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L’emergenza bollette non aspetta l’Ue, l’Italia corra ai ripari adesso. L’allarme di Torlizzi

Acciaio

A crisi energetica in corso, manca ancora una strategia efficace. Sia sul breve, che sul lungo termine. E mentre l’Italia aspetta la coesione europea, altri Paesi Ue scattano in avanti. Prima parte di una lunga e approfondita intervista al fondatore di T-Commodity, Gianclaudio Torlizzi, che mappa per Formiche.net le sfide del prossimo governo. Il quale potrebbe dover guardare agli Usa per gli aiuti salva-imprese

La ministeriale sull’energia di venerdì è passata, come anche il discorso di Ursula von der Leyen di ieri. Bozze a parte, all’Unione europea manca ancora un piano per affrontare la crisi delle bollette in corso e superare l’inverno resistendo alla stretta economica russa. Intanto, sullo sfondo, già si intravedono gli impatti della crisi sui progetti europei di transizione ecologica, in un contesto di decoupling dai rivali sistemici che renderà il processo ancora più complesso.

L’appuntamento Ue per decidere sulle misure anti-crisi è rimandato a fine mese. Intanto Formiche.net ha raggiunto Gianclaudio Torlizzi, osservatore esperto del settore e fondatore della società di consulenza T-Commodity, per un’intervista a tutto campo, dal qui e ora all’orizzonte 2050. La crisi in corso e le sfide a breve termine, con un occhio su quelle che dovrà affrontare il prossimo governo italiano.

Come giudica la risposta europea alla crisi energetica in corso?

Mi sembra che questa crisi stia producendo uno sfaldamento ulteriore della coesione tra i Paesi membri. Come per altri dossier “caldi” che abbiamo seguito in passato, ognuno va per la propria strada e in base alle proprie disponibilità di bilancio decide di aiutare le proprie imprese e proteggere le famiglie. Il primo paese a non credere nella possibilità di un price cap europeo è il Regno Unito, ha dato il la all’impostazione che probabilmente seguiranno anche altri Paesi Ue. Parlare di price cap sul gas è assolutamente velleitario, l’unica cosa fattibile è un cap sulle bollette. Ma sta ai singoli Stati agire per congelare il prezzo delle bollette.

E l’Italia?

L’Italia, che ha uno spazio di bilancio ridotto, rischia di assistere a un’ecatombe dal punto di vista industriale, qualora non facesse nulla. Visto che l’attuale governo non sembra intenzionato a muoversi, la prima azione di quello nuovo dovrebbe essere intavolare una negoziazione in sede europea per ottenere maggiore disponibilità finanziaria e quindi aiutare imprese e famiglie. Se ci dovesse essere un muro da parte della Bce, non mi scandalizzerei se il futuro governo cercasse una sponda oltreoceano e chiedesse fondi alla Fed. Bisogna essere molto determinati su questo, non credo che l’intera classe dirigente abbia capito la gravità della situazione: rischiamo di perdere interi settori industriali.

In che modo?

O le aziende vengono rilevate da attività estere, o – rimanendo ferme – perdono quote di mercato, a loro volta raccolte dai competitor esteri (specie quelli extra Ue) che possono godere di maggiori aiuti. Guardiamo al settore siderurgico: con la chiusura di capacità produttiva europea di acciaio per 18 milioni di tonnellate è aumentato fortemente l’import da Turchia, India e Vietnam. Una serie di problemi di cui mi sembra che il governo attuale non abbia contezza. Auspico che il prossimo non si faccia troppi scrupoli a chiedere aiuto agli Usa se ci fosse un no da Francoforte. Sarebbe preferibile una risposta paneuropea, ma a questo punto credo di più in quelle portate avanti dai singoli stati. Non possiamo continuare ad aspettare mentre le imprese continuano a chiudere.

Cosa la rende scettico dell’approccio europeo?

Guardo quello che non sta accadendo e constato la mancanza di leadership da parte della Commissione, che propone solo misure completamente inapplicabili. I processi decisionali sembrano abbastanza astrusi. Bisogna ovviamente provarci, ma mi pare che i primi a non credere nell’Ue siano gli altri membri. Noi facciamo a gara per essere europeisti, ma siamo soli nella corsa. La Germania sta nazionalizzando le proprie major energetiche, ha messo da parte 65 miliardi di aiuti e medita di congelare le bollette. Idem la Francia. Qui di concertazione europea parliamo solo noi. Non penso di essere scettico, realista, piuttosto.

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