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Richieste turche. Fiato sospeso sull’adesione di Finlandia e Svezia nella Nato

I funzionari di Finlandia, Svezia e Turchia si incontreranno a Helsinki per discutere dei problemi sollevati da Ankara sul rispetto delle clausole poste all’ingresso dei due Paesi scandinavi nella Nato, in occasione del summit di Madrid di giugno. Le condizioni turche riguardavano l’estradizione di decine di soggetti accusati di terrorismo

L’allargamento della Nato procede, ma non senza intoppi. Le delegazioni di Turchia, Svezia e Finlandia si incontreranno per la prima volta a Helsinki per cercare di convincere Ankara a dare il via libera all’adesione dei due Paesi scandinavi all’Alleanza Atlantica. L’ingresso di Finlandia e Svezia, accolto con favore dalla Nato, comporterà l’abbandono di decenni di neutralità in favore di un rafforzamento delle proprie difese e una maggiore protezione dell’Europa, minacciata dalla guerra d’invasione mossa dalla Russia all’Ucraina. La richiesta di adesione aveva però incontrato l’opposizione della Turchia. Solo dopo diverse trattative i tre Paesi hanno raggiunto un accordo, stipulando un memorandum d’intesa ad hoc in occasione dell’ultimo Summit dell’Alleanza, in cui Ankara subordinava l’adesione al soddisfacimento di diverse clausole riguardanti il rimpatrio di decine di suoi cittadini detenuti nei Paesi scandinavi con l’accusa di terrorismo. La ministra degli Esteri svedese, Anne Linde, ha dichiarato che “il problema è come dare un seguito all’intesa di Madrid”. Ad oggi, 23 dei 30 Paesi membri della Nato, compresa l’Italia, hanno già ratificato l’adesione di Svezia e Finlandia, ma serve l’unanimità.

L’incontro

Il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, parlando di questo primo incontro trilaterale, ha affermato che mirerà a stabilire dei contatti e fissare degli obiettivi di cooperazione, sulla linea del memorandum. Tuttavia, il governo turco si aspetta dei passi concreti sull’estradizione richiesta, come hanno ribadito in recenti dichiarazioni anche il presidente Recep Tayyip Erdogan, e il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, che ha sottolineato la mancanza di provvedimenti da parte dei due Paesi nordeuropei. “Fino a quando le aspettative della Turchia non saranno corrisposte, Svezia e Finlandia saranno considerate inadempienti rispetto all’accordo raggiunto e la procedura di accesso alla Nato non andrà avanti”, ha spiegato infatti Bozdag. Il ministero degli Esteri finlandese finora ha mantenuto riservatezza sui dettagli dell’incontro, decidendo di non rivelarne neanche il luogo preciso. “È una questione di sicurezza. Se dicessimo dove si trovano gli alti funzionari turchi e in quale momento, daremmo un’immagine poco attenta di noi”, ha spiegato il segretario di Stato di Haavisto, Jukka Salovaara, all’emittente pubblica finlandese YLE. Nel frattempo, i funzionari dell’Alleanza Atlantica – che non saranno presenti alla trilaterale – hanno messo in guardia dalle speranze di raggiungere un nuovo accordo in occasione di questi colloqui, ma hanno affermato che l’incontro ha segnalato uno slancio positivo e che tutte e tre le parti si sono impegnate in un dialogo costruttivo. Si tratta quindi di un incontro cruciale, che tiene gli alleati con il fiato sospeso.

