposta di Taipei alle esercitazioni militari di Pechino condotte nell’area nelle ultime settimane, dopo la visita della speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi. Le quali hanno visto la mobilitazione di tutte le Forze armate, dall’Esercito popolare di liberazione all’Aeronautica, dalla Marina alle unità speciali, con l’impiego di razzi e missili balistici. Ad aumentare ulteriormente il clima di tensione vi è anche la comunicazione ufficiale da parte di Washington e Taipei di voler entrare in nuove trattative commerciali, iniziativa che ha incontrato la ferma opposizione di Pechino.

Schierati gli F-16V

Secondo quanto diffuso dal ministero della Difesa taiwanese le operazioni notturne miravano a simulare un assetto strategico da impiegare contro una possibile invasione da parte della Cina, continuamente minacciata dal Dragone. Due dei sei aerei da combattimento F-16V sono stati equipaggiati con missili anti-nave Harpoon di fabbricazione statunitense, al fine di testarne la prontezza al combattimento. “Di fronte alla minaccia delle recenti esercitazioni militari delle forze comuniste cinesi, siamo rimasti vigili e impegnati a garantire la sicurezza nazionale”, ha spiegato l’Aeronautica militare taiwanese in una nota. A esprimersi in merito vi è stato anche il portavoce del ministero della Difesa, Sun Li-fang, che ha raccontato come sia stata un’occasione per affinare sul campo le capacità di difesa e di attacco delle Forze armate di Taipei. “Coglieremo l’opportunità per testare l’addestramento che facciamo normalmente, aumentando la nostra efficacia in combattimento”, ha concluso Sun.

La Cina vuole aumentare la pressione

Nel frattempo, dagli Stati Uniti arriva l’allarme sul fatto che il Dragone sia pronto ad intensificare la propria “coercizione” militare, diplomatica ed economica su Taiwan. A renderlo noto è stato Daniel Kritenbrink, il principale inviato di Washington per l’Asia orientale. Sono state infatti massicce le esercitazioni aeree e marittime svolte da parte della Cina nello Stretto di Taiwan, dopo le visite istituzionali statunitensi a Taipei, prima di Nancy Pelosi e poi di una delegazione del Congresso. “Queste azioni fanno parte di una campagna di pressione intensificata per intimidire e sottomettere Taiwan, così da minarne la resilienza”, ha proseguito Kritenbrink. A queste, potrebbe seguire un’ulteriore escalation in risposta all’ultima iniziativa degli Stati Uniti che mira ad avviare nuove trattative, entro il prossimo autunno, per colloqui commerciali formali con Taiwan. Pechino ha però dimostrato in più occasioni di essere contraria a qualsiasi azione diplomatica che punti al riconoscimento di Taiwan come Stato sovrano e indipendente, come anche in questo caso. La relazione commerciale che lega Washington a Taipei è infatti di lunga data, ma rimane comunque Pechino il principale partner commerciale per l’isola che l’anno scorso ha destinato il 42% del proprio export alla Cina e a Hong Kong (contro il 15% di esportazioni verso gli Usa).

Accordo commerciale con gli Usa

Sia gli Stati Uniti sia Taiwan hanno quindi annunciato ufficialmente di voler iniziare i negoziati per un nuovo accordo commerciale bilaterale, come già anticipato in alcune dichiarazioni di giugno. Le parti hanno stabilito una serie di obiettivi condivisi volti ad “approfondire le relazioni commerciali e gli investimenti, far avanzare le reciproche priorità commerciali sulla base dei valori condivisi e promuovere innovazione e una crescita economica inclusiva per i lavoratori e aziende”, come spiegato dalla vice rappresentante per il commercio Usa, Sarah Bianchi. Lo scopo della partnership è di attrarre maggiori investimenti statunitensi e da altri Paesi così da permettere l’ingresso di Taiwan nelle principali organizzazioni internazionali, come l’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (Cptpp) guidato dal Giappone. I dazi non faranno invece parte dell’accordo.

L’opposizione del Dragone

Come era prevedibile, la Cina ha messo in guardia gli Usa dall’entrare in trattative commerciali con Taiwan, secondo quanto riferito da Reuters. Il ministero degli Esteri cinese ha chiesto agli Usa di non fare la scelta sbagliata e ha avvertito di essere pronto ad adottare “misure risolute” per proteggere l’integrità territoriale della Cina. La richiesta del Dragone, quindi, è chiara: Washington deve annullare i negoziati, altrimenti le azioni americane potrebbero essere viste come un sostegno ai separatisti di Taiwan. “Ci opponiamo fermamente a qualsiasi Paese… che conduca negoziati ufficiali con Taiwan volti alla conclusione di un accordo commerciale ed economico”, ha infatti dichiarato il portavoce degli Esteri cinese, Wang Wenbin, secondo quanto riportato da Tass. “Chiediamo che la parte americana interrompa qualsiasi contatto con Taipei a livello ufficiale, … non è necessario inviare il segnale sbagliato ai separatisti taiwanesi con il pretesto di tenere consultazioni commerciali ed economiche”, ha aggiunto ancora Wenbin. Alle sue parole hanno fatto eco quelle della portavoce del ministero del Commercio, Shu Jueting, durante il briefing settimanale. Quest’ultima ha infatti affermato che “la Cina si oppone sempre a qualsiasi forma di scambio ufficiale tra qualsiasi Paese e la regione cinese di Taiwan, compresi i negoziati e la firma di accordi con connotazioni sovrane o di natura ufficiale”, invitando poi gli Usa a “gestire con prudenza” le relazioni economiche e commerciali con Taiwan.

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