Ai dipendenti viene chiesto di stare a casa e compaiono filmati che secondo il NYT mostrano camion militari russi nel complesso della centrale nucleare. Mentre Mosca e Kiev si accusano a vicenda, il rischio è che gli invasori sfruttino la confusione e il panico nucleare per staccare l’elettricità e allacciare i territori occupati all’energia russa
L’escalation di tensione attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, situata nei territori ucraini occupati dalla Russia, non accenna a diminuire. Venerdì mattina le autorità di Kiev hanno avvertito che Mosca potrebbe inscenare una “provocazione” sul posto; allo staff (ucraino) è stato concesso un “giorno di riposo inaspettato”, ha dichiarato il Centro ucraino per l’informazione, e persino i rappresentanti di Rosatom, l’agenzia nucleare russa, se ne sono andati.
“Ci sono informazioni secondo cui le forze di occupazione russe stanno pianificando di spegnere [i reattori] e scollegarli dalle linee di alimentazione del sistema elettrico ucraino nel prossimo futuro”, si legge in una dichiarazione di Energoatom, l’agenzia nucleare ucraina. “I militari russi sono attualmente alla ricerca di fornitori di carburante per i generatori diesel, che dovrebbero accendersi dopo lo spegnimento delle unità elettriche in assenza di un’alimentazione esterna per i sistemi di raffreddamento del combustibile nucleare”.
L’avvertimento di Energoatom fa seguito alle affermazioni russe di giovedì secondo cui l’Ucraina starebbe preparando un “attacco terroristico” all’impianto. Le versioni contrastanti non sono nulla di nuovo, ma gli elementi e i nuovi sviluppi fanno sospettare che la Russia stia preparando un’operazione false flag. Nella notte sono apparsi sul web dei filmati che secondo il New York Times mostrano almeno cinque camion militari dentro uno dei complessi della centrale. Da parte sua, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si è detto “molto preoccupato” per la situazione.
Il deflagrare della preoccupazione internazionale ha spinto il presidente francese Emmanuel Macron a chiamare Vladimir Putin nel pomeriggio di venerdì. Per tutta risposta, il presidente russo si è limitato a rispondere che “il bombardamento sistematico del territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte dell’esercito ucraino ha creato il pericolo di una catastrofe su larga scala che potrebbe portare alla contaminazione da radiazioni di vasti territori”, secondo un comunicato del Cremlino.
La centrale di Zaporizhzhia è da due settimane il fulcro di una serrata battaglia d’informazione tra Mosca e Kiev. Tutto è iniziato quando le due parti hanno iniziato ad accusarsi vicendevolmente di bombardare la zona e deteriorare le condizioni di sicurezza. La vicenda ha portato all’interessamento delle Nazioni Unite, nella figura di Guterres, che ha definito “suicida” ogni potenziale attacco all’impianto, ha ripetutamente proposto di crearci una zona demilitarizzata attorno. Intanto il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia nucleare Rafael Grossi spinge per guidare una missione di verifica sul posto.
Il punto è che anche una richiesta apparentemente neutra come quella di Grossi diventa un contenzioso tra le fazioni. Giovedì Guterres ha incontrato a Leopoli il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello turco Recep Tayyip Erdogan, ma l’incontro, in cui si è discusso a lungo della situazione a Zaporizhzhia, si è risolto in un nulla di fatto. Zelensky, secondo cui il mondo è “sull’orlo di un disastro nucleare”, approva l’invio di una delegazione Iaea ma ha indicato che le forze russe dovrebbero prima ritirarsi dall’impianto. Erdogan, che ha sollevato lo spettro di Chernobyl, per ora si è limitato a incassare il dividendo di credibilità.
Anche la Russia sta traendo benefici dalla tensione che genera la vicenda. Oltre a proporsi come autorità credibili e attente al territorio, gli emissari del Cremlino possono incolpare l’Ucraina per un eventuale aggravarsi della situazione – una tattica di infowar a cui non sono certo estranei. Secondo Kiev, le forze russe sfruttano il pericolo radiazioni e lo staff ucraino come scudo per i propri armamenti, con cui possono attaccare le città vicine.
Il Ministero della Difesa russo nega vigorosamente, ma intanto cerca di amplificare la paura dei vicini europei riguardo a un eventuale disastro nucleare (che secondo diversi esperti è perlomeno improbabile, dato che la centrale e i suoi sistemi di sicurezza sono relativamente moderni e adeguatamente resistenti). Intanto il rappresentante russo all’Iaea, Mikhail Ulyanov, ha parlato in termini vaghi della visita della delegazione Iaea: “le previsioni non sempre si avverano, ma, secondo le mie sensazioni, possiamo parlare abbastanza realisticamente dei primi giorni di settembre, a meno che non si ripresentino fattori estranei agli obiettivi”.
Nel mentre, il personale ucraino della centrale continua a lavorare sotto il controllo dei militari russi. Il dipartimento di Stato statunitense ha parlato di lavoro forzato, costrizioni, minacce e abusi contro lo staff, i cui membri tuttavia esortano a guardare oltre lo spettro del disastro nucleare e considerare il vero rischio strategico legato a Zaporizhzhia. E cioè che i russi chiudano completamente l’impianto, che prima dell’invasione forniva il 20% dell’elettricità del Paese, di modo da poter scollegare i territori per poi renderli dipendenti dall’elettricità russa prodotta in Crimea.