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Kiev lancia la controffensiva. A Kherson sfondata la prima linea di difesa russa

Dopo più di sei mesi di guerra Kiev lancia la sua attesa controffensiva nel Sud del Paese, riferendo di aver sfondato la prima linea di difesa russa verso Kherson. Nel frattempo, la Russia ha bloccato l’adozione del documento finale della decima conferenza sul Trattato di non proliferazione nucleare e l’Ucraina chiede di aderire alla Nato

È iniziata la tanto attesa controffensiva ucraina. Le Forze armate del Paese hanno sfondato la prima linea di difesa russa nella regione di Kherson, per respingere le truppe di Mosca oltre il fiume Dnepr e riconquistare la città occupata. A darne notizia è il gruppo operativo militare di base nella località di Khakovka attraverso dichiarazioni rilanciate dai media ucraini. “Il 109esimo reggimento della repubblica popolare di Donetsk (Dpr) si è ritirato dalle sue posizioni nella regione di Kherson. I paracadutisti russi che erano lì a loro sostegno sono fuggiti dal campo di battaglia”, precisa la nota. Si tratterebbe di una controffensiva che si sviluppa “in diverse direzioni” nel sud del Paese secondo il capo dell’ufficio stampa delle Forze di sicurezza e di difesa di Kiev, Natalia Humeniuk. La portavoce non ha però fornito ulteriori dettagli se non riferire che i recenti attacchi hanno “indiscutibilmente indebolito il nemico” e riportare che sono stati più di dieci i depositi di munizioni russe colpiti nell’ultima settimana. “Ci sono stati potenti attacchi di artiglieria alle posizioni nemiche in tutto il territorio della regione occupata di Kherson. Questo è l’annuncio di ciò che aspettavamo dalla primavera: è l’inizio della fine dell’occupazione della regione di Kherson”, ha dichiarato invece alla televisione ucraina Sergui Khlan, deputato locale e consigliere del governatore regionale. In questa situazione complessa e delicata la presidenza ucraina e l’Esercito hanno richiesto ai media locali di evitare di diffondere informazioni non ufficiali sulla controffensiva.

L’offensiva

Il comandante in capo delle Forze armate ucraine, Valerij Zaluzhny, ha dichiarato che le forze militari di Kiev hanno ripreso il villaggio di Sukhoj Stavok, nella regione di Kherson. E la situazione “rimane molto dinamica” a detta del già capo del servizio stampa dello Stato maggiore ucraino, Vladislav Seleznev in un intervento per l’agenzia russa Rbk. Seleznev ha osservato che i combattenti ucraini usano “armi pesanti” nella controffensiva contro le unità di fanteria nemiche, avvalendosi anche dei sistemi missilistici Himars di fabbricazione statunitense, mentre i russi stanno cercando di concentrare uomini e attrezzature a sud per mantenere le proprie posizioni. “I russi hanno raggruppato un numero considerevole di uomini. Secondo alcune stime, si ritiene che ci siano fino a 50 gruppi tattici. Solo tre giorni fa un altro convoglio carico di equipaggiamenti ha attraversato il ponte di Crimea”, ha proseguito Seleznev, aggiungendo che le truppe di Kiev hanno messo fuori uso tre ponti nella regione di Kherson negli ultimi giorni. Tuttavia, le forze russe sono riuscite a trasportare alcune attrezzature grazie all’uso di strutture provvisorie, e Seleznev avverte che: “Non si può dire che i russi si siano completamente ritirati. Questa informazione non è vera”.

La Russia fa un passo indietro sul nucleare

Nel frattempo, la Russia ha bloccato l’adozione del documento finale della decima conferenza sul Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). A riferirlo è il presidente della conferenza, Gustavo Zlauvinen. Il motivo sembrerebbe riguardare il controllo della centrale ucraina di Zaporizhzhia e una clausola che riguarda il memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza. L’accordo con cui nel 1994 l’Ucraina accettò di rinunciare alle armi nucleari in suo possesso, ereditate dall’Urss, e aderire al Trattato. “La delegazione russa ha dichiarato che non è nella posizione di approvare il testo salvo importanti cambiamenti da introdurre per quanto riguarda la situazione delle infrastrutture nucleari ucraine sotto il controllo russo”, ha spiegato Zlauvinien. La delegazione di Mosca presente alla conferenza è stata infatti l’unica a votare contro “la massima importanza di assicurare il controllo delle autorità ucraine competenti sulle infrastrutture nucleari, come la centrale di Zaporizhzhia”. Secondo il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, gli attacchi di Mosca alla centrale rappresentano un vero e proprio ricatto nucleare, anche nei confronti dell’Europa. “La Russia è l’unico terrorista al mondo che è riuscito a trasformare una centrale nucleare in un campo di battaglia”, ha dichiarato Zelensky citato dall’Ukrainska Pravda

L’Ucraina chiede adesione alla Nato

In una prospettiva di lungo termine l’obiettivo di Kiev, una volta liberate le zone occupate, è quello di salvaguardare la propria difesa e sicurezza entrando nell’Alleanza Atlantica. Grazie a un iter di adesione che punta a essere veloce e senza intoppi, e quindi senza passare per la via del Membership action plan (Map), a cui al momento partecipa invece la Bosnia ed Erzegovina. “L’unica opzione è l’adesione diretta”, sul modello di Finlandia e Svezia, ha detto all’Ukrainska Pravda la vicepremier del Paese per l’integrazione euro atlantica, Olha Stefanishyna. “Se ci avessero offerto il Map prima del 24 febbraio, saremo stati più che soddisfatti, ma ora chiediamo direttamente l’adesione”, ha sottolineato Stefanishyna. Per fare in modo che l’Articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, che sancisce il principio di difesa collettiva (un attacco armato contro uno o più membri della Nato è da considerarsi come un attacco contro tutti) possa riguardare anche l’Ucraina, l’unica via è l’adesione. “Cooperiamo con la Nato. Ma per le questioni relative alle garanzie di sicurezza, solo l’adesione può cambiare la situazione”, ha rimarcato infatti Stefanishyna. Secondo la vicepremier ormai l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica è solo questione di tempo e non vanno tenute in considerazione le obiezioni del Cremlino, “non prendiamo troppo sul serio le dichiarazioni della Federazione russa e siamo pronti a riparlarne quando avremo liberato i nostri territori”.

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