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Per i suoi 75 anni la Cia si regala un podcast. Burns ne spiega le ragioni

Langley come Formiche? L’Agenzia si lancia nel mondo dello spytainment. Ospite della prima puntata è il direttore Burns, che racconta come la sua vita sia ben lontana dal mito di James Bond. È una “pietra miliare” negli sforzi per essere “il più aperta possibile” e per demistificare il proprio operato. Lomas (Brunel) spiega la necessità di uscire allo scoperto: il reclutamento

Per i suoi 75 anni la Cia si è fatta un regalo: un podcast intitolato “Langley Files”, dal nome della città in Virginia che ospite la sede dell’agenzie. La portavoce Susan Miller ha definito il podcast “un’importante pietra miliare” per l’agenzia, che rappresenta “l’ultimo degli sforzi continui della Cia per essere il più aperta possibile con le persone, condividendo ciò che possiamo sulla nostra missione, sulle persone e sulla storia”.

Ospite della prima puntata: William Burns, il direttore, che ha spiegato le ragioni per le quale è fondamentale uscire dall’ombra per spiegare al pubblico come opera la Cia, pur proteggendo i segreti. In un momento in cui “la fiducia nelle istituzioni scarseggia”, ha detto, è “importante cercare di spiegarci al meglio e di demistificare un po’ quello che facciamo”.

Burns ha raccontato che il lavoro della Cia non ricorda per nulla i film di spionaggio, un “mondo di individui eroici che guidano auto veloci, disinnescano bombe e risolvono crisi mondiali da soli ogni giorno”. Sua moglie e le sue figlie trovano divertente, ha spiegato, che la sua routine quotidiana sia molto lontana dalla vita glamour delle spie rappresentata al cinema. “Non smettono mai di ricordarmi che non sono esattamente in linea con quell’immagine, dal momento che mi sento a mio agio nel guidare la nostra Subaru Outback del 2013 rispettando i limiti di velocità imposti e che, almeno per me, il massimo dell’audacia tecnologica è quando riesco finalmente a far funzionare il telecomando Roku a casa”.

Il suo racconto ricorda le parole pronunciate nel 2016 da Sir Alex Younger, allora capo del Secret Intelligence. In quell’occasione – come ricordato anche nella prima puntata di 00Podcast (una produzione Formiche.net in collaborazione con Intesa Sanpaolo) – il capo dell’intelligence britannica per l’estero si era detto “combattuto” sulla figura di James Bond: “Ha creato un immagine potente per l’MI6: come C, la versione reale di M, ci sono poche persone che non vengono a pranzo se le invito. Molti dei nostri colleghi invidiano il riconoscimento globale del nostro acronimo”, aveva spiegato. Tuttavia, “per troppo tempo” le persone hanno creduto che “ci fosse un’unica qualità a definire un ufficiale dell’MI6, che si trattasse di un’istruzione a Oxbridge o di un’abilità nel combattimento corpo a corpo. Questo, ovviamente, è palesemente falso. Non esiste uno standard”.

“Le agenzie di intelligence occidentali hanno bisogno di comunicare in modi nuovi se vogliono demistificare il loro lavoro”, spiega Dan Lomas, docente di Intelligence e sicurezza alla Brunel University London, a Formiche.net. “Tradizionalmente, le agenzie di intelligence hanno sempre operato dietro un muro di segretezza, eppure oggi hanno bisogno di uscire allo scoperto”, spiega. La ragione è semplice: il reclutamento. È un settore questo, in cui la Cia “forse più di ogni altra agenzia, è stata proattiva”, continua l’esperto.

“Sappiamo anche che il pubblico non sa molto del mondo reale dell’intelligence e spesso si rivolge allo spytainment come fonte di informazioni sulla Cia e su altre agenzie, e l’impegno dell’agenzia – in questo caso, un podcast – può cercare di correggere i miti”, prosegue Lomas. Tuttavia, invita a “essere cauti: per molti questo potrebbe essere un altro esempio di propaganda dell’agenzia, mentre coloro che credono ai complotti lo penseranno sempre. Le agenzie hanno usato i loro siti web, i social media e i tradizionali media tradizionali per raggiungere il pubblico, e credo che l’ultima iniziativa della Cia sia davvero interessante”, conclude il docente.

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