L’accordo e le estradizioni

L’incontro segue appunto l’accordo raggiunto durante il summit Nato, tenutosi a fine giugno a Madrid, che subordina la rimozione del veto della Turchia sull’adesione di Finlandia e Svezia all’estradizione di sospetti terroristi turchi. Il ministero della Giustizia turco ha inviato a giugno una richiesta formale per l’estradizione di 21 sospetti residenti in Svezia e 12 in Finlandia. Secondo Erdogan, però la Svezia avrebbe “promesso la consegna di 73 terroristi”. Invece, per i Paesi scandinavi l’accordo si limitava a dire che Stoccolma e Helsinki avrebbero affrontato le “richieste di deportazione o estradizione di sospetti terroristi in sospeso”. I soggetti in questione sono accusati di terrorismo di matrice separatisti, di avere legami con il Pkk o con il golpe del 2016, e sono attualmente detenuti nei Paesi scandinavi che assicurano loro protezione. Al momento il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha chiesto a Svezia e Finlandia di estradare i sospetti individuati dalla Turchia per accuse legate al terrorismo, mentre i Paesi nordici da canto loro sostengono di non aver acconsentito a nessuna specifica estradizione firmando il memorandum.

Manca una roadmap

I dettagli dell’adempimento dell’accordo rimangono però vaghi e indefiniti. Ad oggi non vi è infatti una precisa data di scadenza per la consegna degli accusati né una roadmap che porti alle estradizioni, dal momento che l’accordo prevede solamente che i due Paesi si impegnino ad esaminare “rapidamente e in maniera completa” le richieste della Turchia. Tuttavia, proprio recentemente, il governo svedese ha avviato le pratiche per estradare un cittadino turco, Okan Kale, condannato da una corte di Ankara a 14 anni di reclusione per frodi commesse con carte di credito false. Ma può davvero rappresentare un punto di partenza dal momento che è uno dei casi meno controversi presenti nelle liste di Ankara? “Non abbiamo problemi con l’estradizione legata a reati comuni, aspettiamo chi è accusato di terrorismo”, ha infatti prontamente criticato il ministro Bozdag. Secondo quanto riporta l’agenzia stampa di proprietà del governo turco Anadolu, sarebbe arrivato già un no implicito alla consegna di quattro membri del Pkk e di altri due accusati di aver avuto legami con il golpe, compreso l’ex caporedattore del quotidiano Zaman, Bulent Kenes.

La situazione politica svedese

La situazione è resa ancora più complessa dalla contesto politico attuale in Svezia, in cui è in corso una campagna elettorale che si concluderà con le elezioni dell’11 settembre. L’adesione alla Nato rappresenta uno dei temi più caldi e dibattuti delle campagne elettorali. Al momento a capo del governo vi è la socialdemocratica Magdalena Andersson, il cui partito, a differenza di quello di sinistra, chiede la fine del sostegno al Pkk e l’ingresso nella Nato. La premier di recente si è dichiarata “scettica” e “dubbiosa” rispetto a una coalizione con il partito di sinistra, accusandone i rappresentanti di aver “sventolato bandiere del Pkk”, parlando dell’iniziativa come di un gesto che “non aiuta il governo”. Non solo: rincarando la dose, Andersson ha definito “inaccettabile” il sostegno al Pkk, aggiungendo che i separatisti curdi sono inseriti nella lista delle organizzazioni terroristiche dal 1984 e hanno compiuto “attentati in cui hanno perso la vita tantissime vittime innocenti”. Parole forti che arrivano nel pieno di una campagna elettorale che vede online sempre più post e fotografie dei partiti di sinistra con bandiere del Pkk e dell’ala siriana, Ypg. Sul punto è intervenuta anche la parlamentare indipendente Amine Kakabaveh, nata in Kurdistan e definita da Erdogan “la deputata terrorista” per aver combattuto al fianco dei separatisti prima di trovare asilo prima in Turchia e poi in Svezia. Contraria all’ingresso di Stoccolma nella Nato, ha definito il giorno della stipula del memorandum di Madrid come “un giorno nero per la politica estera svedese”. Il dibattito nel Paese rimane quindi acceso. Come sottolineato dal direttore dell’Istituto per la politica di sicurezza e sviluppo di Stoccolma, Svante Cornell: “La domanda principale è se la Turchia adotterà un approccio letterale alle richieste che ha messo per iscritto… o se si concentrerà sul cambiamento generale di approccio che ha avuto luogo da parte svedese”.

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